Famiglia Cristiana n° 19 - maggio 2010

AFFIDO FAMILIARE

AMARLI UNO A UNO

Coniugi, spesso con figli propri, che aprono la loro casa a bambini la cui famiglia d'origine è in difficoltà, per un tempo limitato, garantendo loro cure e amore. Una scelta generosa, difficile, che oggi funziona poco e male. E che qualcuno vuole aiutare cambiando la legge.

"Otto bimbi da crescere, sei naturali e due in affido, ci hanno aiutato a capire la vita". Tutto è nato dai coniugi cremaschi Damiano e Laura Geroldi, la prima delle famiglie che ha detto sì nel 1984 alla proposta di don Mauro Inzoli. Da quel giorno l'Associazione fraternità, nata per accompagnare i coniugi che si aprono all'esperienza dell'affido, ne ha fatta di strada e l'anno scorso ha festeggiato 25 anni di attività.

Così siamo andati a trovare due nuove famiglie tra le oltre 300 coinvolte in Italia. I coniugi Paolo e Sofia Paoletti hanno aperto a Brescia, da ormai dieci anni, una nuova sede che oggi conta 26 bambini in affido e coinvolge altrettante famiglie. Racconta Paolo, 46 anni: "Gli amici che ci frequentavano e ci vedevano contenti ci hanno seguito". Prosegue Sofia, 43 anni: "Facevo l'insegnante, ora lavoro per l'associazione, due giorni a Brescia e due a Crema". La famiglia Paoletti è composta da sette figli, cinque naturali (Francesco 13 anni, Michele 11, Maria 9, Luca 6 e Luigi 3) e due in affido (Stefano 18 anni e Anita 14).

Racconta Sofia: "Accogliere è possibile se sei grato per quello che ti succede nella vita. è questa gratitudine che ci ha spinti a dare la nostra disponibilità. Quando mi sono sposata non pensavo a tutto questo, oggi la misura del mio cuore si è dilatata, ho voglia di aprire di più la mia finestra. Attraverso l'esperienza dell'affido ho imparato a volere bene a Gesù, a sentirlo sempre più come un amico".
Prosegue Paolo: "Avevamo già tre figli quando ci è stato proposto l'affido, che è l'espressione più elevata dell'essere genitori perché ti fa capire, come lo è per i figli naturali, che non sono tuoi ma di un Altro: il nostro compito è accompagnarli in un'avventura in cui si gioca la loro libertà".

E ancora Sofia: "L'affido coinvolge anche i genitori naturali. Due mesi fa abbiamo organizzato a Crema un pranzo con alcuni di loro ed è stato impressionante vedere come lo sguardo che abbiamo su questi bambini raggiunga anche i loro genitori, li faccia sentire abbracciati, preferiti, sostenuti così come ci sentiamo noi. è questo sguardo che i nostri amici hanno su di noi che trasferisco sui miei ragazzi. Nelle difficoltà, infatti, contiamo sull'amicizia di altre famiglie che condividono con noi questo impegno".

A Milano, dove da poco si sono trasferite cinque nuove comunità familiari dell'Associazione fraternità, incontriamo Giacomo e Marina Penco (36 e 35 anni) che hanno vissuto l'esperienza dell'affido con Andrea (7 anni) e poi con Marco (8) e Simona (6). Racconta Marina "Già durante il corso per fidanzati abbiamo incontrato le famiglie dell'Associazione che facevano esperienze di affido".

Prosegue Giacomo: "Rimanemmo colpiti dalla gioia di queste famiglie e qualche anno dopo ci è stato proposto Andrea, che è stato con noi dai tre ai sette anni. Faticava a parlare, a esprimersi, è stato difficile per lui accettare un'altra figura paterna". "La sensibilità di Andrea per il mondo della natura lo ha aiutato ad aprirsi, a parlare, a succhiare tutto il bello che incontrava", sottolinea Marina. "Quando è tornato dai suoi genitori questa bellezza gli è rimasta dentro, sia quella che ha vissuto con noi sia quella che ha imparato a scuola".

"Abbiamo sempre desiderato una famiglia aperta a tutti, anche a un amico rimasto solo o a una mamma separata; l'affido è la stessa cosa: accogli i bambini ma anche i loro genitori e parenti. Don Mauro ci dice sempre: "Se imparerete a voler bene al bene che questi bambini vogliono ai loro genitori non li perderete mai, saranno vostri per sempre". Ed è vero. Io l'ho vissuto con il mio Andrea. Più ci innamoravamo della casa dove lui è tornato e più il suo ritorno è stato positivo, pur nella sofferenza di doverci lasciare".
Chiediamo a Giacomo se l'esperienza dell'affido ha cambiato il suo rapporto con la moglie Marina: "è cambiato, ma in meglio. Ci dicevano: vi scoppierà una bomba in casa. Invece, il confrontarci sulle scelte e sull'educazione dei bambini ci ha uniti di più e ci ha fatti crescere".

Conclude Marina: "L'affido è un modo naturale di essere famiglia. Nella vita abbiamo avuto la grazia di non essere soli. Ma non tutti hanno avuto questa fortuna. Quindi, accompagniamo i genitori naturali in un momento particolarmente difficile della loro esistenza. La differenza tra noi e loro, in fondo, è tutta qui: noi abbiamo la certezza di essere amati, loro devono e possono scoprirla attraverso di noi. Vengono magari da esperienze di famiglie assenti e chiedono per primi un abbraccio, proprio come i loro bambini, e come noi, del resto. Alla fine, siamo tutti sulla stessa barca. La carezza che dai ai bambini, la dai anche ai loro genitori".

PRONTI A DONARE AGLI ALTRI IL GRANDE REGALO RICEVUTO

Dal 1984 a oggi l'Associazione fraternità - presieduta da monsignor Mauro Inzoli e che ha la sua sede principale a Crema (www.associazionefraternita.it) - è presente in tutte le province della Lombardia ed è diffusa in Piemonte, Emilia Romagna, Umbria e Sicilia. Oggi, sono circa 300 le famiglie coinvolte e 200 i ragazzi accolti. Sintetizza così don Mauro questa esperienza: "Mi viene in mente l'immagine di un bambino a cui il papà fa un grande regalo. L'attenzione è tutta sul regalo, ma col passare del tempo si scopre l'origine di quel regalo: il Padre, Colui che ci ha messo all'opera, è più grande del regalo che ci ha fatto.
I giovani fidanzati che si rendono già disponibili all'affido sono la prova più lampante che bisogna avere ricevuto un regalo, un dono grande per essere così disponibili a questa avventura. E io ne sono stupito tutti i giorni".