Famiglia Cristiana web - marzo 2013

CLASSICA DIVINA

Leopardi e Schubert: due viandanti dello spirito

Per il carattere incline alla malinconia, il fisico sgraziato, e soprattutto per l’indole romantica portata alla riflessione potremmo paragonare il musicista romantico Franz Schubert, (1797-1828) a uno dei più grandi poeti italiani del primo Ottocento: Giacomo Leopardi nato un anno prima di Schubert. Entrambi sviluppano un carattere incline all’introspezione, all’intimismo; e soffrono entrambi di depressione, anche a causa della scarsa salute. Li accomuna una morte prematura: Schubert muore a 31 anni, nel 1828, e Leopardi a 39 anni nel 1837. L’icona, del viandante accomuna il senso della loro vita: Schubert compone il leader Der Wanderer, (Il viandante, nel 1816 e poi nel 1922 in Fantasie per pianoforte) e Leopardi il suo Canto di un Pastore errante dell’Asia nel 1829-1830. Leopardi e Schubert appaiono così viaggiatori solitari della geografia dello spirito umano in un mondo che, dopo il congresso di Vienna, vive il clima politico e sociale della Restaurazione e vede i migliori poeti e artisti ripiegarsi su di sé per affrontare le profondità dell’io.

Lontananza, condanna, senso di impotenza e il tema ricorrente della morte costituiscono i tratti dell’estetica romantica. Il nulla incombe e la fede cristiana sembra non bastare più. Leopardi da ateo, però, compone versi di un’estrema, profondissima domanda di senso che nasconde in sé una religiosità. E Schubert compone nel 1828, pochi mesi prima della sua morte, la sua quinta messa staccandosi dalle forme tradizionali cattoliche. La prima esecuzione della Messa n. 6 si tenne il 15 novembre 1828, nella Pfarrkirche Maria Trost a Vienna. Schubert non vi presenziò in quanto si era già ammalato di quella febbre tifoide che lo avrebbe condotto alla tomba solo quattro giorno dopo la rappresentazione.