Famiglia Cristiana web - maggio 2013

CLASSICA DIVINA

Il pianto di Maria interpretato da Pergolesi

Bartolomeo Riccio

Bartolomeo Riccio
Crocifissione
(1500-1571/3)
Siena Coll. Chigi Saracini

L’Addolorata, la Madonna dei sette dolori, la Madonna delle sette spade. Immagini che l’arte ha fatto proprie nei secoli e che richiamano le parole profetiche dell’anziano Simeone rivolta a Maria che nel tempio presentava il Bambino Gesù per la circoncisione: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Luca 2,35). Prima dell’arte visiva però venne l’arte della parola: il celebre testo Stabat Mater scritto da Jacopone da Todi a esprimere il dolore della Vergine Maria sotto la croce davanti al Figlio morente. Scriveva Jacopone : “Fammi o Vergine provare i tuoi stessi dolori”. Per il fedele si tratta di immedesimarsi nel dolore di Maria, di riviverlo in sé. Sono parole il cui impatto emotivo viene moltiplicato dalla musica dei grandi compositori che si sono cimentati con lo Stabat mater. In particolare la versione di Giovanni Battista Pergolesi è tra le più famose e fu realizzata negli ultimi anni di vita del compositore nato a Jesi nel 1710 e morto giovanissimo di tubercolosi nel 1736 all’età di 26 anni. Iniziata a Napoli, l’opera venne completata nel convento dei cappuccini di Pozzuoli dove Pergolesi viveva sotto la protezione del duca di Maddaloni. Si tratta di un brano per soprano, contralto, archi e basso commissionato dalla Confraternita di San Luigi di Palazzo sotto il titolo della Vergine dei dolori. In quel periodo Pergolesi musicò anche quattro antifone mariane: il Salve regina, Regina Cieli, Ave Regina Coelorum e Alma Redemptoris Mater. Pergolesi venne sepolto a Pozzuoli nella fossa comune della Cattedrale di San Procolo.