Famiglia Cristiana n° 42 - ottobre 2010

SPECIALE MOSTRE

VAN GOGH, ELOGIO DELLA VITA CONTADINA

L'artista olandese fu sempre attratto dai valori umani e morali che essa rappresenta: la sua pittura è un'epopea degli "ultimi".

La seconda metà dell'Ottocento rappresentò un periodo di grandi cambiamenti sociali e ambientali che l'arte - com'è naturale - registrò nei suoi aspetti positivi e negativi. In particolare il tema "ambientale" - modernissimo - del contrasto tra città e campagna viene sviluppato in questa mostra romana incentrata su Van Gogh attraverso una settantina di suoi capolavori (olii, acquarelli e disegni) e una quarantina di opere di altrettanto grandi artisti francesi suoi contemporanei come Millet, Gauguin, Pissarro, Cézanne.

Nel suo percorso artistico e umano Vincent Van Gogh (1853-1890) ha sempre rappresentato la civiltà rurale dell'Olanda, suo Paese d'orgine, attratto dai valori umani e morali che essa rappresenta: i minatori del Borinage, i contadini del Brabante (dove la brughiera lasciava in quei tempi il posto alle prime industrie), i tessitori e i mangiatori di patate.

La pittura dell'artista rappresenta una vera e propria epopea della civiltà contadina, degli "ultimi" che vivono una vita di povertà e fatica. Ma anche di grande dignità umana. In questa sua ricerca egli trova nel pittore francese Jean Francois Millet un punto di riferimento - una paternità spirituale e anche un maestro di disegno da cui copiare direttamente i modelli delle sue figure di contadini e pastori (di Millet in mostra I raccoglitori di fieno del 1850, Il seminatore, 1865; Donna che carda la lana, 1856). In particolare Il seminatore (in mostra un olio su tela del 1888) è un soggetto che Van Gogh ama ripetere in varie versioni, traducendo i toni scuri e terrosi di Millet nei suoi colori squillanti e puri.

Van Gogh è attratto dalle case umili, dalle capanne dei pescatori (Case a Saintes-Maries-de-la-Mer, 1888), dalle cascine di campagna che esprimono il suo bisogno di affetto e protezione dallo "spaesamento" della vita urbana: "Provo simpatia per le nidiate e i nidi, soprattutto quei nidi umani, quei casolari nella brughiera e i loro abitanti".

Per contro la città lo spaventa. Scrive la sorella Elisabeth nel suo memoriale Mio fratello Vincent (Skira): "Che forte impatto dovettero avere su di lui, anima semplice di contadino, grandi città come l'Aia, Bruxelles, Parigi e Londra!". A Parigi Van Gogh rimase un paio d'anni, giusto il tempo per imparare la lezione dagli impressionisti e sottoporre i suoi quadri al giudizio di Camille Pissarro, che egli considerava, dopo Millet, un punto di riferimento imprescindibile.

Di Parigi, Va Gogh predilige gli angoli verdi e tranquilli, le viuzze di Montmartre dove egli stesso abita con il fratello Theo, le piazze alberate, le aiuole e quei ritagli di campagna con orti e mulini che la periferia nasconde (Orti a Montmartre e Montmartre: dietro il Moulin de la Gallette, entrambe del 1887).
Nel 1888 Van Gogh parte per la Provenza attratto dalle atmosfere e dai colori accesi del Sud della Francia: la luce abbagliante dei campi di girasole e di grano, il blu delle notti fiorite di stelle e cipressi (Cipressi con figure femminili, 1889), il fremito grigio-argenteo degli ulivi (Olivi, 1889), le rasserenanti fioriture primaverili (Albicocchi in fiore, 1888).

Vincent Van Gogh Campagna senza tempo-Città moderna
Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 6 febbraio 2011.
Catalogo Skira. Info: tel. 06/67.80.664
www.beniculturali.it