Famiglia Cristiana n° 05 - gennaio 2009

ATTUALITà - PERSONAGGI

I PELLEGRINI DI DON EMILIO

Vicino a Bergamo, l'Aeper ospita chi vive il disagio sociale. Un'accoglienza nel segno dell'arte, immersi nella natura.

Salire a Costa Serina (Bg), per incontrare don Emilio Brozzoni e la sua Comunità Nazareth - una realtà di persone che da oltre trent'anni opera nel campo del disagio, dell'abbandono minorile e della sofferenza psichica - è incontrare innanzitutto la bellezza: la vista sulle Alpi lombarde, il bosco, le stalle, l'antico casale restaurato; e gli affreschi, le sculture e le vetrate del pittore Arcabas, amico di don Emilio. Ma venire qui vuol dire, soprattutto, incontrare i volti sorridenti degli ospiti, tra questi piccoli ritagli di paradiso dove si ritrova il sorriso e la voglia di vivere.
La filosofia, anzi la pratica con cui don Emilio affronta ogni caso umano è di una semplicità evangelica. Si parte dalla certezza che dietro a ogni sofferenza, a ogni abbandono, a ogni male c'è sempre un bene nascosto, da tirare fuori. Ogni povertà nasconde sempre una ricchezza, ogni tristezza una possibilità di gioia. è come se il grande albero della vita - soffocato da erbacce, rampicanti, e rovi - dovesse essere, piano piano, liberato con mano esperta da contadini e caparbietà da montanari.
è questa l'eredità spirituale che, insieme con l'antica casa, i genitori e i nonni hanno lasciato a don Emilio che è nato qui il 2 agosto del 1942. La storia della sua vita e dell'associazione Aeper da lui fondata è narrata da Oliviero Arzuffi nel libro Il vento ci ha raccolti, (edizioni San Paolo, pagine 210, euro 16).
Don Emilio ricorda che sua mamma Lucia apparecchiava sempre a tavola un posto in più per chiunque bussasse alla sua porta. E alla domanda del figlio: "Mamma, ma che bisogno c'è di preparare prima che qualcuno venga?", rispondeva: "Perché l'ospite, entrando e trovando già pronto non si senta a disagio".
Ci sediamo anche noi tra gli ospiti di don Emilio: a tavola c'è il capofamiglia Mario che si occupa della conduzione dell'agriturismo La Pèta, sua moglie Paola che sforna pane fatto in casa, pizzoccheri e vino locale; e poi Agostino, Matteo, Stefano, Alessandro. Anche i formaggi sono prodotti in casa e Alessandro, ospite qui da parecchi anni, è orgoglioso del suo allevamento di capre e asini e ci racconta che a febbraio nasceranno i piccoli.
Fuori, sui pendii, luccica la neve e a due passi dalla casa entriamo con don Emilio a visitare una vecchia stalla che, grazie alla collaborazione tra l'architetto bergamasco Renzo Pedrini e il pittore francese Jean-Marie Pirot, in arte Arcabas - grandi amici di don Emilio e della sua comunità -, è stata trasformata nella cappella della Riconciliazione.
è un luogo suggestivo e carico di simboli: sul pavimento una grande pietra da cui sgorga l'acqua ricorda il nostro Battesimo; una doppia sedia è ideata in modo che penitente e confessore possano sedersi l'uno davanti all'altro, mentre la luce del sole batte e accende i colori delle vetrate con alcuni disegni molto belli e semplici da capire: l'uccellino, il cardo selvatico, l'agnello, la corona di spine di Gesù su cui si posa una farfalla; sulla parete di fondo un grande quadro di Arcabas con l'abbraccio del padre al figliol prodigo: e chi non desidererebbe sentire il calore paterno di quelle grandi mani sulle proprie spalle?
Ora scendiamo in pianura, a Torre de' Roveri, vicino a Bergamo, dove la Comunità Nazareth accoglie una ventina di bambini. La piccola Regina butta le braccia al collo a don Emilio e il suo volto si accende al sorriso perché lui si è ricordato di portarle il gioco promesso. Quel sorriso di una bambina di otto anni è lo stesso sorriso di Alessandro, che abbiamo conosciuto su alla Pèta e che di anni ne ha trenta; e quei sorrisi ci hanno fatto capire l'abbraccio del padre nel dipinto di Arcabas, la sete di essere amati che tutti nascondiamo nel cuore.

