Famiglia Cristiana n° 27 - luglio 2010

LA "BELLA MADONNINA" SPERANZA PER TUTTI

L'arciprete del Duomo e la spiritualità del tempio che è l'essenza della città ambrosiana.

"Lungo come la fabbrica del Duomo" è un detto proverbiale a Milano. E in effetti il Duomo, come ogni altra grande cattedrale europea, è un cantiere sempre aperto. Risalgono al 1387 le sue prime fondazioni, le ultime guglie sono state montate 500 anni dopo e il restauro statico dei piloni risale al 1986. Seicento anni sulle spalle sono tanti per questo gigante di pietra che entra nel terzo millennio bisognoso di interventi conservativi e di restauro. Ben coscienti che, quando si sarà arrivati all'ultima pietra, all'ultimo fregio ripulito, si dovrà ricominciare tutto da capo.

Per la verità di interventi in questi ultimi anni sul Duomo di Milano ne sono stati fatti parecchi. Dalla sostituzione delle singole pietre corrose alle statue dei santi in bilico lassù sui pinnacoli. Ogni elemento viene copiato alla perfezione, rifatto nell'originario marmo delle cave di Candoglia, che con le sue venture rosate e grigio-azzurrine ricordano la neve sul Monte Rosa, le sfumature dell'alba e del tramonto. E se da poco più di un anno la facciata del Duomo - immensa montagna - è stata "spacchettata" e restituita alla vista dei milanesi, già si opera al restauro della Guglia maggiore, quella con la Madonnina d'oro che brilla sulla città dai suoi 108,5 metri d'altezza. La Madonnina è l'icona, il simbolo stesso di Milano e il nuovo palazzo della Regione (come il Pirellone) ha messo una copia della Madonnina in cima al suo cantiere (oggi a quota 172 metri) perché la Madonnina domini sempre Milano.

Intanto chi passa in piazza del Duomo e alza gli occhi può già vedere la fitta rete di tubi che sale a fasciare la guglia maggiore. Ma per restaurare il suo cilindro di marmo, alto circa venti metri e traforato come un merletto, (e dove all'interno si inerpica una scala a chiocciola che porta agli ultimi dieci metri sotto la Madonnina), la veneranda Fabbrica del Duomo è costretta a battere cassa. Abbiamo chiesto a monsignor Luigi Manganini, arciprete del Duomo e membro del consiglio della Veneranda Fabbrica del Duomo, di raccontarci la vita e i problemi di questo "cantiere infinito".

- Monsignor Manganini, esiste davvero un'emergenza Duomo?
"Sì, scarseggiano le sovvenzioni sia dei privati milanesi, che un tempo lasciavano parte della loro eredità alla Fabbrica del Duomo, sia da parte delle stesse istituzioni che hanno chiuso i rubinetti. Oggi la guglia della Madonnina richiede urgenti interventi di restauro e di controllo e la Veneranda Fabbrica, d'accordo con me che rappresento l'arcivescovo di Milano per quanto riguarda la gestione religiosa del Duomo, ha organizzato una serie di concerti e iniziative sulle terrazze del Duomo per raccogliere fondi. Si tratta del progetto VivilDuomo".
- Qual è il valore spirituale del Duomo?
"Questa cattedrale è la chiesa madre di tutti i fedeli di rito ambrosiano, un rito che si estende, caso forse unico in Italia, anche in altre diocesi: una ventina di parrocchie nel bergamasco, una cinquantina a Lugano e una quindicina nel territorio della diocesi di Novara. La caratteristica del rito ambrosiano è di essere fortemente cristocentrico. Le domeniche per annum praticamente non esistono a favore di quelle che precedono o seguono i tempi forti: Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste. Durante la Ouaresima non ci sono le celebrazioni di santi. Ogni sabato nelle parrocchie viene proclamato il vangelo della resurrezione e ogni domenica, in Duomo, la messa solenne è preceduta dall'incensazione della croce. Sopra l'altare del Duomo infine brilla sempre una lampada a illuminare la reliquia del Sacro chiodo".
- Rispetto ad altre città come Firenze a Milano l'ingresso al Duomo è gratuito. Una scelta lodevole ma che vi penalizza.
"Non intendo venire meno alla tradizione che vuole libero l'ingresso al Duomo, anche se facciamo pagare la salita alle terrazze. Certo, 10 mila turisti al giorno rappresentebbero un bell'introito. Ma non dobbiamo dimenticare che, insieme ai visitatori, entrano per le messe e le confessioni circa mille fedeli nei giorni feriali e 5 mila la domenica. Inoltre 30 sacerdoti a turno sono sempre disponibili sette giorni su sette dal mattino alla sera per le confessioni e il coro dei canonici, che presiedo, celebra mattina e sera lodi e vespri nella cappella invernale e nel coro".
- Perché la Madonnina è il simbolo non solo della Milano religiosa ma anche di quella civile?
"Per i credenti è il segno più visibile in città di Maria, Madre di Gesù: alzare lo sguardo verso di lei vuol dire già compiere un gesto di fede. Poi c'è un aspetto di protezione che non va sottovalutato e che coinvolge ogni persona, anche chi non si dichiara credente ma in qualche modo sente di avere bisogno di aiuto".
- E il Museo del Duomo, quando riaprirà?
"Siamo pronti a partire con i lavori, la Sala delle colonne è già stata restaurata e la convenzione con il Comune firmata. Anche qui stiamo cercando i fondi necessari: è uno spazio indispensabile per conoscere il Duomo e il suo Tesoro: statue, evangeliari e oggetti liturgici, tra cui il prezioso messale rivestito d'oro e argento e la grande croce del vescovo Ariberto di Intimiano".
- Cosa sta più a cuore a lei che, come arciprete, è un po' il parroco di questa grande "parrocchia" che è il Duomo?
"Amo questa Chiesa, amo la chiesa ambrosiana, amo i milanesi e vorrei che non perdessero la speranza, virtù difficile perché quando si spera non si ha ancora in mano l'oggetto della propria speranza, ma solo qualche indizio. Soprattutto oggi non si può vivere senza qualche indizio di speranza, un segno di salvezza, non solo in senso escatologico ma anche concreto, storico. La gente soffre non solo a livello economico ma anche esistenziale. Sono cadute molte certezze. Bisogna restaurarle, ma in modo nuovo. Come il nostro Duomo".