Famiglia Cristiana n° 45 - novembre 2007

GRAZIE AL MECENATISMO DEI CONIUGI GAIANI

UN NUOVO MUSEO FA GRANDE MONZA

Accanto al Duomo con la Corona ferrea e la cappella della regina Teodolinda, preziosi reliquiari e tesori di oreficeria, dai Longobardi ai Visconti e agli Sforza.

Monza, città del Parco (uno dei più grandi d'Europa), della Villa Reale e dell'Autodromo; Monza col suo splendido Duomo e il campanile appena restaurato. Monza - la città della Corona ferrea - oggi ha un nuovo grande museo d'arte sacra che raccoglie i tesori della sua storia bimillenaria. Dopo dieci anni di lavori, la modernissima struttura, interamente ipogea (underground, si direbbe oggi), si inaugura il 10 novembre, con la presenza del cardinale Dionigi Tettamanzi. Seguono, l'11 e 12 novembre, due giorni di visite guidate gratuite (è necessario prenotare allo 039/32.63.83).
Il nuovo Museo, che ingloba gli spazi della precedente collezione Filippo Serpero, è intitolato a Carlo Gaiani, padre del costruttore e mecenate Franco Gaiani, l'ingegnere che con la moglie Titti, anima dell'impresa, ha voluto regalare al Duomo e a Monza la modernissima struttura e l'intero allestimento museale. Per raccontare una città che fu longobarda, carolingia, viscontea, sforzesca e spagnola; fino alle spoliazioni napoleoniche e al regno d'Italia. Un centro che pur essendo a pochi chilometri da Milano ha saputo conservare quella sua atmosfera così particolare, quell'aria aristocratica che forse i milanesi le invidiano.
Raccontare una terra che è impregnata di memoria antica. Dove aleggia il mito della fondazione longobarda da parte della regina Teodolinda, la cui vita leggendaria è descritta nel Duomo da un ciclo di affreschi che è tra i più belli ed estesi (45 storie) di tutto il Quattrocento lombardo. Opera dei fratelli Zavattari nel più puro gotico internazionale, col suo fondo d'oro in pastiglia.
è alla regina Teodolinda che si deve la conversione dei longobardi al cattolicesimo; la riconoscenza di papa Gregorio Magno - e qui siamo nella storia - si espresse in privilegi e donazioni che fecero di Monza e della sua Chiesa un luogo di grande significato storico e simbolico. Direttamente legato alla cattedra di San Pietro, tanto che ancora oggi qui a Monza, pur essendo in terra ambrosiana, si celebra la liturgia in rito romano.

