Famiglia Cristiana n° 41 - ottobre 2006

ICONE A TRE DIMENSIONI

IL CIELO SULLA TERRA

La mostra "Scultura Lignea delle Terre Russe" ai musei Capitolini di Roma e a Palazzo Leone Montanari di Vicenza.

In principio era l'albero. Tutte le culture primitive hanno visto nell'albero non solo un prezioso aiuto materiale, ma anche un simbolo della struttura dell'Universo e quasi uno specchio della condizione umana: i rami protesi verso il cielo (luogo del cosmo, dell'ordine, del paradiso), le radici a scavare nella terra (luogo del caos, degli inferi), le foglie e i frutti a significare vita, abbondanza, ristoro. Nel legno, l'uomo ha incominciato a sbozzare i primi idoli, le prime divinità immaginate in forme umane. Nel cristianesimo primitivo - che inizialmente rifiuta la terza dimensione delle statue che richiamano la cultura greca e l'idolatria - il legno diventa supporto delle prime immagini portatili di Cristo, di Maria e dei santi, prima inamovibili, affrescate a grandezza naturale sul muro.

Nasce così l'icona nella sua forma più caratteristica (in realtà la parola icona dal greco eikón significa semplicemente immagine), oggetto intimo e familiare: icone domestiche da portare in viaggio, icone da regalare alla nascita di un bambino (corrispondenti alla sua altezza), icone da appendere in casa nell'angolo bello, icone di formato più grande che si alternano, esposte in chiesa sui leggii, nelle ricorrenze del tale santo o della tale festa.

Se le icone sono diventate moda e fenomeno culturale in Occidente, meno note sono da noi le icone a tre dimensioni, intagliate e colorate, che fanno parte del mondo e della cultura russa: icone-tabernacoli, chiese da viaggio, porte-regali con complessi intagli decorativi e immagini sacre. Attraverso queste porte, dette regali perché vi passa Cristo re presente nel pane e nel vino, il celebrante entra ed esce dal santuario ortodosso che è nascosto alla vista dei fedeli da una parete di icone (iconóstasi), al cui culmine campeggia un grande crocifisso anch'esso intagliato nel legno e fiancheggiato dai profili (bassorilievi intagliati) di Maria e Giovanni: il cosiddetto Golgota.

Tutti questi reperti prestati dai principali musei russi (Cremlino, Tret'jakov, Andrej Rublev e Igor Grabar di Mosca; musei statali di Pskov, Tjazan, Egor'evsk, Palech) sono ora eccezionalmente visibili fino al 5 novembre attraverso la grande mostra Scultura lignea dalle terre russe (catalogo Electa) che, dopo una prima tappa romana ai Musei capitolini, è ora visibile a Vicenza nella sede di Palazzo Leone Montanari. In tale sede è possibile confrontare queste icone intagliate di pregevole fattura e di straordinario fascino evocativo con la grande collezione permanente di icone su tavola di proprietà di Banca Intesa.

L'influsso che questi pezzi hanno sul visitatore è estremamente coinvolgente. Sotto le vivaci coloriture si sente vibrare la fisicità del legno: le superfici si flettono, le guance si gonfiano, volti, barbe e aureole acquistano volume, si scavano ombre nei profili, si accendono luci nei rilievi. Però - e qui sta l'attrattiva - la dimensione spirituale delle solite icone non solo non si perde con il rilievo della terza dimensione, ma sembra addirittura accentuarsi e trionfare.

La tecnica e il gusto dell'intaglio
In realtà nulla di nuovo: tutta l'arte popolare sotto qualsiasi cielo conosce la tecnica e il gusto dell'intaglio decorativo e il fascino della materia viva dipinta. La fede e l'obbedienza alla tradizione e ai canoni antichi guidavano la mano e lo scalpello di tanti ignoti artigiani (e addirittura l'accetta ruvida dei boscaioli), che nei monasteri, sotto la direzione di un maestro, in Russia come nelle nostre botteghe medievali, concorsero a "inventare" quell'universo nuovo che fu la cattedrale. E, con gusto tutto nordico, quei macrocosmi vennero ridotti in miniatura, forme domestiche dove in pochi centimetri di intaglio leggiamo la storia sacra, le festività, angeli e santi in preghiera di intercessione (deesis) presso il trono di Cristo. Nasce la chiesa e l'iconostasi portatile.

Ma c'è un altro aspetto inedito e di non poco conto in questa mostra: le icone intagliate a bassorilievo con l'effigie di un santo monaco o di un vescovo sono in realtà bassorilievi funebri che vengono posti sopra il sepolcro e ci riportano all'origine stessa delle icone, che sembrano derivino dai primitivi ritratti funebri egizi di El Fayum. Icone che, come sappiamo, hanno il loro prototipo nel volto di Cristo, icone delle icone, le cui fattezze derivano direttamente dalla Sindone di Torino e dal Volto Santo di Manoppello, che recentemente papa Benedetto XVI è andato a onorare nel piccolo centro abruzzese.

Come nei busti e reliquiari d'argento dei nostri altari, da questi ritratti funebri vibra un'aura e una presenza taumaturgica che evoca in qualche modo la presenza del santo trasfigurato. Queste immagini sono fatte poi per essere messe, in formato ridotto, in edicole che le contengono e che possono essere chiuse o aperte, accentuando il valore liturgico e la suggestione dell'esposizione, un po' come avviene per la nostra Madonna nera di Oropa, la cui nicchia viene aperta e chiusa ogni giorno per essere vista (e nascosta) agli occhi dei fedeli. Insomma, questa mostra ci porta nel cuore del culto delle immagini attraverso la grande mediazione della cultura russa e ortodossa. Quella che tutti coloro che amano l'ecumenismo chiamano la "Chiesa indivisa".