Famiglia Cristiana n° 45 - novembre 2009

INTERVISTA A DAVIDE PERILLO, DIRETTORE DI TRACCE E AUTORE DEL LIBRO "LA FEDE SPIEGATA A MIO FIGLIO"

LIBERI DI CREDERE

Perché bisogna andare a Messa la domenica? Perché bisogna confessarsi? I ragazzi ci provocano, ma è proprio rispondendo alle sfide che li aiutiamo a crescere. Anche se dicono "no". Oggi non è un giorno qualunque.

Un tempo la fede si tramandava di genitore in figlio naturalmente, attraverso le preghiere, l'esempio di vita e la pratica religiosa. Le domande che un ragazzo poneva in casa erano semplici, come semplici erano le risposte, spesso desunte dal Catechismo di Pio X. Domande e risposte rimandate a memoria ma che erano una buona guida e facevano riferimento alla ragione, davano risposte esaustive.
Oggi tutto ciò non basta. I "perché" sulla fede si sono moltiplicati, la società è diventata più complessa e lontana da Dio, la coscienza cristiana è aggredita da dubbi e obiezioni. La fede dei nostri padri rischia di perdersi.
Così il giornalista Davide Perillo, abituato a fare domande alla gente, si è lasciato interrogare dai "perché" sulla fede e ha tentato di rispondere in un libro intitolato La fede spiegata a mio figlio. Si tratta di 50 domande a cui il 43enne giornalista - che per molti anni ha lavorato al Magazine del Corriere della Sera e oggi è direttore di Tracce, rivista internazionale di Comunione e liberazione -, risponde in modo semplice, come se parlasse ai suoi tre figli: Francesco (7 anni) che frequenta le elementari, Maria (11 anni) che frequenta le medie, Emanuela (15 anni) iscritta alla seconda liceo.
Aiutato dalla moglie Rossella, che ha partecipato alla stesura, Perillo ha lanciato questa sfida innanzitutto a sé stesso. La fede spiegata a mio figlio non vuole essere né un catechismo in pillole né una guida o un vademecum per la fede, ma solo una traccia utile ai genitori e agli educatori per approcciare il problema: come educare mio figlio alla fede? Come rispondere alle domande e alle obiezioni più ricorrenti su Dio, la Chiesa, il peccato, gli angeli, l'aldilà? Un libro pieno di esempi, che rappresenta quasi una piccola inchiesta sull'emergenza educativa e sull'educazione alla fede oggi in famiglia.
- Perillo, come nasce questo libro?
"Dalla sventagliata di domande che i nostri figli hanno fatto a mia moglie e a me con sempre maggiore insistenza in questi anni".
- Ci può fare qualche esempio?
"Si va dalle domande più scontate sul perché andare a Messa la domenica o sulla necessità della Confessione a quelle più curiose e complicate. Per esempio, in occasione dell'ultimo Conclave, mia figlia mi chiese come si fa a scegliere il Papa "giusto" senza sbagliare".
- Parliamo di educazione alla fede. Se è un dono, come lei scrive, un figlio può anche rifiutarla...
"Questo è un aspetto drammatico e insieme affascinante dell'educazione: accettare che i tuoi figli possano anche dire di no alla tua proposta. Se mia moglie e io cerchiamo di comunicare la fede ai nostri figli è perché siamo contenti di ciò che viviamo e desideriamo che anche loro incontrino la stessa bellezza. Però pure se tu desideri questo con tutto il cuore, se cerchi di creare un clima familiare favorevole, adatto e che li sostenga, tutto ciò può non bastare. Perché, alla fine, devi inesorabilmente fare i conti con la loro libertà: non puoi sostituirti a loro. Del resto, se i figli non avessero la possibilità di dirti di no, non avrebbero nemmeno quella, affascinante, di dire di sì".
- Quindi nessuna garanzia tra lo sforzo educativo e i risultati che si ottengono, tra la semina e il raccolto?
"Non puoi dare niente per scontato, non puoi mai stare tranquillo solo perché hai creato una serie di condizioni o perché sei stato capace di rispondere alle domande che i tuoi figli ti pongono. Non c'è nessuna garanzia. Il rischio dell'educazione presuppone sempre quello della libertà: non vuoi bene a tuo figlio se non vuoi bene alla sua libertà".
- Educare ed educare alla fede: che differenza c'è?
"Per noi la fede è ciò che dà forma e gusto alla vita: è il compimento dell'umano e quindi educare ed educare alla fede sono la stessa cosa. La fede è la bellezza di tutto ciò che facciamo, del lavoro e dello studio come del mangiare e del bere. Con la fede, la vita è cento volte più bella, più ricca, più umana".
