Famiglia Cristiana n° 48 - novembre 2004

A ROMA DUE GRANDI MOSTRE SU BRUNO GRASSI, SURREALISTA E CRISTIANO

VIAGGIO DI UN PITTORE

Una giornata con l'artista piacentino che l'anno prossimo esporrà anche al Parlamento europeo di Bruxelles.

La voce al cellulare è affannata: Bruno Grassi sta imballando le sue grandi tele nell'ex convento di Calendasco (Piacenza) dove vive con la moglie e i figli. Siamo andati a trovarlo in un momento particolarmente febbrile, alla vigilia della grande mostra Bruno Grassi tra sacro e profano che monsignor Renzo Giuliano inaugurerà il 23 novembre a Roma, nella splendida basilica michelangiolesca di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri (piazza Esedra, davanti alla stazione Termini) e che rimarrà aperta fino a pochi giorni prima di Natale. L'anno prossimo poi i quadri di Bruno Grassi saranno esposti al Parlamento europeo di Bruxelles.
La mostra romana avrà due sedi: le opere "sacre" di Grassi verranno esposte in Santa Maria degli Angeli, quelle "profane" alla Galleria Ca' d'Oro in piazza di Spagna. Ma ci basta stringere la grossa e calorosa mano dell'artista per capire che, in realtà, con un uomo come Grassi questa distinzione tra "sacro" e "profano" non ha ragione di esistere.
Iniziamo con lui un piacevole, veloce pellegrinaggio su e giù per le colline piacentine, per vedere i "suoi" luoghi. Grassi non è un pittore di paesaggi, a lui interessa di più la figura umana e, tra tutte, soprattutto quella di Cristo e di Maria. Passiamo davanti alla chiesetta di Biana di Bettola dove, ci racconta, a 17 anni dipinse sul muro il suo primo Cristo che spasima in croce: l'affresco venne subito cancellato con la scusa che "aveva i piedi troppo lunghi". In realtà quell'immagine di Cristo sofferente era troppo cruda, come quella del Cristo della Passione di Mel Gibson. Da quel giorno Grassi ha continuato a dipingere Cristo così, sanguinante, come l'ha sempre sentito vicino alla sua sensibilità.
Scollinando giungiamo alla prima tappa del nostro viaggio: la chiesetta di Bramaiano di Bettola con l'antico oratorio, edificata nel 1725 da don Tommaso Negri; Grassi ha acquistato l'intero complesso e lo sta restaurando aiutato dal figlio Aldo. La chiesetta si è salvata con i suoi arredi, le suppellettili, i messali e l'antico quadro della Madonna del Buon Consiglio che campeggia tra le pareti, affrescate da Grassi con angeli che portano l'annuncio a Maria. Ci troviamo in un piccolo scrigno d'arte e di fede: al centro, sull'altare, il tabernacolo con l'Eucarestia e un inginocchiatoio per l'adorazione.
Cristo presente, sanguinante e che soffre, come nelle pale d'altare dei pittori fiamminghi; Cristo e la sua Passione come antidoto alle moderne eresie, così come i Sacri Monti lo furono al protestantesimo. Anche qui oggi, su queste colline da cui si vede nitidissimo tutto l'arco alpino, siamo davanti a un uomo che a Cristo ci crede davvero, senza tantne parole; un uomo che compra sui mercatini le reliquie dei santi rubate alle chiese, per restituirle al culto e alla devozione.
La nostra seconda tappa è un paesino della val Trebbia, a pochi chilometri da Bobbio: anche qui Grassi (è la sua seconda passione, dopo la pittura) ha restaurato un piccolo rifugio che ha arredato con "i segni del sacro": antichi crocifissi, rosari, quadri e ancora reliquie. Ma come si fa a disquisire di sacro e di profano con un uomo così? Come si fa a distinguere la bellezza femminile "profana" che è il tema della mostra alla Ca' d'Oro dalla bellezza "sacra" di Cristo, di Maria e degli angeli, cioè delle tele che verranno esposte nella basilica che ricorda i primi martiri sotto Diocleziano? Dopo avere conosciuto Bruno Grassi ci rendiamo contro che è una sola la Bellezza che nasce dal suo pennello di poeta e di credente. Dalle colline scendiamo verso Calendasco, ultima tappa del nostro viaggio: qui nel "suo" ex-conventino riusciamo finalmente a sbirciare quelle tele che ancora aspettano di essere imballate per Roma. Ecco Le nozze di Cana con Gesù a tavola circondato leggiadre figure femminili, sedute davanti a trasparentissime brocche d'acqua e splendidi intrecci di fiori: "Sono le anime assetate di Gesù" commenta Grassi. Ecco La pesca miracolosa con la rete sptesa, colma di pesci che un discepolo cerca di trascinare a riva, mentre Gesù siede immobile sulla barca. Quel discepolo ha il volto di Edoardo, il figlio minore di Grassi, ed è ancora del figlio il volto di Cristo nella Resurrezione.

Volti che abbiamo già visto
I personaggi di Grassi hanno un'espressione familiare, sembra quasi di averli già incontrati da qualche parte; questo fatto rende straordinariamente attuale la sua pittura: è come se l'artista, forse inconsciamente, fissasse sulla tela personaggi e volti d'oggi. Nel quadro La presenza una donna è sorpresa di trovarsi accanto, seduto sulla poltrona di casa, Gesù flagellato: il suo primo istinto è quello di girare la faccia per l'orrore ma poi capisce - e noi con lei - che l'abbandonarsi a Lui è l'unica saggezza possibile. L'abbandono è la parola-chiave, il segreto di tutti i quadri di Grassi, sacri e profani che siano. Abbandono alla vita così com'è. Sembrano quadri sognanti, quelli di Grassi, ma non è così. Vittorio Sgarbi l'ha inserito nella grande mostra Surrealisti padani (Piacenza, 2002). Ma, al di là del surrealismo, Grassi è un uomo felice perchè, attraverso l'arte, ha incontrato la Realtà più bella e più grande che ci sia.