Famiglia Cristiana n° 17 - aprile 2005

Nel "Trittico romano" il poeta Karol Wojtyla immagina il conclave che eleggerà il suo successore

PARLA LA VISIONE DI MICHELANGELO

Da più di 500 anni, da quando papa Sisto IV completò i lavori di ristrutturazione della Cappella Palatina in Vaticano (che da lui prese il nome di Sistina), quello straordinario edificio - costruito secondo le misure bibliche del Tempio di Salomone - è divenuto il luogo dove i cardinali, riuniti in Conclave, eleggono il nuovo Papa. Ma furono gli affreschi che Michelangelo vi realizzò in due riprese - tra il l508 e il 1512 le Storie della Genesi, tra il 1534 e il 1541 il Giudizio finale - a rendere quell'edificio, trasfigurato dalla forza creatrice dell'arte, una vera e propria fucina dello Spirito, la grande sala-parto dei Papi.
Quarantaquattro conclavi (esclusi quattro in Quirinale e uno a Venezia) si sono svolti alla presenza di quella grande parola di Dio muta che sono gli affreschi di Michelangelo. Come ha sottolineato con la forza creativa del suo linguaggio poetico-profetico lo stesso Giovanni Paolo II in Trittico romano (Editrice Vaticana, 2003): Ma il Libro aspetta l'immagine / è giusto. Aspettava un suo Michelangelo... / Da quando il Verbo si fece carne, la visione, da allora, aspetta.
A ogni Conclave possiamo immaginare lo stato d'animo dei cardinali che, di fronte alle visioni belle e terribili di Michelangelo, più che guardarle si saranno da esse sentiti guardati..., sospesi tra quel "prima" e quel "dopo", tra il Principio e la Fine, tra il gesto imperioso del Dio Creatore che sta per toccare Adamo e quello altrettanto imperioso del Cristo Salvatore che sta - ma non l'ha ancora fatto - giudicando il mondo.
Ricordando sé stesso sotto le volte della Sistina nei due Conclavi che precedettero la sua elezione, e pensando al Conclave che dopo la sua morte, ed è cronaca odierna, eleggerà il suo successore, Giovanni Paolo scrive: La stirpe, a cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi, / si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policromia sistina, / da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato. / Era così nell'agosto e poi nell'ottobre del memorabile anno dei due conclavi, / e così sarà ancora, quando se ne presenterà l'esigenza / dopo la mia morte. / All'uopo, / bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo.