Famiglia Cristiana n° 19 - maggio 2007

SAN PAOLO PUBBLICA LA PRIMA BIOGRAFIA DI PADRE SCALFI

L'UOMO CHE PORTAVA DIO NELL'URSS

Una vita al servizio dei cristiani perseguitati nei paesi dell'Est. Per far conoscere in Italia la grande spiritualità ortodossa, i canti e le icone. E fare memoria dei martiri.

è una bella mattina di aprile e padre Romano Scalfi, trentino, 84 anni portati con baldanza e vigore, ci accoglie nel parco di villa Ambiveri, a Seriate (Bergamo), una delle due sedi operative (l'altra è a Milano, in via Ponzio) di Russia cristiana, l'associazione da lui fondata cinquant'anni fa per sostenere i cristiani perseguitati nell'ex Unione Sovietica. La barba bianca nel sole, il volto ombreggiato dall'immancabile cappellino a visiera ("non fotografatemi così, sono poco clericale"), gli occhi azzurri spalancati sui fiori, padre Romano è testimone eccezionale del dramma di un'epoca buia e luminosissima: quella della Chiesa del silenzio, delle persecuzioni e dei martiri ("Il sangue dei martiri è sempre giovane", sottolinea con un'ombra di commozione, raccontandoci una di quelle straordinarie esistenze consumate nei lager e dimenticate qui da noi, in Occidente).

Ma oggi siamo qui per ricordare. Insieme a lui. E in occasione dell'uscita del libro che raccoglie mezzo secolo della sua attività missionaria: Russia cristiana. Una biografia di padre Romano Scalfi (Pigi Colognesi, San Paolo).

Il padre cammina e racconta, appoggiato al suo bastone. Ci mostra la Biblioteca, con gli amati testi della spiritualità slava. Ecco la sede della Scuola di iconografia: i corsi per imparare a dipingere le icone si tengono due volte all'anno, ma la bottega degli artisti-iconografi, riuniti in fraternità e sparsi in tutta Italia, è attiva sempre.

Saliamo al piano superiore, dove una bella sala affrescata è dedicata ai convegni sulla Russia e i dissidenti. Scendiamo nella cappella della Trasfigurazione con l'iconostasi (la parete di icone che separa il santuario dai fedeli) opera del maestro russo Adol'f Ovchinnikov, dove padre Scalfi celebra la Divina liturgia sostenuto dal coro, elemento indispensabile nel rito bizantino-slavo. Il coro di Russia cristiana da oltre 40 anni porta in giro per l'Italia lo splendore e lo slancio mistico della spiritualità orientale.

A villa Ambiveri si organizzano anche viaggi a Mosca, San Pietroburgo e le isole Solovki (mar Bianco), ex monasteri ed ex lager, dove l'esperienza del monachesimo russo ha lasciato il posto ai nuovi martiri; e dove si torna in pellegrinaggio per fare memoria, per pregare. I biglietti dell'aereo per il prossimo viaggio sono pronti sul tavolo della redazione dove nasce la rivista La nuova Europa e dove si preparano i libri dell'editrice La casa di Matriona.

Pubblicare testi dell'editoria clandestina - il cosiddetto samizdat - è stato da sempre uno degli obiettivi del Centro studi, prima e dopo che padre Scalfi venisse dichiarato, nel 1969, persona "non gradita in Russia. "Il samizdat è stato per me una sorpresa: a quei tempi si parlava di Chiesa del silenzio e invece la Chiesa ha parlato, anche se l'Occidente non ha ascoltato. L'editoria clandestina ha avuto espressioni di altissimo livello intellettuale: Pasternak, Solzenicyn, Siniavskij, Sacharov, Grossman, Florenskij. A Mosca ho conosciuto un operaio che, dopo otto ore di lavoro, ne dedicava altrettante al samizdat. Così questi testi si sono moltiplicati ed è nata una nuova cultura, fondata sul valore della dignità della persona umana".

E padre Scalfi è stato tra i primi, in occidente, a parlare di questo risveglio culturale e morale, di questa primavera.

Un'altra parola chiave dell'esperienza russa, che padre Scalfi ha approfondito nell'incontro con don Luigi Giussani (con cui ha condiviso un'intensa amicizia e la passione per gli autori slavofili) è la parola russa sobornost, "comunionalità".

"Questa parola appartiene alla tradizione bizantina e ne parlarono per primi in Russia autori come Soloviov e Bulgakov. Comunionalità non solo in senso sociologico, ma come metodo di conoscenza. Il singolo non può comprendere da solo in modo adeguato la realtà, ha bisogno di capire insieme agli altri: il rapporto è essenziale per la conoscenza, perché siamo fatti a immagine della Trinità".

"Oggi i cristiani in Russia subiscono le stesse tentazioni dell'Occidente. Il vero problema non è il dialogo tra cattolici e ortodossi ma l'imporsi, come qui da noi, del fondamentalismo laicista: in nome della libertà si impone un'ideologia laica che deve essere accettata da tutti. I cristiani ortodossi, dopo più di 70 anni di una persecuzione che è stata la più radicale della storia, e che doveva dimostrare che Dio non esiste, sono la prova vivente del contrario".

Oggi il sentimento religioso è più che mai vivo nell'ex Unione sovietica, dove padre Scalfi spediva di nascosto migliaia di libri "proibiti", dalla Bibbia alla Fattoria degli animali di Orwell. Quando, caduto il muro, le porte della Russia gli si sono riaperte, eccolo fondare a Mosca, nel 1993, la Biblioteca dello spirito, dove si stampano e distribuiscono testi di cultura religiosa, ma anche romanzi e saggi, sia russi che occidentali. "Ogni iniziativa della Biblioteca dello Spirito oggi viene fatta in stretta collaborazione con gli ortodossi. Teniamo anche lezioni nelle loro facoltà teologiche di Mosca, Vladimir e Minsk, dove siamo apprezzati anche per il fatto che non nascondiamo la nostra fedeltà al Papa. In tanti anni abbiamo imparato che si fa buon ecumenismo solo vivendo fino in fondo la propria identità e la propria missione".

è ora di pranzo e padre Scalfi chiama a gran voce i suoi collaboratori: "Popolo di Dio, a tavola!". Intona il ringraziamento in latino e poi continua, con fare scherzoso: "Buon-ap-pe-ti-to". Dopo il caffè si ritira nel suo studio per un breve sonnellino.

Il padre è sveglio dalle tre del mattino, l'ora in cui trasforma la sua insonnia cronica in un tempo di grazia. Pregando per i martiri russi del XX secolo di cui sta traducendo le vite. Ogni mattina prega con loro per i morti e per i vivi ("preparo la preghiera raccogliendoli tutti nella memoria"). Padre Romano sa che la sua lunga e feconda attività è opera di un Altro. Per questo guarda i fiori nel parco con lo sguardo stupito di un bambino. E si dimentica gli anni.