I grandi speciali di Famiglia Cristiana - febbraio 2013

Quello squarcio di luce che ha scosso san Pietro

L'interpretazione dello studioso del Medioevo: "I simboli e i segni contano", dice Franco Cardini. "Il fulmine che ha colpito la cupola della basilica, si è scaricato e la Chiesa ha vinto".

«Un Papa non si dimette, un papa abdica». Inizia così la nostra riflessione con lo storico Franco Cardini intorno al gesto che Benedetto XVI ha compiuto con le sue dimissioni. Un gesto che ha sorpreso tutti e che è ancora tutto da comprendere nella sua portata epocale. Non si sono risparmiate in questi giorni le ricostruzioni storiche, ricordando gli altri esempi papi che si sono ritirati dal loro incarico, volontariamente o costretti dagli eventi. Ma Cardini non ha dubbi: «L’abdicazione di Benedetto XVI è stato un gesto rivoluzionario unico nella storia. Il caso di Celestino V di cui si è tanto parlato proprio in riferimento a Benedetto XVI è diversissimo così come lo sono tutti gli altri casi di rinuncia al ministero petrino. Gregorio XII, per esempio, è stato esautorato da un concilio che ha deposto anche gli altri due pretendenti al soglio pontificio. E Benedetto IX , papa simoniaco, ha addirittura venduto la propria carica. Papa Benedetto XVI si distacca totalmente così come completamene diversa è la situazione della Chiesa oggi».
- Professor Cardini, qual è stata la sua prima reazione di uomo e credente?
«Mi ero reso conto che il Papa appariva stanco e provato ma non mi sarei mai aspettato un gesto del genere. Il mio primo pensiero è stato di tenerezza filiale verso un uomo come lui, con un senso così limpido del proprio dovere e con una fedeltà così provata alla Chiesa».
- Quali sono secondo lei i motivi che stanno all’origine di questa gravissima decisione?
«Risultano meglio dal testo originale scritto da Benedetto XVI direttamente in tedesco e poi tradotto in latino: fisici, psichici e spirituali. Quest’ultima ragione, la spirituale, mi ha maggiormente colpito e ho immediatamente pensato alle parole di Paolo VI pronunciate nel 1972: “Attraverso qualche fessura il fumo di Satana è entrato nella Chiesa”. Non nascondo che ho provato un senso di paura e smarrimento».
- Insomma professore, seconda lei ci sarebbe dell’altro?
«Penso che le ragioni fisiche addotte dal Papa non siano più intollerabili di quelle vissute per esempio da Giovanni Paolo II nella sua malattia; pure le motivazioni psichiche non mi sembrano insuperabili e, in fondo, anche le valutazioni spirituali sono soggettive. Penso invece che ci siano delle ragioni istituzionali più profonde all’interno della Chiesa».
- Si spieghi meglio…
«Penso alle divisioni ai vertici della Chiesa. Penso alle recenti celebrazioni per il cinquantesimo del Concilio Vaticano II in cui, davanti alle posizioni conciliariste e anti-conciliariste, il Papa si è espresso in un modo equilibrato che ho molto apprezzato. Però nella storia della Chiesa oggi potrebbe esserci bisogno di una svolta».
- Lei pensa a un nuovo concilio?
«Non sta a me dirlo ma voglio ricordare che nella storia della Chiesa ogni nuovo concilio è servito in qualche modo a correggere e rettificare quello precedente. Ed è come se il Papa riconoscesse: ci sono divisioni tra voi e di queste divisioni ultimamente mi sento responsabile io».
- Non mi dirà che un uomo come Benedetto XVI avrebbe rinunciato a dare lui stesso una svolta così importante alla Chiesa?
«Non siamo più ai tempi in cui Giovanni XXIII convocò il Concilio Vaticano II. La situazione è più difficile e complesso e questo papa è stato lasciato troppo solo, ingiustamente umiliato e anche maltrattato dall’opinione pubblica anche estera».
- Come spiega la sua rinuncia al soglio papale proprio nel cuore dell’Anno della fede?
«Per uno studioso del medioevo come i simboli e i segni contano e vanno interpretati. Ha visto la fotografia del fulmine disceso su san Pietro il giorno stesso dell’abdicazione di Benedetto XVI? Quell’immagine ha fatto il giro del mondo e rappresenta un fulmine che colpisce san Pietro: un segno da interpretare. Per gli etruschi e per i romani il fulmine era un segno della presenza di Giove, della divinità. E quel fulmine sulla basilica di san Pietro sembra essere stato perfettamente captato dalla cupola: c’è stato, si è scaricato, ma la Chiesa ha vinto! Può esser un segno positivo».