Famiglia Cristiana n° 48 - novembre 2006

CHE VITE, QUEI TIEPOLO

Padre e figlio raccontati da Alvise Zorzi.

Nella Venezia del Settecento si snoda la vicenda artistica e familiare di Giambattista Tiepolo, pittore ricercatissimo per le sue grandiose scenografie: allegorie sacre e profane, immagini fluttuanti nell'aria da lasciare a bocca aperta e naso all'insù i sovrani illuminati e il clero di mezza Europa; che se lo contendevano a suon di ducati, fiorini e corone. Soffitti e pareti affrescate di ville, chiese e palazzi di Venezia, Vicenza, Udine, Bergamo Milano; la residenza del principe-vescovo di Wurzburg in Baviera; e la sala del trono di Carlo III nel palazzo reale di Madrid, ultima tappa di un viaggio che lo vede accompagnato dal figlio pittore Giandomenico. Protagonista a cui Alvise Zorzi affida alcuni dialoghi con l'abate Rubbi, in cui il figlio "racconta" il padre.
Tra la prima di queste conversazioni ("davanti alla bottega della malvasia" in campo Santi Apostoli) e l'ultima, nel buen ritiro di Giandomenico nella casa di campagna di Zianigo, l'autore conduce la narrazione con la sicurezza dello storico che di Venezia e dintorni sa proprio tutto: gli intrecci di parentele, la geografia dei luoghi, persino il debito di 1.926 lire venete con la bottega dei colori dello Scotti, in campo san Luca, piccolo neo nell'ingente patrimonio lasciato da Tiepolo padre alla famiglia (60.000 ducati e grandi proprietà immobiliari).
Giandomenico non rimane oscurato dalla figura paterna ma trova un suo spazio, una sua identità: si fa poeta della realtà, dei poveri cristi nascosti sotto la maschera dei suoi Pulcinella. Maschere e ombra di una ex-Venezia ormai sotto il dominio francese; città al tramonto dove - dopo i Bellini, i Vecellio, i Caliari e i Bassano - si esaurisce con i Tiepolo anche l'ultima dinastia di grandi pittori.

Alvise Zorzi
L'OLIMPO SUL SOFFITTO - I due Tiepolo tra Venezia e l'Europa
Mondadori (17€)