Famiglia Cristiana Web - giugno 2011

UN CALICE PER BENEDETTO XVI

Con la mostra "L'uomo da Dioniso a Cristo" lo scultore Paolo Menon propone un viaggio nella civiltà del vino: da mito pagano a centro della Messa. Uno dei suoi calici donato al Papa.

La civiltà del vino, collegata a quella mediterranea greca e romana, e poi a quella cristiana, da sempre affascina Paolo Menon, giornalista, grafico, scrittore e direttore artistico di varie testate milanesi. Dalle suggestioni contemporanee della "civiltà del bere" Menon, autore di Per vino e per segno. Le più belle etichette d'autore vestono il vino italiano (Valdobbiadene, Franciacorta, Cormòns) è giunto, attraverso una sua originale ricerca artistica nel campo della scultura dadaista (e l'abilità acquisita in tecniche e materiali come bronzo, porcellana, ferro, gres) a produrre tre interessanti mostre sul tema del vino tra sacro e profano. L'ultima, L'uomo da Dioniso a Cristo, ha trovato accoglienza in Vaticano in quanto affronta il tema della continuità tra cultura romana e cristianesimo, miti pagani e verità cristiane. Questa mostra rappresenta un traguardo interessante per un'artista che non ha mai voluto fare arte religiosa ma che, attraverso le proprie vicende personali, ha riscoperto la fede si è trovato a produrre anche oggetti d'arte sacra.

Tra le 45 sculture esposte in maggio a Roma nella prestigiosa sede del Centro culturale Card. Ugo Poletti (palazzo Maffei Marescotti), troviamo un paliotto d'altare in gres patinato, una sedia (o Sede) della Parola in legno e metallo, un ostensorio, una pisside con copripane in biscuit di porcellana e una serie di calici da Messa, tra cui Getsemani, modello identico a quello donato dall'autore a Benedetto XVI nel 2008. Alla base di questo calice Cristo appare dolorosamente abbracciato a un tronco nell'Orto degli ulivi mentre, dall'altro lato del basamento, Cristo muore e risorge. Un altro multiplo Getsemani è stato donato da Menon al cardinale Marc Ouellet, Prefetto per la Congregazione dei Vescovi che ha manifestato il suo apprezzamento per questo calice che utilizza per celebrare la Messa.

La mostra verrà replicata a fine agosto nel duomo di Verona per quanto riguarda la parte sacra, nell'attigua chiesa sconsacrata di san Pietro per le opere profane. Appartengono a questa seconda parte opere in cui Menon rivisita i miti del mondo pagano legati al culto del vino. Una delle opere più grandi e suggestive è rappresenta dai Tirsi, lunghi bastoni simbolici, emblemi di fecondità, impugnati da un esercito di personaggi a grandezza naturale in ferro e terracotta: baccanti, fauni, satiri e legislatori riuniti in assemblea. Per decretare, come recita il titolo, L'Abolizione dei Baccanali avvenuta per decreto senatoriale nella Roma dell'anno 186 a.C. Accanto una piccola scultura in bronzo dalla forma ironica (un ragazzo che al posto della testa ha un tappo di bottiglia) ammonisce: Prudenza quando giochi con il vino.

Un'altra sezione "profana" è dedicata ad Apollo, divinità solare che spesso è stata accostata a Cristo. Qui Menon propone una sua interpretazione del Crocifisso dal titolo Quando le parole uccidono. Il profilo del corpo di Cristo, a grandezza naturale, è fissato su una croce formata da sei grandi tele quadrate bianche ed è composto da tante piccole targhette fittili con le iniziali di nomi che ricordano le medagliette dei reduci di guerra. Potete trovare tutto su Paolo Menon e le sue opere nel sito www.paolomenon.com