Famiglia Cristiana n° 01 - gennaio 2012

QUATTRO PASSI CON GALILEO

Monsignor Verdon, direttore del Museo dell'Opera del Duomo, e il progetto di ricostruire il cuore della Firenze del Quattrocento.

Accanto alle grandi cattedrali italiane sorge sempre il Museo d'arte sacra, nato dall'antico "tesoro del Duomo" intorno a cui nel tempo sono stati raccolti e conservati i manufatti più preziosi collegati all'edificio e alla sua storia. Con la riscoperta che la Chiesa ha fatto in questi anni della bellezza come via privilegiata alla fede per l'uomo contemporaneo, questi ambienti si sono rinnovati come il Museo del Duomo di Milano che, in via di ristrutturazione, aprirà parzialmente per la visita del Papa in occasione dell'Incontro delle famiglie il prossimo giugno.
Altri musei in Italia conoscono una rinnovata primavera. In particolare il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, a 120 anni dalla fondazione, ha finalmente deciso di affidarsi alle cure di una personalità di alto rilievo internazionale come monsignor Timothy Verdon, storico dell'arte proveniente dalla Yale University. Verdon, che da oltre quarant'anni dirige l'Ufficio diocesano di Firenze per la catechesi attraverso l'arte, unisce alla competenza di studioso l'entusiasmo di un americano innamorato del nostro Rinascimento.

