Famiglia Cristiana n° 10 - marzo 2011

SPECIALE MOSTRE

INIMITABILE ARCIMBOLDO

Le sue teste, autentici erbari, riflettono la cultura del tempo: Leonardo e il sapere enciclopedico del Cinquecento.

Rosa, giaggiolo, spinacio, erba betonica, ginestra odorosa, rosa damascena, primula. Nella "testa composta" della Primavera il pittore milanese Giuseppe Arcimboldo (1527-1593) ha dipinto ben 81 specie botaniche. Un vero e proprio erbario. Eppure (qui sta il suo genio pittorico), quando l'occhio fa la sintesi non vediamo più i particolari, ma l'insieme di un bel volto maschile che sorride all'altra "testa composta", quella di Inverno che ricorda Barbalbero del film Il Signore degli anelli: un vecchio ceppo nodoso, al posto di ciglia e orecchie contorte radici, due funghi per labbra, la barba e i capelli di muschio. Insieme con Estate e Autunno queste teste sono l'attrazione della mostra milanese, gremita di scolaresche: bambini ad occhi sgranati davanti a quei volti ora dolci e ora grotteschi, comunque ridicoli, bizzarri. L'icona del Bibliotecario ha il corpo fatto di libri (potrebbero ricordare l'omino di latta del Mago di Otz), baffi e barba sono piumini della polvere, gli occhi le chiavi della biblioteca, i capelli un libro sfogliato con le pagine aperte, le dita segnalibri che fuoriescono da un grosso volume. Inimitabile. La mostra ci fa capire come Arcimboldo abbia alle spalle i gusti del suo tempo. Da un lato Leonardo da Vinci, che con i suoi studi di fisiognomica, le espressioni dei "moti dell'animo umano" fu il primo grande caricaturista della storia dell'arte, oltre che un anticipatore del disegno satirico e del fumetto. Dall'altro lato la cultura enciclopedica del '500, gli erbari e gli album di mammiferi, uccelli, pesci e crostacei, i giardini zoologici e i primi musei di storia naturale che nascevano alle corti asburgiche di Milano, Vienna, Praga. Gli inizi della produzione di Arcimboldo furono all'insegna del sacro: sulla scia del padre Biagio realizzò 150 disegni per le vetrate del Duomo di Milano, l'affresco L'albero di Jesse (1556) per il transetto del Duomo di Monza e un cartone con la Morte della Vergine per un arazzo del Duomo di Como (1558). Nel 1562 si trasferì a Vienna alla corte dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo per cui realizzò otto allegorie, le famose "teste composte": le quattro stagioni e i quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco). Inoltre, cosa che aveva già fatto a Milano, disegnò i costumi e le scenografie delle grandi feste. Al successore di Massimiliano, Rodolfo II, fece un ritratto nelle sembianze del dio Vertumno, il suo capolavoro: riconoscibile l'imperatore con il corpo di zucca, i baffi di asparagi, le labbra di ciliegie, le gote di pesca, le sorpacciglia di baccelli, il pizzetto di ricci di castagna, le spalle di cipollotti, scalogno e rape.

Arcimboldo, artista milanese tra Leonardo e Caravaggio
Milano, Palazzo Reale, fino al 22 maggio
Catalogo Skira
Info: tel. 02/92.80.03.75
www.mostrarcimboldo.it