Famiglia Cristiana n° 45 - novembre 2006

INTERVISTA AL CARDINAL SPIDLIK SU CIRILLO E METODIO

QUEI GRANDI "PONTI" TRA ORIENTE E OCCIDENTE

I santi orientali, dice il cardinale Spidlik, "sono una sorta di "Chiesa del centro", terreno di dialogo tra due culture".

Per parlare dei santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e compatroni d'Europa, abbiamo incontrato l'ottantaseienne cardinale Tomas Spidlik, nativo della Moravia, l'attuale Republica ceca che fu terra di missione e patria d'elezione di san Metodio.
- Che cosa può imparare l'Europa dalla cultura slava?
"Il termine "Oriente" è più largo che "Occidente". La vera domanda è: quale aspetto della vita nello Spirito possiamo trovare negli autori orientali che ci aiuti a comprendere meglio la nostra vita spirituale? Nel mio libro La spiritualità russa (Studium, 1991) sono sottolineati ampiamente questi vari aspetti. Ma senza dubbio il più caratteristico di essi è ciò che si può chiamare "la spiritualità del cuore". "Cuore" vuol dire una conoscenza intuitiva e una disposizione stabile alla vita dello Spirito. Il principio della vera unità fra gli uomini non può essere che una persona viva. Nella famiglia questa figura è la madre. Nella grande famiglia umana è la persona di Cristo. E nella storia Cristo vive nelle persone vive, nei credenti, nel suo popolo".
- Nel discorso di Ratisbona Benedetto XVI ha sottolineato l'importanza del logos greco, parola e ragione su cui fiorisce la fede. La cultura slava è più legata al principio intuitivo dell'icona, della conoscenza visiva?
"Platonica e aristotelica è la sola ragione. Il logos dei Padri greci dei primi secoli del cristianesimo è innanzitutto il Figlio di Dio, icona del Padre. L'uomo è stato creato secondo l'"immagine-Cristo". Per i Padri, la facoltà umana che lo manifesta di più è l'intelletto. Ma non per questo sono "razionalisti": essi intendono l'intelletto illuminato dallo Spirito, intuitivo, capace di elevarsi nella preghiera. Da qui vediamo come le due tradizioni si completino a vicenda".
- Ai santi Cirillo e Metodio Giovanni Paolo II ha dedicato una lettera apostolica (Egregiae virtutis, 1980) e un'enciclica (Slavorum apostoli, 1985). Quale modello di santità propongono Cirillo e Metodio?
"Papa Adriano, che approvò l'opera dei due fratelli, aveva visto lontano. C'erano già tante incomprensioni fra Oriente e Occidente e una Chiesa "del centro" avrebbe potuto fare da ponte. Penso che quanto si sperava a quel tempo per la Grande Moravia dovrebbe essere sentito oggi come vocazione per l'Europa intera. Farsi ponte, farsi mediatori. Questo è un primo aspetto. Un altro aspetto del grande esperimento missionario di Cirillo e Metodio fu di dare a tutti la possibilità di lodare Dio nella propria lingua. Questo fatto era raro nel IX secolo. L'odierna psicologia conferma che l'uso di una certa lingua nella comunicazione tra gli uomini è un fattore che influisce molto sulla modalità delle relazioni umane. Lo stesso avviene anche nel rapporto con Dio. Anzi, qui ancora di più, perché nelle espressioni religiose l'uomo parla dal profondo del suo cuore. Il linguaggio liturgico fa nascere una mentalità religiosa".
- Che significato hanno avuto l'adattamento dell'alfabeto slavo di san Cirillo e la traduzione della Bibbia di san Metodio nella nascita della cultura europea?
"L'alfabeto corrisponde alla lingua, e la lingua alla mentalità. La torre di Babele significa l'incomprensione, invece lo Spirito Santo dà a tutti la comprensione delle lingue. Il mondo ne ha tanto bisogno, soprattutto oggi: saper "leggere l'alfabeto degli altri" è un dono spirituale ed ecclesiale".
- Cirillo era un devoto della Sofia, la Sapienza divina. Ma che cos'è questa Sofia che ricorre nelle icone e nella devozione dei popoli orientali?
"è la bellezza del cosmo divinizzato, reso trasparente, in modo che in una cosa ne vedo una più profonda".
- San Metodio è sepolto in Moravia, la terra da cui lei proviene: ci parli del culto di Metodio anche in qualche ricordo personale...
"Fu presso la tomba di san Metodio, a Velehrad, che ho trovato la mia vocazione, e qui ho passato sei anni in mezzo alla tragedia dei popoli europei in guerra. Si impara molto da un'esperienza così".