- Monsignor Verdon, lei è il primo direttore di un'istituzione di prestigio come il Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, dove è conservata la Pietà di Michelangelo: perché questa scelta e con quali prospettive?
"Agli inizi dell'Ottocento due pezzi straordinari di scultura del Quattrocento fiorentino come le cantorie del Duomo di Donatello e di Luca della Robbia, insieme alle sculture dell'antica facciata del Duomo, sono state affidate allo Stato per mancanza di una spazio espositivo adeguato. La Chiesa ne ha ottenuto poi la restituzione a patto di aprire un Museo, che venne poi realizzato senza troppa convinzione e aperto al pubblico nel 1891. Era qualcosa che somigliava più a un deposito che a un museo, per la mancanza di figure come il direttore e il conservatore. Oggi finalmente si cambia".
- Esiste un programma di sviluppo degli spazi espositivi?
Abbiamo riacquistato un grande immobile attiguo all'attuale Museo, uno spazio che un tempo era di nostra proprietà e che, dopo essere stato, tra il Settecento e l'Ottocento, il teatro dell'Accademia degli Intrepidi, è stato poi trasformato in una grande autorimessa".
- A chi ha affidato il progetto e quali saranno i tempi di realizzazione?
"Ho indetto un concorso su invito, cui hanno partecipato architetti come Gae Aulenti e Vittorio Gregotti. Ha vinto Santiago Calatrava che poi ha rinunciato. A quel punto ho affidato i lavori all'architetto Adolfo Natalini che, in collaborazione con lo Studio Guicciardini e Magni, si è dimostrato molto disponibile alle esigenze del progetto".
- Come sarà l'allestimento?
"Ristrutturato lo stabile, grazie alle sue notevoli dimensioni ricreiamo all'interno, sulla parete di fondo, la facciata del Duomo di Firenze, riposizionando le 40 statue provenienti dall'antica facciata che risale al 1296 e che vennero realizzate da Arnolfo di Cambio e dalla sua bottega, sculture fatte poi smantellare nel 1586 dal Granduca Francesco I. Si tratta di opere importanti che sono all'origine della scultura del primo Quattrocento fiorentino e che erano state pensate per essere inserite nel movimento architettonico della facciata. La lunghezza del nuovo edifico permetterà di posizionare dalla parte opposta, dirimpetto, la Porta d'oro del Paradiso che Lorenzo Ghiberti immaginò sul lato Est del Battistero rivolto al Duomo, in dialogo con le sculture di Arnolfo di Cambio. Ai lati della Porta del Paradiso rimetteremo anche due grandi sarcofagi romani del IV secolo, nella posizione dove si trovavano in origine".
- Insomma un progetto grandioso...
"Sarà emozionante entrare nel nuovo Museo e ritrovarsi in uno scorcio della piazza di Firenze, ricostruita e illuminata a giorno, con i capolavori originali che non dialogavano più tra loro da quasi mezzo millennio. La piazza com'era all'epoca di Galileo Galilei e di Benvenuto Cellini".
- Quanto tempo ci vorrà?
"Per evitare di fare scavi sotterranei abbiamo progettato di sistemare tutte le apparecchiature sul soffitto ribassato. Comunque verranno fatti dei rilievi nel terreno da parte della Sovrintendenza e se tutto andrà bene, l'ipotesi sarebbe di concludere tra il 2015 e il 2016".
- In questi giorni una Madonna col Bambino di Giotto e il Polittico di Santa Reparata, di scuola giottesca, voleranno a Mosca per essere esposte accanto alle icone della galleria Tret'jakov. Nello stesso tempo, tre capolavori di maestri russi come l'Ascensione del monaco-pittore Andrej Rublev, la Crocifissione di Dionisij e la Madonna di Pskov, provenienti da Mosca, saranno esposte nel Battistero di Firenze. Non le sembra un'iniziativa riuscita a metà: Giotto in un museo statale, Rublev in una chiesa cattolica?
"è difficile che un'opera d'arte occidentale entri in una chiesa ortodossa, il loro concetto di spazio ecclesiale è diverso dal nostro. La galleria Tret'jakov è una sede più che degna e appropriata, anche perché il recente allestimento della sala delle icone ha creato un'atmosfera raccolta e di preghiera".
- Nel mondo nuove comunità hanno bisogno di nuove chiese. L'arte cristiana si rinnova e lei dedica il suo ultimo libro, Bellezza e vita. La spiritualità nell'arte contemporanea (Edizioni San Paolo) a una cattedrale sorta nel Massachusetts, al servizio di una comunità monastica protestante.
"La chiesa della Trasfigurazione a Orleans rappresenta uno splendido esempio di dialogo ecumenico tra cattolici e protestanti. In particolare questi ultimi, che per tradizione hanno sempre rifiutato il linguaggio dell'arte come mezzo di catechesi, hanno capito che per sostenere lo slancio della loro stessa preghiera avevano bisogno di un ambiente pervaso di bellezza. Così hanno riscoperto l'arte cristiana dei primi secoli realizzando una splendida chiesa che ricorda le antiche basiliche paleocristane, scoprendo che il nostro è anche il loro passato. Così hanno cercato artisti di grande qualità disposti a entrare nel processo spirituale e hanno chiesto a questi maestri di accogliere alcuni membri dalla loro comunità come apprendisti per imparare il mestiere e formare una bottega, una confraternita che collaborasse, per esempio, alla realizzazione dei grandi mosaici del pavimento e dell'abside".
- Sembrerebbe fuori luogo parlare di arte in un periodo di crisi e di recessione economica, e anche per la Chiesa cattolica e la sua missione il problema dell'arte a che livello si pone?
"Il nuovo Catechismo afferma che l'arte è una forma di predicazione evangelica che nella civiltà dell'immagine dice di più che la semplice parola. Lo stesso concetto Benedetto XVI lo ha ripetuto agli artisti radunati nella Cappella Sistina. Oggi, davanti a immagini insignificanti o volgari, sentiamo tutti il desiderio di purificare lo sguardo. La crisi sul piano morale accentua questa curiosità che tradisce la presenza dello Spirito Santo nel cuore delle persone. Sul piano economico infine la Chiesa non esita a investire anche nella cultura, riprendendo il suo antico ruolo di mecenate: grandi opere implicano nuove possibilità economiche oltre alla possibilità di parlare a tutti, cosa che rientra nella sua missione".