Famiglia Cristiana n° 10 - marzo 2011

SPECIALE MOSTRE

LOTTO, IL DIVINO IN TERRA

Il suo pellegrinaggio abbracciò tre Regioni, prendendo il meglio da ciascuna. Come testimoniano i suoi angeli "impossibili".

Lorenzo Lotto (Venezia 1480 - Loreto 1556) fu uno straordinario pittore della realtà che, nello stesso tempo, si abbandonò - come scrisse il grande critico Roberto Longhi nel 1928 - a un "misticismo affettivo". Il divino nel quotidiano: potremmo definire così, in sintesi, la sua pittura. Nei ritratti Lotto coglie appieno la psicologia dei suoi personaggi che sembrano parlare direttamente a chi li osserva rivelando, come in uno nitidissimo specchio, il proprio carattere. Nei soggetti religiosi - soprattutto le grandi (e grandissime) pale d'altare - l'artista sa innalzarsi al di là del manierismo e del formalismo verso una religiosità schietta e sincera. Ma è soprattutto nelle annunciazioni che risalta il genio di Lotto, intimista e nello stesso tempo oggettivo. Il suo capolavoro è l'Annunciazione di Recanati (1534, Pinacoteca civica) in cui Maria, sorpresa in primissimo piano, non fissa l'angelo alle sue spalle, ma ciascuno di noi come a dirci: guarda cosa mi sta capitando, aiutami, mi aggrappo a te spettatore, perché entri anche tu nella scena e mi sollevi dalla terribile responsabilità di questo annuncio. Lorenzo Lotto fu un animo religioso e irrequieto che, negli ultimi anni della sua vita, entrò negli oblati della Santa casa di Loreto. Il suo pellegrinaggio artistico e spirituale abbraccia tre regioni - la Lombardia, il Veneto e le Marche - e ha oggi come epicentro Roma, città dove lavorò per papa Giulio II (1509). L'esposizione alle Scuderie del Quirinale ha il pregio di presentarci gran parte della produzione (18 pale d'altare, 13 tele, 5 allegorie e 16 ritratti) di questo straordinario pittore nato a Venezia all'ombra di Tiziano (erano dello stesso anno, il 1480), allievo di Bellini e contemporaneo di Giorgione. Lotto si staccò dalla pittura tonale degli artisti lagunari per opporvi una sua pittura terrestre e terragna. Così nella bellissima Adorazione dei pastori (1534, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) unisce al colore acceso dei veneti la concretezza dei lombardi: gli angeli sono creature terrestri che poggiano le loro mani sulle spalle dei pastori. La mostra ci accoglie con le grandi pale d'altare; al secondo piano le opere profane: i ritratti, tra cui alcuni mai esposti in Italia (da Londra, Ottawa, New York, Berlino); e infine le allegorie in cui la forza immaginifica e lunare dell'artista si esprime appieno: per esempio nella Allegoria della castità (Washington, National gallery of art, 1506 circa) un angioletto fa nevicare in grembo a una fanciulla una cascata di petali di fiori. Gli angeli di Lotto meritano un discorso a sé: sono tra le più belle creature che la storia dell'arte abbia prodotto. Angeli "impossibili" da riprendere da un modello. E quindi frutto di geniali invenzioni prospettiche. Soprattutto gli angeli svolazzanti visti da sotto in su nel cielo della Pala Martinengo (Bergamo, 1513-1516). O gli scorci strettissimi degli angeli reggicortina della Pala di san Bernardino (Bergamo, 1521). Lo strepitoso angelo color ciclamino dell'Annunciazione del polittico di Ponteranica (1525). Oppure l'angelo Annunciante violetto e vaporoso delle due tavolette (l'altra con l'Annunciata in veste rossa) della Pinacoteca comunale di Jesi (1526-1527).

Lorenzo Lotto
Roma, Scuderie del Quirinale, fino al 12 giugno
Catalogo Silvana
ed. Info: tel. 06/39.96.75.00
www.scuderiequirinale.it