Famiglia Cristiana n° 38 - settembre 2008

A 40 ANNI DALLA MORTE, GLI ATTI DELL'INTERROGATORIO

UMANISSIMO PADRE PIO

Il futuro santo di Pietrelcina risponde alle 124 domande del visitatore apostolico chiarendo ogni dubbio sulle stimmate e gli altri fenomeni mistici che lo riguardano.

Padre Pio, il san Francesco del XX secolo, il primo sacerdote stimmatizzato della storia, fu - e rimane - un uomo dalla biografia straordinaria. Un "caso" unico. Un mistero per sé stesso e per gli altri. La Chiesa lo ha proclamato santo nel 2002.
E oggi, a quarant'anni dalla sua morte (23 settembre 1968) e a 90 dalle stimmate visibili (18 settembre 1918, ma quelle cosiddette "non visibili" risalgono al 1910, quando il giovane cappuccino aveva solo 23 anni), l'attenzione dell'opinione pubblica è ancora vivissima intorno alla sua figura. Amatissima. Ma che non manca di suscitare in qualcuno sospetto e diffidenza.
L'apertura degli archivi vaticani, voluta da Benedetto XVI due anni fa, contribuisce enormemente a fare luce sulla verità della sua vita. Così, utilizzando quei documenti, i giornalisti Saverio Gaeta e Andrea Tornielli nel libro Padre Pio. L'ultimo sospetto (Piemme, 14 euro) hanno potuto rispondere con rigore e vigore ai dubbi insinuati dal libro di Sergio Luzzatto sull'autenticità delle stimmate. Oggi, la pubblicazione integrale di quei testi preziosi da parte dello storico padre Francesco Castelli (che si sta occupando, tra l'altro, della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II) ci restituisce - attraverso testimonianze scritte rilasciate nel giugno del 1921 da Padre Pio al visitatore apostolico - il ritratto a tutto tondo di un santo dalla personalità semplice, schietta, quilibrata. Obbedientissimo alla Chiesa, come lui stesso dichiarò sotto giuramento: -Per la santa Chiesa è lo stesso Dio che parla".

Le 124 risposte all'inquisitore

Tutto questo troviamo in Padre Pio sotto inchiesta. L'"autobiografia" segreta (edizioni Ares, 14 euro), un libro-documento che ci restituisce, intatta, l'emozione di ascoltare in "presa diretta" e in versione integrale - quasi una sbobinatura giornalistica - l'incalzante botta e risposta tra l'inquisitore, monsignor Raffaello Carlo Rossi (a quei tempi vescovo di Volterra) e l'inquisito Padre Pio. Sei densissime deposizioni. E tra la terza (rilasciata il 16 giugno alle ore 16.30) e la quarta (rilasciata il 17 giugno alle ore 19), l'esame completo delle ferite alle mani, ai piedi e al costato compiuto direttamente da Rossi su Padre Pio nella sua cella lo stesso 17 giugno alle ore 16.30, alla presenza del superiore del convento di San Giovanni Rotondo, padre Lorenzo di San Marco in Lamis. Alle sei deposizioni - 124 risposte - lette e approvate dal cappuccino "al tocco dei SS. Vangeli" e controfirmate dallo stesso monsignor Rossi (poi divenuto cardinale e di cui è in corso il processo di beatificazione) si aggiungono le 18 deposizioni ufficiali (anch'esse lette e controfirmate) rilasciate dai confratelli e dai superiori e tutte favorevoli al futuro santo.
Il lettore troverà qui conferma innanzitutto sulla veridicità delle stimmate: ferite vive che continuamente si modificano e che il cappuccino dichiara non soltanto di non essersi provocato da solo (con acido fenico o veratrina), ma di avere addirittura tentato di rimarginare con tintura di iodio e di lenire con vaselina. Mostrandosi in ciò pieno di buonsenso e affatto vittima di uno stato di esaltazione religiosa. Anzi, il futuro santo riconosce di accettare con fatica questo dono dolorosissimo che lo accomunava alla passione di Cristo: -Piuttosto se il Signore me ne liberasse, quanto ne sarei grato!".

Sotto giuramento conferma tutto

Il lettore troverà conferma anche sul profumo di viole che emanava da quelle misteriose ferite, fatto constatato dallo stesso visitatore apostolico e dai confratelli. Padre Pio ammette anche gli altri fenomeni soprannaturali che lo riguardano: le vessazioni diaboliche a quattro anni; le -apparizioni in veglia di Nostro Signore, della Madonna, di san Francesco"; sul fenomeno delle bilocazioni, con molta schiettezza, ne conferma tre su quattro; sulle guarigioni dichiara umilmente: -Io non lo so. Ho pregato per i bisogni delle persone che si sono raccomandate a me"; conferma la sua capacità di scrutare i cuori; conferma anche il fenomeno degli improvvisi innalzamenti della sua temperatura corporea (ipertermia) che raggiunge anche i 48 gradi: -Quando penso al Signore mi sento come in una fornace".
Se Rossi era partito -coll'animo risoluto, come di dover fare un'inchiesta assolutamente obiettiva, ma insieme con una vera personale prevenzione in contrario", il ritratto che alla fine stende di Padre Pio è totalmente positivo e ricco di notazioni interessanti. In sintesi, lo descrive benvoluto dai confratelli, piacevolissimo nel conversare, sereno e gioviale, educato e rispettoso; quando è concitato non invoca i santi ma esclama -per Bacco"; mangia pochissimo e passa ore e ore al confessionale senza toccare cibo; pure si concede alcune "soddisfazioni" alimentari, come una cioccolata o un bicchiere di birra.

La "notte oscura dell'anima"

Nella preghiera Padre Pio è regolare e costante: due ore al giorno di meditazione, un quarto d'ora o mezz'ora di ringraziamento dopo la Messa; ogni giorno recita il Rosario completo e le giaculatorie; se si dilunga oltre il consueto durante la consacrazione, nella celebrazione non è esente da piccoli difetti liturgici; infine, nel fare penitenza non si impone particolari mortificazioni.
Tra la corrispondenza del cappuccino esaminata e controfirmata dal visitatore apostolico - e pubblicata da Castelli - c'è una lettera inviata da Padre Pio a suor Giovanna Longo, che ci rivela come il santo frate - come tutti i grandi mistici, da san Giovanni della Croce alla stessa Madre Teresa di Calcutta - abbia attraversato la sua "notte oscura dell'anima". Così, infatti, si rivolge alla suora: -Prega Gesù che mi dia un po' di luce riflessa...; io non posso respirare con questo peso tremendo che mi opprime". Umanissimo padre Pio.