Tesori di inestimabile valore

Donazioni e privilegi portarono al Tesoro del Duomo di Monza e alla città oggetti di inestimabile valore che ora vengono valorizzati dalla nuova struttura museale. A questi oggetti si deve aggiungere l'"oggetto" per eccellenza: la Corona ferrea, importantissima reliquia che contiene uno dei tre chiodi della passione di Cristo. Con la corona ferrea furono consacrati re e imperatori, da Carlo Magno a Napoleone.
Scendiamo in anteprima a visitare per i lettori di Famiglia Cristiana la nuova struttura, che ospita reperti di così inestimabile valore da lasciarci a bocca aperta, quasi fossimo scesi clandestinamente nelle "segrete" di un "piccolo Vaticano": preziose ampolle e reliquie per contatto provenienti dalle tombe degli apostoli, dalla Terra Santa e dalle catacombe; croci gemmate, tessuti, calici e avori di finissima oreficeria bizantina, longobarda e carolingia; poi suppellettili e oggetti liturgici offerti dai Visconti e dagli Sforza in cambio del prestigio e della legittimazione che la Chiesa di Monza offriva ai potenti di turno.
Con la fondazione di questo nuovo museo si può ben dire che la storia delle donazioni si rinnovi: il Museo Gaiani passa dai 200 metri quadrati della collezione Serpero a 1.400 metri quadrati, quasi una moderna cattedrale sotterranea su due piani o un cinema multisala, ricavato con un ardito scavo di 19 metri di profondità, scendendo fin nel cuore delle fondamenta del Duomo. Dopo averle opportunamente rinforzate, per lo scavo si è ricorsi alla tecnica delle paratie (utilizzata negli scavi della metropolitana milanese), che consiste nell'inserire nel terreno due sponde laterali in cemento unite da un tetto e poi svuotare dall'interno il tunnel.
Visitiamo il Museo mentre gli operai stanno ancora lavorando ai ritocchi: dal primo livello della collezione Serpero scendiamo al secondo e al terzo livello; l'ambiente è ampio e suggestivo, dominato dal grande occhio colorato del rosone gotico originale (in Duomo c'è una copia) che occupa due piani; al primo piano un suggestivo lucernario si apre sull'ampia scala circolare che scende, sottolineata dalla curva di un ampio "boccascena" rosso vivo. Dal lucernario, scorrevole e dotato di sofisticate tende antiriflesso, fluiscono aria e luce.
Si sta ancora studiando come posizionare gli arredi liturgici all'interno delle vetrinette. Bisogna ottemperare le direttive dell'architetto Cini Boeri, del designer Pierluigi Cerri e dell'illuminazione dei fratelli Iannone con le sacrosante preoccupazioni di contestualizzare ogni oggetto secondo il suo uso avanzate dal direttore del museo, Luigi Di Corato: un calice da Messa, per esempio, va elevato con una mensola laterale, mentre un reliquiario o una pisside devono poggiare saldamente su un piano.
Il nuovo Museo del Duomo di Monza nasce da una capacità di lavorare insieme che ha coinvolto gli storici, le sovrintendenze milanesi e i monsignori arcipreti Leopoldo Gariboldi e Silvano Provasi. E, naturalmente, i coniugi Gaiani, che hanno reso possibile tutto questo dando gambe all'impresa, dedicando tempo, energie e risorse a qualcosa che appartiene a tutta la comunità. Secondo uno stile tipico monzese: fare e non apparire. L'ingegnere Gaiani, per esempio, è di poche parole ma si capisce che tutto qui è dipeso da lui: dalle fondamenta all'impianto di condizionamento che mantiene gli ambienti a temperatura e umidità costanti.
Questo museo, del resto, è solo il cuore, la memoria storica, la pompa sotterranea di una linfa viva che scorre nel più vasto complesso del Duomo di Monza, nelle sue cappelle, negli affreschi e nelle quadrerie; e poi fuori, nei vicoli e nelle altre chiese della città, secondo il concetto di "museo diffuso". Dalla perduta chiesa di San Michele, per esempio, viene il bellissimo affresco di scuola giottesca che campeggia restaurato nel museo.

Oltre il museo, la cura del Duomo

Risaliti dal museo, la signora Gaiani ci mostra il Duomo, lo straordinario paliotto d'oro dell'altare trecentesco (con nuova illuminazione), l'affresco dell'Albero della vita dell'Arcimboldi (schermato con tende antiriflesso). Mostrandoci come l'impegno suo e del marito non si fermi qui, alla realizzazione del museo, ma si estenda alla cura di tutto il complesso del Duomo; con la coscienza che ogni particolare va restituito al suo vero possessore: il fedele e il cittadino.
Uscendo viene spontaneo un pensiero: se all'origine della Corona ferrea c'è stata una donna (l'imperatrice Elena, madre di Costantino, che rinvenì le reliquie della vera Croce), e se un'altra donna, Teodolinda, è all'origine del nome di Monza (una colomba le indicò il luogo di fondazione: modo etiam, Modoetiam, Monza); se tutto ciò fa parte di un passato glorioso, è d'obbligo pensare che oggi, realisticamente, senza l'impegno della signora Gaiani e di suo marito il nuovo museo non sarebbe nato. Non è una questione solo economica, ma di volontà, passione, senso civile. Mecenatismo cristiano.