- Così sembra tutto facile: i vostri figli vedono come vivete voi, le cose che fate, il gusto che ci mettete...
"Più bello forse sì. Più facile non saprei, perché la proposta cristiana passa, come dicevamo, sempre attraverso la cruna dell'ago della libertà. Il titolo del libro La fede spiegata a mio figlio sottolinea come "spiegare" significhi dare le ragioni: la ragionevolezza della fede è ciò che le dà respiro. Se non fosse ragionevole, la fede non avrebbe stoffa né concretezza, sarebbe sterile e senza fiato. Però la fede non si può comunicare solo attraverso delle spiegazioni. La fede passa attraverso un incontro. Il cristianesimo si è sempre diffuso così e questo criterio vale anche in famiglia; ed è una sfida per i figli, che sono costretti a fare i conti con questa febbre, con questo gusto di vita".
- A proposito di obbedienza e fiducia, nel libro lei fa un esempio molto semplice, un figlio torna a casa e incrocia il papà che sta uscendo di fretta e gli grida: "Non accendere il televisore, poi ti spiego". Il figlio non capisce ma non c'è tempo per le spiegazioni: si fida e basta. Il papà va in negozio prima che chiuda e torna a casa con un filo nuovo da sostituire, altrimenti l'apparecchio avrebbe fatto cortocircuito. I vostri figli si fidano di voi o dovete sempre spiegare ogni cosa?
"è sempre una battaglia serrata. Anche quando ti contestano, la loro è sempre una sfida; è come se ti dicessero: "Fammi vedere, se nonostante le mie provocazioni tu tieni i piedi ben piantati su un terreno solido". Questo è il fattore decisivo: la fede resta come proposta anche quando ci si scontra. è decisivo il fatto che cercano sicurezza in te. Ed è decisiva l'unità tra marito e moglie come capacità di dare ragione di quello che vivono ai figli".
- Quali sono i momenti più belli della vostra vita in famiglia?
"Quelli in cui riusciamo a stare tutti insieme e, per il mio lavoro di giornalista, non sempre questo è possibile".
- Questo libro potrebbe essere utile in un'aula dove si insegna religione?
"A me è servito scriverlo per chiarire innanzitutto a me stesso alcune questioni sulla fede e quindi penso che potrebbe essere utile anche a chi si occupa dell'argomento per professione".
- Cosa pensa del dibattito sull'ora di religione?
"L'ora di religione è fondamentale per i ragazzi: senza un metodo e dei criteri di riferimento non puoi scegliere, non sei veramente libero. Per me e anche per tanti miei amici l'ora di religione a scuola è stato il momento in cui siamo stati sfidati di più a fare i conti con la profondità e la ragionevolezza di certe domande legate alla fede: l'opposto dell'indottrinamento".
- In un altro punto del libro lei afferma che, se tutte le religioni hanno un valore grandissimo, è rimanendo fedeli alla propria e spiegandone all'altro le ragioni che diventa più facile l'incontro con lui. Può spiegarci meglio questo paradosso?
"Il fattore religioso non può essere strumento di separazione se non nelle sue estremizzazioni. La religione nasce dall'uomo che prende sul serio fino in fondo le proprie esigenze elementari. Inevitabilmente questo percorso ti fa sentire vicino, ti fa stimare gli altri che, pur appartenendo a culture e tradizioni differenti, stanno facendo il tuo stesso cammino. La religione non può mai essere fattore di divisione".

RISPOSTE SEMPLICI E CONCRETE PER TUTTI

Con i ragazzi, si sa, non è complicato comunicare l'idea di un Dio Padre e Figlio, mentre da sempre raccontare lo Spirito Santo si rivela molto più difficile.
"Pensa che roba ha fatto Dio con noi", spiega invece con naturalezza Davide Perillo, autore di La fede spiegata a mio figlio (pp. 180), l'ultimo volume della serie "L'arte di educare" acquistabile questa settimana con Famiglia Cristiana. "Non solo ci ha creato per amore. Non solo ci ha donato suo Figlio, per salvarci attraverso la sua compagnia, ma ci dà anche la forza e i mezzi per riconoscerlo, per dirgli sì".
Risposte chiare, semplici, concrete, che non sfuggono né impongono il proprio credo, rappresentano la preziosa ed efficace caratteristica del testo che si rivela uno strumento valido per tutti, per coloro che partecipano alla vita della Chiesa, ma anche per quelli che, allontanatisi, sentono l'esigenza di capire le ragioni della fede.