Famiglia Cristiana n° 08 - febbraio 2011

INTERVISTA

DALLA MESSA ALLA VITA

Trovare Dio nella quotidianità: questo il messaggio di san Josemarìa Escrivá ripreso dal suo successore monsignor Javier Echevarría, che ci racconta qual è lo spirito dell'Opus Dei.

- il video dell'intervista

- Il video "Alle radici dell'Opus Dei"

Nella sede centrale della prelatura dell'Opus Dei dove, nella chiesa di Santa Maria della Pace (Roma, viale Bruno Buozzi 75) è sepolto il fondatore dell'Opus Dei Josemaría Escrivá de Balaguer, incontriamo il suo successore, il vescovo Javier Echevarría, in occasione della pubblicazione del suo libro Vivere la Messa (Ares).

- Monsignor Echevarría, la Messa al centro della giornata è una bella sfida, oggi. Perché ne vale la pena e qual è il segreto per viverla bene?
"La Messa è azione di Dio, che ci permette di partecipare alla passione, morte e risurrezione di Cristo non da spettatori, da osservatori, ma da co-protagonisti. Per questo nel titolo del libro ho voluto utilizzare il termine "vivere" la santa Messa, perché esprime bene il coinvolgimento totale, umano e spirituale, che la Messa richiede".
- Nel suo libro lei parla del rischio del ritualismo: come superarlo?
"Ritualismo significa dimenticare il contenuto di ciò che sta accadendo sull'altare. Cosa faremmo se ci dicessero: "Hai l'occasione di stare sul Calvario accanto a Gesù"? Oppure: "Oggi incontrerai Cristo risorto"? Come andremmo preparati alla Messa?".
- Lei ha vissuto oltre vent'anni accanto a san Josemaría: cosa l'ha affascinata di più della sua personalità?
"San Josemaría sapeva voler bene alle persone in modo straordinario, gli bastava uno sguardo per capire le necessità di ciascuno con quel tipo di intuito che forse hanno solo le madri. Nello stesso tempo era un vero padre: non c'era nulla nel suo insegnamento di cui non avesse dato lui stesso per primo l'esempio. Era evidente a tutti il suo essere un sacerdote che cercava sempre il Signore".
- Come celebrava la Messa?
"Era consapevole che nell'Eucaristia il protagonista è Cristo, non il sacerdote. Ciò lo portava a compiere fedelmente il rito, senza cercare l'originalità, in modo che solo Gesù brillasse. Diceva che la Messa per lui era un "lavoro" che gli richiedeva uno sforzo, alle volte estenuante, tanta era l'intensità con cui la viveva. E in ogni piccolo gesto sapeva trasmettere tutto il senso soprannaturale della celebrazione".
- La Messa continua nella vita?
"Non finisce con il rito. Essa ci accompagna lungo tutta la giornata. Mentre il cibo materiale ci nutre perché lo trasformiamo in noi, l'Eucaristia, cibo spirituale, ci trasforma in Gesù. Così le nostre giornate, unite al sacrificio dell'altare, diventano come una Messa continua che trasforma tutto quello che facciamo - lavoro, riposo, rapporti familiari e sociali - in un'opera gradita a Dio".
- In che cosa consiste il vostro movimento?
"L'Opus Dei nella Chiesa ha il compito di ricordare che tutti noi battezzati siamo chiamati alla santità attraverso la normalità della vita. San Josemaría diceva che esiste qualcosa di divino nascosto nelle azioni più comuni e che sta a noi scoprirlo. Non c'è nessuna azione umana che sia d'ostacolo all'amicizia con Dio. Anzi, è proprio nelle circostanze di tutti i giorni che Dio ci chiama".
- La prelatura dell'Opus Dei nel mondo può essere paragonata a una grande diocesi globale dipendente direttamente dal Papa?
"L'affermazione potrebbe forse portare a qualche malinteso, come se la prelatura fosse una Chiesa particolare separata dalla Chiesa locale. La prelatura è invece al servizio della comunione nelle Chiese locali, e il lavoro che realizzano i fedeli dell'Opus Dei, laici e sacerdoti, è sempre una collaborazione attiva con ogni diocesi. I fedeli laici dell'Opus Dei dipendono anche dal vescovo locale, esattamente come gli altri cattolici".
- Dopo il fondatore san Josemaría Escrivá e il suo successore, il vescovo Álvaro del Portillo, di cui è in atto il processo di beatificazione, da 15 anni lei dirige l'Opera: come vive questa eredità di "santi"?
"Quando si vive con persone sante ci si rende conto di quale sia il segreto per la pace del cuore: mantenere un dialogo costante con il Signore. Così, per quanto possano essere evidenti le nostre lacune, i nostri difetti, lui sarà sempre al nostro fianco, pronto a colmarle. Questo "fattore Dio" è ciò che fa la differenza nella vita del cristiano, rendendolo immune da tante ansie e angosce che invece affliggono l'uomo contemporaneo".
- Ci può raccontare un episodio inedito della vita di san Escrivá?
"Servendo la Messa a san Josemaría, mi ha fatto molta impressione la prima volta che mi ha chiesto di pregare perché non si abituasse mai a celebrare quell'azione tanto sublime. Da allora me lo chiese spesso".
- In quali direzioni oggi si sta diffondendo la vostra presenza?
"Per grazia di Dio, ci sono fedeli e cooperatori dell'Opus Dei nei più svariati luoghi del mondo: dai grattacieli di Wall Street alle favelas brasiliane, dappertutto c'è una grande sete di Dio. In Cina ci sono fedeli della prelatura in diverse città. L'anno scorso è iniziato un lavoro apostolico stabile in Indonesia e ci sono anche altri Paesi a maggioranza musulmana in cui l'Opus Dei è presente grazie a chi vi si reca per motivi professionali. Non mancano le "sfide" in Medio Oriente, in Terra Santa e in Libano; così pure in Africa: penso alla Costa d'Avorio, ma anche al Congo e alla Nigeria. Dappertutto i problemi si superano con una fede vissuta in modo concreto, nell'interesse del bene comune, con un atteggiamento che supera le differenze".
- Come vede la diffusione della fede nel mondo d'oggi?
"Oggi c'è bisogno di testimoni. Di fronte al relativismo che sembra imperare in Occidente, così come di fronte alle divisioni, alle guerre e alla povertà che affliggono diverse aree del mondo, servono persone in grado di rimboccarsi le maniche e di mostrare la realtà del Vangelo non con discorsi o teorie ma nella vita di tutti i giorni".
- Qual è il vostro rapporto con il mondo giovanile?
"Quando san Josemaría iniziò l'Opera aveva intorno a sé solo un gruppo di giovani studenti, universitari e operai. Le attività formative con i giovani sono una delle nostre priorità. Esistono in Italia e in tutto il mondo numerose residenze universitarie e centri culturali in cui ragazzi e ragazze trovano occasioni per crescere umanamente e spiritualmente, imparando a studiare, a essere buoni amici tra loro, ad arricchire la propria personalità, formandosi anche uno spirito critico vivace e costruttivo, e comportandosi come figli di Dio. Tutto questo lavoro di educazione viene fatto in collaborazione con le famiglie, anzi sono i genitori dell'Opus Dei a promuovere scuole, club giovanili e altre iniziative per l'educazione dei propri figli, così come avviene in tante città d'Italia".