Le ultime parole di frère Roger

A pochi chilometri da qui incontriamo gli ospiti del laboratorio artigianale diurno radunati intorno a un tavolo di lavoro per assemblare pezzi metallici o produrre piccoli oggetti di falegnameria. I responsabili ci mostrano cosa sia l'amore in atto: fare sentire gli altri utili, dare loro fiducia, portarli verso un reinserimento nella società; preziosa in questo senso è la presenza di alcuni pensionati che, con la loro esperienza, controllano, aiutano, incoraggiano, risolvono le difficoltà.
Don Emilio è un fiume in piena di entusiasmo. Contagiosissimo. Quell'entusiasmo che ha imparato dai suoi genitori e poi dai testimoni che ha incontrato nella sua esistenza. Primo fra tutti frère Roger Schutz (1915-2005), il priore di Taizé di cui don Emilio ha raccolto le ultime parole, un mese prima della sua tragica fine. "Cos'è Dio?", chiese e frère Roger rispose: "Semplicità!". Dio è semplice, siamo noi che complichiamo le cose. Don Emilio affronta con semplicità le difficoltà di ogni giorno con gli ospiti e ripete sempre la parola "miracolo". Moltiplicata per cento come le opere che ha visto nascere intorno a sé in questi anni e che sono veri e propri miracoli nati dalla semplicità di Dio.

Chi è Dio? "Un bacio!"

Don Emilio ricorda anche uno dei suoi ultimi incontri con un altro grande maestro di spiritualità del Novecento: don Benedetto Calati (1914-2001), priore generale della congregazione dei Camaldolesi e monaco di grande saggezza, che alla stessa domanda su Dio rispose: "Dio è un bacio!".
Con la forza, l'esempio e l'amicizia di questi testimoni, cui bisogna aggiungere padre David Maria Turoldo, don Tonino Bello, don Vinicio Albanesi e tanti altri sacerdoti e compagni di cammino, don Emilio ha creato varie opere di sostegno al disagio e alla sofferenza psichica radunate sotto il nome di gruppo Aeper (vedi box qui sopra). Ma tutto ciò che don Emilio ha costruito lo ha voluto sotto il segno della bellezza.
Qui a Torre de' Roveri, nella chiesetta del Pitturello, c'è l'opera di Arcabas più bella e più nota in Italia - I discepoli di Emmaus - e la grande tela Risurrezione. Davanti a queste opere don Emilio fa catechesi e, attraverso l'arte, "tira fuori" nei suoi ospiti il meglio, accendendo nei loro occhi la stessa speranza dei discepoli di Emmaus che hanno visto il Signore.

COSì OPERANO GLI AMICI DELL'AEPER

Dalla Comunità Nazareth di Torre de' Roveri (Bg) - fondata nel 1978 da don Emilio Brozzoni, formata da laici, religiosi e famiglie e che è stata riconosciuta come associazione privata di fedeli dal vescovo di Bergamo nel novembre del 2007 - è nata l'Associazione educativa per la prevenzione e il reinserimento (Aeper).
L'Associazione raggruppa varie iniziative culturali, momenti di formazione, percorsi di fede e di recupero sociale. La Pèta a Costa Serina è una comunità montana di accoglienza con attività di agriturismo e allevamento a fini terapeutici; Il Pitturello, a Torre de' Roveri, ospita minori vittime di abusi ed è collegato a famiglie disponibili all'affido, gestisce un laboratorio diurno per adulti con problemi psichici. In campo internazionale il gruppo Aeper ha lavorato per i profughi di Vic in Slovenia, promosso adozioni a distanza in Croazia e Romania, avviato una scuola professionale nel Malawi (Africa).

ARTISTI DELLA CARITà

Nato in Francia nel 1926 Jean-Marie Pirot, in arte Arcabas, è considerato dai critici uno dei maestri dell'arte sacra contemporanea. In Italia è noto soprattutto per il ciclo I pellegrini di Emmaus per la chiesa della Risurrezione a Torre de' Roveri, al Pitturello, sede della Comunità Nazareth. L'architetto Renzo Pedrini, dotato di grande sensibilità artistica e umana, ha progettato la chiesa e i vari ambienti del gruppo Aeper con una particolare attenzione al senso di accoglienza e al benessere degli ospiti.