Famiglia Cristiana n° 05 - febbraio 2008

UNA MOSTRA DIFFUSA TRA PERUGIA, SPELLO E ALTRI CENTRI

L'UMBRIA DI PINTORICCHIO

Sulle tracce di un grande pittore di Madonne e scene evangeliche, ambientate sulle dolci colline umbre, in una natura lussureggiante di suggestioni esotiche.

Perugia, Spello, Trevi, Spoleto, Orvieto, Città di Castello. Nomi che evocano affascinanti centri medioevali arroccati su colline di cipressi e ulivi. Immagini di una Regione che è il cuore fisico e spirituale d'Italia: l'Umbria di Assisi e di san Francesco.
Oggi, grazie alla grande mostra Pintoricchio (aperta dal 2 febbraio al 29 giugno, con doppia sede a Perugia e a Spello ed estesa anche agli altri centri citati), questa Regione diventa anche l'Umbria di Pintoricchio. Egli ha lasciato sparse nel territorio tracce della sua arte in affreschi e pale d'altare di grande fascino: Madonne e santi che portano nel volto la stessa serena dolcezza - la stessa luce - del paesaggio umbro e della sua gente.
Il suo vero nome è Bernardino di Betto, nato a Perugia tra il 1456 e il 1460 da una modesta famiglia di artigiani, morto a Siena nel 1513. "Piccolo e umile d'aspetto", venne soprannominato "pintoricchio" o "pinturicchio", cioè pittorucolo da poco, come conferma Giorgio Vasari nelle sue Vite dei pittori illustri, sottolineandone la "dappocaggine".

All'ombra del Perugino

In realtà si trattava di un ottimo artista che dovette - prima di diventare priore della Arti a Perugia nel 1501 - cercare fama e prestigio fuori dai confini della sua regione. Per la Roma dei cardinali della Rovere affrescò la cappella di Santa Maria del Popolo; per papa Alessandro Borgia le splendide Stanze degli appartamenti vaticani. Infine, una volta affermatosi anche in Umbria, andò in Toscana, a Siena (1502-1508), dove affrescò la Libreria di Enea Silvio Piccolomini (papa Pio II) con preziose scene storiche del suo pontificato.
Nel periodo romano Pintoricchio collaborò con ogni probabilità anche agli affreschi della Cappella Sistina (Storie di Mosè e Battesimo di Cristo), anche se il suo nome non compare tra gli illustri pittori di quel cantiere, diretto dal suo grande rivale Pietro Vannucci, detto il Perugino. Pittore che gli fece sempre ombra, e che ci rende ancora più simpatico Pintoricchio, che apprezziamo proprio per la dolcezza dei paesaggi e l'umanità dei volti, così in contrasto con la fredda e distaccata perfezione del suo raffinato rivale.
Alla Galleria Nazionale di Perugia, nel palazzo dei Priori, possiamo confrontare una trentina opere di Pintoricchio con i capolavori del coetaneo Perugino e con le opere del ventenne precoce genio Raffaello Sanzio, che lavorò con entrambi.
Lasciata Perugia, il nostro viaggio prosegue verso Spello, alle pendici del Subasio. Due secoli dopo Giotto, a pochi chilometri da Assisi e dagli affreschi con le storie di san Francesco, tra l'estate del 1500 e la primavera del 1501 Pintoricchio dipinse nella cappella Bella della chiesa di Santa Maria Maggiore il più bel ciclo murale che di lui sia rimasto in terra umbra.
è un piacere degli occhi immergersi nel verde tappeto erboso della sua Adorazione dei pastori ( parete centrale) e vagare nel cielo scandito dalle cime di pioppi e cipressi (cupressus sempervirens). Nella parete di destra (Disputa di Gesù con i Dottori) il cielo di Pintoricchio ci offre un vero e proprio erbario di essenze locali ed esotiche, tra cui un arancio amaro carico di frutti (citrus aurantium) e una bella palma (phoenix dactylifera). Ancora, nella Adorazione, il bue e l'asino riposano in un recinto fatto di canne palustri intrecciate (arundus donax) che coprono anche il tetto della capanna-tempio, su cui è appollaiato un pavone (simbolo di resurrezione) mentre sulla colonna si arrampica un'edera (hedera elix) che sgretola il marmo del mondo antico.
In questi affreschi Pintoricchio inserisce una fittissima rete di simbologie e realizza scenografici fondali di un teatro sacro e profano insieme, imbevuto com'è di elementi classici e cristiani. In fondo all'Annunciazione (parete di sinistra) piccole figurine di soldati brulicanti affollano la fortezza di Spello, dominata dal profilo del Subasio, attualizzando in un tempo e in un luogo precisi - da cronaca locale - gli avvenimenti evangelici.
Prima di lasciare Spello è d'obbligo una visita alla vicina chiesa francescana di Sant'Andrea, appena restaurata, dove la parete di fondo del transetto sinistro è occupata da una grande pala realizzata tra il 1508 e 1510 da un Pintoricchio ormai al vertice della sua carriera, che si dedicò ai volti e alle mani ma lasciò alla sua bottega la realizzazione complessiva.
Nel Duomo di Spoleto, nella prima cappella laterale destra ritroviamo la palma e il pioppo a fare da quinta a Maria col Bambino e a segnare la distanza col fondale lacustre - potrebbe essere il Trasimeno - dove lo sguardo riposa. A metà strada tra Spello e Spoleto una tavola di Madonna con Bambino benedicente, visibile nel Complesso museale di San Francesco, è stata recentemente attribuita a Pintoricchio.
Ed eccoci a Orvieto: entriamo nel Duomo e nell'abside, in alto a sinistra, troviamo i due evangelisti affrescati da Pintoricchio; ma la visita vale di più per la cappella Brizio di Luca Signorelli e la cappella del corporale del miracolo eucaristico di Bolsena. Infine, si può risalire a Città di Castello per vedere, nel museo del Duomo, una Madonna con Bambino e san Giovannino, forse autografa.
Tappa conclusiva e irrinunciabile del nostro viaggio sulle orme del Pintoricchio è la chiesetta della Madonna del Feltro, a San Martino del Colle, a pochi chilometri da Perugia, sulla via verso Marsciana (da qui si può deviare per godersi i più bei scorci del vicino lago Trasimeno). Nell'edificio il terremoto del 1997 ha danneggiato l'affresco Madonna che adora il Bambino leggente incoronata da angeli. Sono rimaste solo le parti sicuramente di mano del Pintoricchio. Quasi a dirci: guardate quanta semplicità e grazia nell'opera di questo piccolo-grande pittore.