Famiglia Cristiana n° 43 - ottobre 2012

Sembra Giotto, è Carrà

Un pino sghembo occhieggia con la sua chioma verde nel cielo. Il mare si dilata blu inchiostro. Una grotta marina e una casa. Sulla spiaggia vuota un cavalletto e un canovaccio appeso raccolgono la luce di un sole che non c'è. In basso, sotto il pino, una firma: C. Carrà 921. Sembra il particolare di un affresco di Giotto. Invece sono passati sette secoli e siamo nel primo Novecento. L'autore è Carlo Carrà – Pino sul mare, 1921 – che insieme ad altre sue opere sono ospitate ad Alba in una bella mostra antologica che ne ripercorre l'intero percorso artistico. Carrà ha vissuto tutte le più importanti esperienze artistiche dell'avanguardia novecentesca. Conosce innanzitutto il divisionismo di Previati e Segantini, quella "grana lombarda" così come la chiama Roberto Longhi, il grande critico amico di Carrà, nativo proprio di Alba. Sperimenta poi la pittura futurista di cui firma con Boccioni il Manifesto per passare poi alla metafisica di Giorgio De Chirico, dalla cui personalità si distacca per approfondire una "sua" metafisica che ritrovi la "portata spirituale insita nelle forme italiane" (sono parole di Longhi). Così Carrà studia Giotto e Paolo Uccello su cui scrive anche due saggi in cui dichiara di voler "raggiunger con l'olio un carattere di pittura murale e austera". Nel quadro Le figlie di Loth rieccheggia il primitivismo giottesco e una stilizzazione moderna. Infine Carrà scopre il valore metafisico del paesaggio toscano (in particolare la Versilia con le sue marine) e i valori plastici della natura morta, in questo confrontandosi con un grande suo contemporaneo come Giorgio Morandi.

Carlo Carrà 1881 – 1966
27 ottobre 2012 – 27 gennaio 2013
Fondazione Ferrero, Alba
Catalogo 24 Ore Cultura
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