Famiglia Cristiana n° 33 - agosto 2009

IL MUSEO MILANESE FESTEGGIA IL BICENTENARIO APRENDO LE PORTE A CHI è RIMASTO IN CITTà

FERRAGOSTO A BRERA

Visite guidate, corso di pittura botanica, quartetti d'archi e ottoni e la proiezione di due film su Napoleone Bonaparte, che il 15 agosto del 1809 fondò l'attuale Pinacoteca.

La Pinacoteca di Brera è in festa. A ferragosto compie duecento anni e apre ai milanesi rimasti in città: visite guidate, musica, proiezioni cinematografiche, accesso all'orto botanico e al museo astronomico, possibilità di ristorazione. Un'intera giornata, dalle 8.30 alle 23, con orario continuato e ingresso gratuito; nel segno della bellezza e per rivivere la memoria di quel lontano 15 agosto del 1809 in cui Brera aprì per la prima volta le sue porte ai milanesi, in occasione del quarantesimo compleanno di Napoleone Bonaparte (1769-1821). Fu lui che, dopo aver proclamato Milano capitale del regno italico, ha voluto la Pinacoteca di Brera così come oggi la conosciamo. Ma conosciamo davvero quella che è una delle più importanti raccolte d'arte al mondo?
Quella che vi proponiamo in queste pagine è una breve visita guidata ai suoi capolavori in compagnia di Sabrina Bandera, direttrice della Pinacoteca, con cui abbiamo parlato della Brera di ieri, di oggi e di domani.
- Direttrice Bandera, facciamo un passo indietro nella storia: in realtà la prima scuola d'arte a Milano non è stata l'Ambrosiana?
"è molto giusto: si dice sempre che Brera è stato uno dei primi musei moderni, concepiti secondo una concezione illuministica e non sul gusto delle grandi collezioni private. Invece la prima esperienza a Milano di museo per il pubblico risale a san Carlo Borromeo e a suo cugino, il cardinale Federico Borromeo, che fondò la Pinacoteca Ambrosiana con la sua scuola d'arte".
- Una grande tradizione milanese...
"Sì, sotto Maria Teresa d'Austria si formarono poi le prime raccolte destinate agli studenti dell'Accademia. Gli illuministi milanesi valorizzarono a tal punto il binomio Milano-Brera che Napoleone decise di fondare qui, nel cuore della capitale del regno italico, un museo simile al Louvre".
- Brera secondo museo d'Europa?
"In qualche modo lo è stato veramente; con i patti di Tolentino e le soppressioni napoleoniche, chiese e conventi vennero spogliati di opere d'arte requisite dalle truppe napoleoniche e capolavori provenienti dalle Marche, dall'Emilia e dal Veneto vennero destinati a Brera".
- Ecco perché abbiamo a Milano lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e il Cristo morto di Mantegna...
"Lo Sposalizio di Raffaello è stato donato a Brera da Eugenio de Beauharnais, nominato nel 1805 da Napoleone viceré d'Italia; il Cristo del Mantegna viene da Mantova, passando da Roma e Parigi, e arriva a Brera nel 1824 come legato o acquisizione della famiglia di Giuseppe Bossi, segretario dell'Accademia fino al 1806 e che per primo, già nel 1803, aveva progettato una Pinacoteca a Brera da accostare all'Accademia, senza tuttavia pensare all'apertura al pubblico. Bossi non andava d'accordo con i francesi e quindi si dimise: la sua era un'idea pittoresca di museo in cui le antichità classiche, i calchi e i quadri convivevano uno sull'altro formando un tutt'uno".
- Un concetto settecentesco?
"Sì, mentre l'idea di Napoleone era quella di un museo moderno, all'avanguardia, con ampi spazi espositivi e un'illuminazione naturale, dall'alto, uniforme su tutte le opere come è Brera oggi; inoltre uno spazio con una forte valenza sociale, luogo di riunione pubblica".
- Cosa pensa del progetto di spostare l'Accademia nella sede dell'ex caserma di via Mascheroni a Milano, in zona Fiera?
"Quando ciò accadrà, l'Accademia ne avrà tutto da guadagnare, essendo stata concepita per cento allievi mentre oggi gli iscritti sono tremila; e anche le materie di studio sono molto cambiate: cinematografia e scenografia sono insegnamenti che richiedono grandi spazi che qui non abbiamo".
- E la Pinacoteca?
"Avendo a disposizione l'intero palazzo in un continuum che comprenderà anche l'Orto botanico, il Museo astronomico e gli spazi dell'antica chiesa di Santa Maria di Brera, sarà possibile venire incontro alle nuove esigenze del pubblico: lo stesso salto di qualità che fu fatto con il museo napoleonico rispetto a quello pensato da Bossi, un museo dove il pubblico potrà sentirsi finalmente a casa propria, senza avvertire una sorta di differenza intellettuale rispetto a quanto vede esposto".
- Si spieghi meglio...
"Lo faccio con un esempio: san Carlo Borromeo è stato il primo pastore che ha capito il ruolo dell'arte nella diffusione della Chiesa e ha lavorato per promuovere un'arte al servizio di tutti, non fatta di simboli e concetti astratti ma classica nel linguaggio, comprensibile a tutti. Abbiamo bisogno di un palazzo accogliente, dove i ragazzi abbiano a disposizione computer, spazi per fare delle mostre, un ristorante, un auditorium per attività culturali, spettacoli, dibattiti, proiezioni cinematografiche anche in orari in cui il museo è chiuso".
- Questo grande gesso di Napoleone nella sala centrale della Pinacoteca da dove viene?
"Riproponiamo oggi per i festeggiamenti del 15 agosto questo restauro lungo e delicato eseguito a Firenze con grossi problemi di trasporto: si tratta di un gesso identico ma precedente alla fusione in bronzo del Napoleone che si trova nel cortile di Brera e che subì ritardi per l'inaugurazione del 15 agosto 1809; oggi noi riproponiamo quest'opera per l'inaugurazione del 15 agosto 2009, certi che diventerà il simbolo della nuova Brera e che ci rimanderà al Louvre, dove pittura e scultura convivono".
- E i nuovi colori delle sale?
"Li abbiamo voluti per distinguere le varie scuole pittoriche: giallo per il Seicento, azzurro chiaro per il Settecento, azzurro intenso per l'Ottocento; interverremo anche sull'illuminazione con piccoli spot, rispettando però quella naturale napoleonica che verrà solo rinforzata".
- Non pensate a un biglietto cumulativo con altri musei di Milano?
"Per iniziare sarebbe Tradigo".