Famiglia Cristiana n° 06 - febbraio 2007

IN DONO AL PAPA IL MANOSCRITTO PIù ANTICO CON I VANGELI DI LUCA E GIOVANNI

IL CODICE BODMER IN VATICANO

Viaggio nei misteri della Biblioteca Apostolica Vaticana, dove il rigore della ricerca scientifica sui testi incontra la bellezza e lo splendore delle immagini.

Un quadernetto - poco più che un taccuino per appunti - è il più antico manoscritto esistente che raduna in un'unica "edizione" i due Vangeli di Luca e di Giovanni. Il testo lucano del Padre nostro o il suggestivo prologo giovanneo In principio era il Verbo. Un oggetto povero e di uso comune, pochi fogli di papiro a formare un unico, prezioso reperto, di cui oggi si è recentemente arricchita la Biblioteca Apostolica Vaticana. Trentasei fogli piegati a metà e scritti fittamente sulle quattro facciate, senza interruzioni, in semplice carattere maiuscolo greco; un comodo quaderno rilegato di 144 pagine che ora si ritrova smembrato in singoli fogli, ridotti nel numero e protetti tra due vetri. Fogli che confermano ancora una volta, per la loro antichità, l'autenticità dei Vangeli: sono datati infatti tra l'anno 175 e il 222 dopo Cristo; mentre - lo ricordiamo - gli "originali" di Luca e Giovanni, dalla cui filiera derivano, risalgono agli anni 60-70.
Il 22 gennaio scorso questo codice - che si aggiunge ai 150.000 manoscritti e antichi codici conservati nella Biblioteca Vaticana - è stato offerto a Benedetto XVI dal magnate americano Franz J. Hanna III. Come ci racconta monsignor Raffaele Farina, vescovo e prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, dopo sei anni di trattative riservate il papiro p 75 Bodmer 14-15 (così lo identificano gli studiosi) è stato comprato in un'altrettanto esclusiva asta (non sappiamo per quale cifra) dallo stesso signor Hanna, cattolico impegnato in campo educativo e culturale: ha fondato nella città di Atlanta, con la moglie Sally e la figlia Elisabeth (anch'esse presenti in udienza dal Papa), scuole e centri di solidarietà per immigrati e bisognosi, soprattutto di lingua spagnola.
Lo sguardo concentrato del Papa, chino sul prezioso codice, rivela la sua indole di studioso, sempre pronto a un appassionato confronto tra fede e ragione. Questo codice - come sottolinea monsignor Farina - per noi cristiani ha la stessa importanza di un viaggio in Terra Santa. O nell'antico Egitto delle primitive comunità cristiane, dalle cui sabbie il Bodmer 14-15 è emerso nel 1952 insieme ad altri preziosi manoscritti. L'utilizzo lo ha consumato e nei secoli successivi questo codice ha assunto per i fedeli il valore di una reliquia. Per conservarlo sono state incollate - sacrificandole - le prime e le ultime pagine, creandogli intorno una specie di copertina rigida (cartonnage). Ora gli studiosi vaticani hanno separato alcune di quelle pagine incollate insieme, ricavandone nuovi, preziosi, inediti frammenti.
Per aiutarci a capire di cosa stiamo parlando, monsignor Farina ci mette a disposizione il facsimile di un altro codice greco, il papiro p 66 Bodmer 8 che, nel 1961, fu donato a Paolo VI dallo stesso Martin Bodmer, il collezionista svizzero che negli anni 1955-56 acquistò sul mercato internazionale questi papiri per la sua collezione di Cologny, in Svizzera, presso Ginevra.
Sfogliare un facsimile per un profano è un'emozione unica. Il testo è stampato, certo, ma la qualità è tale che conserva la freschezza del tratto manuale; e il supporto, di vero papiro, riproduce tutti i difetti, le mancanze, i buchi e le cancellature dell'originale.
Questo codice poteva avere un utilizzo privato, come ipotizza il cardinale Carlo Maria Martini nella sua prefazione all'edizione 2003 del Bodmer 8: "Il libro è piccolo e inadatto all'uso liturgico. Ci mostra, per così dire, uno scorcio di pietà laica". Di parere diverso il professore Sever J. Voicu, docente di patristica all'Agostinianum di Roma, che suggerisce un uso legato a qualche piccola comunità cristiana locale: "Una parrocchia egiziana di lingua greca che, come è abituale in tutte le liturgie cristiane, leggeva il Vangelo durante la celebrazione eucaristica".
Ora il momento più atteso è venuto. Siamo infatti qui per visitare la Biblioteca Apostolica Vaticana, una delle più antiche, preziose ed esclusive biblioteche del mondo. Fondata nel 1451 da Papa Niccolò V, possedeva già in quegli anni ben 350 manoscritti latini che, alla morte dello stesso Papa Niccolò, erano diventati 1.500. Poi, con una velocità impressionante, il numero di manoscritti si moltiplicò: dai 2.527 esemplari del 1475 si passò ai 3.500 del 1481. Un secolo dopo, in pieno '500, la Biblioteca Apostolica Vaticana poteva considerarsi la più grande raccolta di libri del mondo; il cui motto, fin dall'origine, era: "Facilitare il lavoro agli studiosi".
Accompagnati da monsignor Farina passiamo attraverso la grandiosa Sala di consultazione: qui entrano solo gli studiosi accreditati e con un preciso e finalizzato piano di studi. Dopo una sosta al deposito dei manoscritti - dove si allineano all'infinito migliaia di volumi - scendiamo nel cuore della biblioteca: il caveau sotterraneo dove si conservano i codici più rari, in folio. è passato l'orario di lavoro e monsignor Farina, dopo aver scambiato qualche battuta coi tecnici, li congeda e neutralizza l'allarme. Passiamo così la porta blindata e restiamo isolati al di là delle grate, in un grande silenzio contagioso che accende la curiosità intellettuale.

Fogli fragili come ali di farfalla
In un dialogo muto passano tra le mani pergamene preziose, fogli di antichi codici sacri e profani, finissime scritture, miniature dai colori accesi che sembrano appena uscite dal pennello di qualche monaco amanuense: Cicerone, Virgilio, Platone; i Padri della Chiesa e la Commedia di Dante Alighieri. Fogli rigorosamente sottovetro, fragili come ali di farfalla. Pergamene che risalgono a centinaia di secoli fa. E che in quei secoli, per mancanza di materia prima, a volte venivano riciclate, raschiandole e poi riscrivendoci sopra. Ma che gli studiosi recuperano attraverso le tracce lasciate dall'inchiostro nella pergamena; restituendoci i testi più antichi sottostanti, i cosiddetti palinsesti.
Qui sotto non finisce mai il lavoro di restauro, di controllo sullo stato di conservazione dei manoscritti, di verifiche sul microclima. Oppure la ricerca di una nuova sistemazione più adeguata ai preziosi materiali, più comoda per la catalogazione e l'utilizzo. Il nostro papiro Bodmer non è visibile, purtroppo: stanno disinfestandolo dopo il viaggio dalla Svizzera. Poi si studieranno i nuovi frammenti, si ricomporrano pagine che nessuno studioso fin qui ha mai avuto modo di esaminare. Verrà fotografato, studiato, pubblicato in facsimile in una nuova edizione. Un codice antico non racconta subito i suoi segreti. Ha bisogno di tempo per svelarceli.