Famiglia Cristiana n° 28 - luglio 2005

TRENTATRè GRANDI ARTISTI ESCLUSI DALLA BIENNALE DI VENEZIA

POCHI METRI QUADRATI ED è MIRACOLO A MILANO

Nel capoluogo lombardo una piccola mostra che non ha nulla da invidiare alla grande kermesse internazionale.

Dalle arcate della loggia di Piazza dei Mercanti quattro bianchi calchi umani, identici tra loro, dondolano nell'aria a ogni refolo di vento: nudi, i fianchi cinti da un perizoma, le braccia aperte come crocifissi donatelliani liberati dalla croce. Appesi a sottili fili di nylon volano senza ali, gli occhi chiusi, rapiti, come in un sogno. La resina acrilica simil-marmo di cui sono fatti dona loro leggerezza e sensibilità, svuotando la materia-marmo dal suo peso specifico: quando il vento li muove agitano un poco le braccia e sembrano vivi. Danno un piccolo brivido, specie di notte quando diventano verdi, fosforescenti.

La mostra Miracolo a Milano (Palazzo della Ragione, aperta fino al 19 luglio a ingresso gratuito) introdotta da queste sculture volanti di Dario Ghibaudo compie davvero il miracolo di mostrarci, in questa città dall'apparente scorza dura (che sogna il mare e invidia Venezia) autentici capolavori di trentatré artisti italiani che dall'attuale Biennale di Venezia 2005 sono stati esclusi. E che ci portano, con la loro bravura, il "mare" della grande arte a Milano.

Artisti che hanno molto da dire sia come capacità tecnica e formale che come contenuto, cultura e immediatezza espressiva. Una significativa avanguardia che sa coniugare "arte" e "miracolo" in un mondo che ha perduto - come scrive il curatore Alessandro Riva - "da almeno due secoli la capacità di stupirsi, di meravigliarsi, di scandalizzarsi anche, in una parola di riuscire a credere, letteralmente, a qualsiasi avvenimento che non sia legittimato e comprovato dalla dittatura della scienza, della medicina o di qualche altra diavoleria positiva (la scienza, la nouvelle noblesse per dirla con Rimbaud)".

Qualità, cultura e fantasia

Il livello è alto in tutte le opere che occupano i pochi metri quadrati del primo piano del Palazzo della Ragione: un niente a confronto con i 9.000 metri quadrati della Biennale di Venezia; ma che contiene, lo ripetiamo, un altissimo concentrato di qualità. Come la primordiale iperealistica natura re-inventata con intelligenza e fantasia dal siciliano Fulvio Di Piazza. O come le tele di Federico Guida che accosta demoniaco e santità, carne e spirito, peccato e salvezza in un contrasto drammatico e sanguigno che ricorda Testori. C'è grande tecnica nelle terracotte policrome di Paolo Schmidlin, tanto vere che sembra interagiscano con noi, qui e ora; Aron Demetz rilancia la scultura post-classica di Degas nel futuro; Marco Cornini propone nell'immediatezza del modellato in argilla una bellezza contemporanea. In pittura Mauro Reggio lancia la sua metafisica della luce, Marco Petrus la felicità della città che sale, Letizia Fornasieri trasfigurati tram-evento, Enrico Lombardi il respiro delle colline di Forlì, Paolo Fiorentino la città post-rinascimentale. Invitandovi a non perdere le opere degli autori che qui non abbiamo citato.