Famiglia Cristiana n° 10 - marzo 2006

RIPULITA LA FACCIATA, I RESTAURI PROSEGUONO SUL FIANCO E ALL'INTERNO NELL'ABSIDE

SANTA CROCE D'ITALIA

A Firenze l'esperienza pilota dei volontari di "Arte e fede" che fanno da guida alle chiese. Così visitiamo Santa Croce a quarant'anni dall'alluvione. Ci vengono incontro i grandi italiani: Dante, Giotto, Michelangelo, Macchiavelli, Galilei, Alfieri e Foscolo..

Le pietre parlano se qualcuno dà loro voce. Per visitare a Firenze la basilica di Santa Croce, così come le altre sue bellissime chiese , fatevi accompagnare dai volontari che trovate sul posto dell'associazione "Arte e fede". Scoprirete con loro che le pietre parlano davvero e che l'arte cristiana è l'incontro con una persona viva, un "altro" che ci rimanda all'Altro, a un Cristo presente "qui e ora".
Ciò premesso, sono molti i motivi per visitare oggi Santa Croce: il completamento del restauro della facciata ottocentesca; la ricorrenza dei quarant'anni dall'alluvione del 4 novembre 1966; ma soprattutto la straordinaria, imperdibile mostra su Arnolfo da Cambio, l'architetto che progettò Santa Croce e il Duomo (Arnolfo. Alle origini del rinascimento fiorentino, Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore, aperta fino al 21 aprile). L'ingresso di Santa Croce è sul fianco destro e dopo aver pagato il biglietto (come in tutte le chiese fiorentine) ci troviamo sotto le volte di una delle più grandi basiliche dell'ordine francescano che, con l'attiguo convento, i chiostri e gli orti si estendeva fino all'Arno.
Questo complesso fu centro propulsore morale e materiale di un grande e popoloso quartiere che gli si strinse intorno, occupando una zona un tempo acquitrinosa, dove passava un braccio dell'Arno, poi interrato.

La piazza dove nacque il calcio
Santa Croce, che fu anche sede dell'Inquisizione (affidata ai due ordini mendicanti dei francescani e dei domenicani) fu centro di predicazione contro le eresie: quando la folla era numerosa i frati predicavano sulla quella piazza antistante che, nel rinascimento, diventerà teatro di feste, gare, tornei; e campo dove ancora si disputa il Calcio storico (sembra che il gioco del calcio sia nato proprio qui).
Nel rinascimento la chiesa si riempie di cappelle delle grandi famiglie fiorentine di commercianti e banchieri (Peruzzi, Bardi, Medici, Pazzi) dove lavorano grandi artisti come Cimabue, Giotto, Donatello; mentre alle pareti laterali, un tempo affrescate dai pittori trecenteschi, si affiancano le tombe di grandi umanisti: Ghiberti, Michelangelo, Vasari, Macchiavelli, Galileo Galilei. Nel 700 in Santa Croce viene sepolto Vittorio Alfieri e Ugo Foscolo, che nei Sepolcri cantò ispirato le "urne de' forti".
Con Firenze capitale d'Italia (per cinque anni, dal 1865 al 1870) Santa Croce diventò il Pantheon, luogo-simbolo dell'italianità. Risale a quel periodo l'attuale facciata neogotica (bella ma fredda come un monumento sepolcrale), che rivestì la rustica precedente con l'intento di rinnovare i fasti di un'italianità "di facciata", frutto delle contraddizione di un risorgimento anti-cattolico che del cristianesimo vedeva la patina di valori civili.
Seguendo la nostra guida - che intanto ci ha raccontato tutte queste cose - ci portiamo sul fondo della chiesa e ne abbracciamo con lo sguardo l'armonia delle proporzioni fondate sulle leggi della geometria e della matematica: 22 braccia fiorentine da pilastro a pilastro - stesse misure per l'abside -, l'edificio è disegnato da Arnolfo su questi multipli; la sua lunghezza, poi, equivale a tre volte la larghezza delle tre navate, che con il culmine del soffitto viene a formare un perfetto triangolo equilatero.
La pianta della chiesa a T ricorda la croce, il tau francescano: sul braccio trasversale cinque cappelle a destra e cinque a sinistra affiancano l'abside con le storie della Vera Croce tratte dalla Leggenda aurea di Jacopo da Varazze. La visione dell'abside purtroppo ci è negata dai ponteggi. Si studieranno e restaurerano gli affreschi e le vetrate di Agnolo Gaddi, allievo di Giotto. Ci vorrano anni. Dalle impalcature riesce però a filtrare il sole che risveglia la vita nelle fredde navate. Sono invece visibili, aggirando i ponteggi (che stanno salendo anche nel transetto destro), le due cappelle Bardi e Peruzzi, dove Giotto ha lasciato sul muro il segno della sua maturità interpretando gli spazi (storie di san Francesco, san Giovanni Battista e Evangelista) in senso architettonico: le linee di forza collegano i riquadri in stupefacente unità.
Nella navata di sinistra, invece, si smontano i ponteggi di alcuni altari con grandi tele d'autore che rivivono e stupiscono nei rinnovati colori. Nella navata destra davanti, alla tomba di Michelangelo, sono in pochi a girarsi per scoprire quel capolavoro d'insieme che è la Madonna del latte, rilievo scultoreo con acquasantiera per la tomba di Francesco Nori, uno dei giovani pugnalato durante la famosa congiura dei Pazzi (al posto di Lorenzo, che fuggì in sacrestia, mentre Giuliano vi morì): così i fiorentini, ogni volta che si segnavano con l'acqua benedetta ricordavano il giovane Nori.

I bambini e le donne di Firenze
Sono tante le curisità che la nostra guida ci rivela. Quella donna che piange scolpita da Canova sulla tomba dell'Alfieri, per esempio, è la prima rappresentanzione dell'Italia unita. I puttini che accompagnano le tombe degli umanisti Leonardo Bruni e Carlo Marsuppini rimandano al concetto dell' anima libera dal peccato, ma anche all'importanza che l'educazione della gioventù aveva nella Firenze repubblicana, fondata sulla famiglia e sul lavoro.
I bambini attraversano l'arte fiorentina: li ritroviamo nelle cantorie di Luca della Robbia e di Donatello al Museo dell'Opera del Duomo, accanto alla mostra su Arnolfo. Ma soprattutto li ritroviamo qui in Santa Croce, a coronare la straordinaria Annunciazione di Donatello: Maria, così bella, così vera, dice sì all'angelo pur ruotando la testa come a voler sfuggire. Dall'altro lato del transetto il Cristo di Donatello ("ha messo in croce un contadino", sentenziò Brunelleschi), ugualmente bello e vero nella sua sofferenza di uomo; eppure straordinariamente classico nelle proporzioni delle membra e nel movimento. Classico e anticlassico, cioè umano senza nessun filtro ideologico. Senza limite. Libero come solo i francescani e Firenze sanno insegnare.