Famiglia Cristiana n° 11 - marzo 2005

CANALETTO - IL "TRIONFO DELLA VEDUTA" IN MOSTRA A ROMA

OBIETTIVO SU VENEZIA

Con la sua "moderna" camera ottica Antonio del Canal immortalò in una serie di vedute destinate alla nobiltà inglese le atmosfere della città più bella del mondo.

Canaletto è Venezia. E Venezia sono i quadri del Canaletto. Così la mostra Canaletto. Il trionfo della veduta (Roma, Palazzo Giustiniani, dall'11 marzo al 19 giugno) si preannuncia come un successo felicemente scontato, per il semplice fatto di avere per centro un artista e l'immagine nitidissima che della sua città egli ci ha tramandato. In pieno Settecento, Canaletto ha saputo infatti coniugare nelle sue vedute arte e cronaca, storia e poesia; regalandoci Venezia stessa, le sue piazze, i suoi canali, la sua gente; una Venezia che, dopo tre secoli, sembra ancora di poter visitare tanto è viva e palpitante, tanto assomiglia alla realtà.

Attraverso l'uso della camera ottica (ideata nel '500 e perfezionata nel '700, che consente di proiettare l'immagine attraverso una lente su una superficie di vetro da cui viene poi ricalcata) Canaletto, come un moderno fotografo, ha davvero rubato istantanee di Venezia - la Serenissima - trasfigurandola in atmosfere e visioni di autentica poesia. Rendendo eterna una città che, nonostante il degrado e l'acqua alta, come il suo teatro La Fenice (distrutto nel 1999 da un incendio e rinato dalle sue stesse ceneri, come nel mito) sempre rinasce ogni giorno dalle acque della laguna.

Oltre che a un fotografo, Canaletto può essere paragonato anche a un moderno operatore turistico che abbia promosso nel mondo l'immagine della sua città. Ma soprattutto Canaletto è e resta un grande artista che, con la sua sfolgorante materia pittorica, evocò metafisiche scenografie in cui il sole c'è ma non si vede, relegato a un riflesso nell'angolo: non si vede ma satura con la sua luce i muri e i marmi, l'acqua e il cielo.

Antonio del Canal detto il Canaletto (Venezia San Lio, 17 ottobre 1697-18 ottobre 1768) imparò a dominare quei grandiosi spazi prospettici nella bottega del padre Bernardo, specializzato in scenografie teatrali: con lui si trasferì poco più che ventenne a Roma per allestire al Teatro Capranica due opere di Alessandro Scarlatti. Da quel viaggio Canaletto riportò nella sua Venezia numerosi scorci di rovine e quei "capricci" atmosferici (architetture fantastiche tra natura e archeologia di gusto rococò) che caratterizzeranno un filone della sua produzione; e che apriranno la strada alle magiche atmosfere di William Turner, pittore inglese di cui a Venezia si è appena conclusa la mostra Turner and Venice.
La pittura di Canaletto affascinò infatti il mondo anglosassone: uno dei suoi principali committenti e collezionisti fu il console e mecenate inglese Joseph Smith, che gli aprì le porte di Londra. Tra i viaggiatori del Grand Tour che avevano visitato il Bel Paese, le vedute veneziane di Canaletto (estese a Mestre, Dolo, Padova), ma anche i suoi "capricci" romani con rovine, andavano a ruba.

Canaletto dipinge il Tamigi

è interessante soffermarsi sull'elenco dei committenti inglesi per cui Canaletto lavorò: il duca di Bedford, il duca di Leeds, il conte di Carlise, il duca di Buccleuch, il duca di Northumberland, il conte di Fitzwilliam. Nel 1746 il pittore si stabilisce a Londra dove, con rinnovati mezzi stilistici ed espressivi, fa rivivere nei suoi quadri le atmosfere locali del Tamigi e della campagna inglese.

La mostra romana si occupa proprio della produzione di Canaletto seconda maniera, scatti d'autore per viaggiatori inglesi. Ed è proprio da Londra, dalla Scozia e addirittura dagli Stati Uniti che arrivano la maggior parte delle tele esposte a Palazzo Giustiniani. Stimolato da tale commitenza, e sulla scia dei grandi vedutisti fiamminghi e olandesi del Seicento - nonché della pittura dei contemporanei Giovanni Paolo Panini e Gaspare van Wittel detto Vanvitelli -, Canaletto rinnova in modo originalissimo il genere "veduta", portandolo verso una maggior aderenza al vero, all'oggettivo. A Roma sono esposte una trentina di sue splendide e indimenticabili vedute di Venezia, alcune vedute di Londra e rovine romane, oltre a una trentina di schizzi di Venezia che testimoniano come Canaletto fosse anche un ottimo disegnatore. Completano la mostra alcune "vedute" dei suoi tre allievi migliori: Michele Marieschi, Francesco Guardi e quel Bernardo Bellotto, suo nipote, che firmava come "Canaletto" le sue prime vedute veneziane, e che lavorò a Dresda per il principe di Sassonia. Completano la bella mostra romana (catalogo Silvana) alcuni album di stampe e disegni dell'epoca.

Per concludere, una curiosità: due anni fa esperti del Cnr hanno sovrapposto alcune vedute veneziane di Canaletto e Bellotto con fotografie attuali prese dallo stesso punto di vista e hanno così potuto stabilire che oggi, rispetto al Settecento, il livello dell'acqua a Venezia è aumentato di circa 60 centimetri.