Famiglia Cristiana n° 49 - dicembre 2006

LA CONVERSIONE DI MASTERBEE, ARTISTA E MAESTRO DI MEDITAZIONE

DALLO ZEN A GESù

Viaggio alle sorgenti delle grandi religioni orientali. Per approdare alla Chiesa attraverso l'amicizia con padre Raniero Cantalamessa.

"Ritorna là da dove sei venuto e vi troverai quello che stai cercando". Queste parole, che un maestro indù rivolse un giorno a Masterbee (come egli stesso ricorda nella sua autobiografia spirituale, Mendicante di luce, edita da san Paolo), sono la sintesi dei viaggi e degli incontri compiuti "dal Tibet al Gange" da questo affermato artista, nato 66 anni fa nella Svizzera tedesca, che aveva cercato l'illuminazione nel buddhismo, nello yoga e nello zen. E che oggi, con questo suo libro-testimonianza, scritto su invito di padre Raniero Cantalamessa, non rinnega quel passato ma lo usa come un formidabile trampolino di lancio per un ritorno a Cristo, a quel Gesù amato e invocato fin dall'infanzia.

Per conoscere Masterbee siamo andati a trovarlo nella sua casa-eremo dove vive con la moglie Kicka, cantante e scultrice. Entriamo. La luce è filtrata da tende colorate. Alle pareti i suoi quadri del periodo della ricerca interiore (insight) si alternano alle sculture di Kicka e a bellissime icone di Cristo e di Maria (neoiconografia). La voce di Masterbee e il suo sguardo chiaro e penetrante esprimono la gioia di chi ha trovato la fonte: nella preghiera, nella Messa quotidiana, nell'amore per gli ammalati per cui prega con Kicka ogni giorno.

- Maestro, qual è la cosa più importante nella vita?
"L'incarnazione di Cristo è il più grandioso avvenimento di tutta la storia dell'umanità. Cristo ha rinnovato la materia trasformando il mondo e riportando l'intero cosmo all'origine della sua causa primordiale: il Padre. Solo oggi siamo in grado di essere aperti verso tutte le tradizioni religiose autentiche. Infatti, grazie alla comprensione che tutta la materia nella sua essenza è energia, possiamo giungere all'intuizione profonda dell'unità indivisibile della creazione, senza perdere la nostra autentica tradizione religiosa".

- Cosa ha rappresentato per lei la pubblicazione di questo libro?
"Si tratta del racconto di tutta la mia ricerca interiore dell'Assoluto, durata decenni. Abbiamo ricevuto già molte testimonianze che dimostrano come questo libro abbia la capacità di toccare il cuore dei lettori".

- Lei ha scritto "Mendicante di luce" su invito di padre Cantalamessa: che cosa rappresenta la vostra amicizia?
"Padre Cantalamessa rappresenta la persona più importante della nostra conversione a Cristo. Egli, con la dovuta prudenza, da vero padre spirituale ha intuito l'autenticità della nostra esperienza. La nostra è un'amicizia profonda. All'inizio non ero disponibile a raccontare la mia vita; ma poi ho accettato, per obbedienza e, soprattutto, per amore verso di lui, di Cristo e della Chiesa".

- Cosa ha significato la lettura di stralci della sua autobiografia davanti a Benedetto XVI?
"Sono stato sorpreso e meravigliato nello stesso tempo. Mi ha colpito l'effetto positivo e come sia stato accolto dal Santo Padre e dai cardinali".

- Cosa cercavano le persone che si rivolgevano a lei come maestro zen, e cosa cerca oggi chi la contatta?
"Cercavano la via dell'illuminazione interiore e oggi ancora mi cercano per trovare la via del cuore, attraverso la preghiera di Gesù, che ho imparato da uno staretz ortodosso e che pratichiamo al posto della meditazione del profondo. Cerchiamo di aiutare le persone a ritrovare le loro radici religiose, a riscoprire la perenne novità del Risorto".

- L'incontro con il cristianesimo le ha fatto rinunciare alla bellezza incontrata nelle altre tradizioni religiose?
"La bellezza delle altre tradizioni non è scomparsa dalla mia coscienza, ma quelle esperienze, pure importanti, non sono state in grado di trasmettermi la Luce che ho incontrato in Cristo. Ogni autentica tradizione è ispirata da Dio nel suo imperscrutabile disegno divino. Le tradizioni religiose sono il più grande dono di Dio, senza di esse la vita perderebbe significato".

- Se nei sacramenti c'è la presenza di Dio e si tocca il vertice dell'incontro con Lui, quale valore hanno le pratiche di meditazione?
"Le pratiche di meditazione orientali per noi sono limitate. La ricerca del sé è solo una tappa del nostro percorso verso l'assoluto. La preghiera di Gesù della tradizione ortodossa sostituisce la meditazione buddista e induista. Con la sola ricerca del sé interiore l'uomo non può salvarsi. La salvezza deve venire dall'alto e si è perfettamente realizzata con la venuta di Cristo. Abbiamo nei sacramenti il culmine della trascendenza: in essi riceviamo e sperimentiamo l'amore di Dio".

- Come è cambiata la sua arte dopo la conversione, e qual è il ruolo dell'attività artistica nella sua vita spirituale?
"Il contenuto della nostra arte è sempre stato la ricerca interiore e dell'Assoluto. Dopo la conversione a Cristo, la nostra arte è stata profondamente segnata. Kicka nella musica ha creato nuove composizioni e nelle arti plastiche realizza un transfert dalla sofferenza umana in quella divina e luminosa di Cristo. Da parte mia esprimo l'inesprimibile attraverso la serie delle Ultime cene e la nuova iconografia cristologica. L'arte per noi è preghiera e comunicazione con la trascendenza. Sentiamo nel cuore la chiamata a testimoniare la grande luce di Cristo nel mondo con l'arte che abbiamo ricevuto in dono".

- Nel suo libro lei racconta dei rischi delle pratiche medianiche e magiche: ce ne vuole parlare?
"Le pratiche medianiche e la magia fanno perdere l'anima. Personalmente ho sperimentato la devastante forza che queste forze esercitano sulla psiche e sull'anima. La magia è diabolica e vuole sostituirsi a Dio, col pretesto di aiutare l'uomo lo cattura con false promesse e lo lega alle potenze delle tenebre. A chi ha avuto a che fare con la magia consiglio di rivolgersi alla Chiesa, che sola è in grado di liberare l'anima".

- Cosa ha significato la compagnia di sua moglie nella sua ricerca, e come vede oggi il rapporto uomo-donna?
"Mia moglie è stata messa sul mio cammino da Dio, la sua presenza ha agevolato la mia ricerca della trascendenza. Viviamo in profonda comunione spirituale. Il rapporto tra l'uomo e la donna è il più grande dono di Dio. Ma occorre mettere da parte il nostro io negativo e sostituirlo con il dono dell'amore. Se Cristo è al centro, la coppia raggiunge la più alta gioia spirituale. Per l'uomo d'oggi la sfida del matrimonio è la più interessante, ma anche la più difficile. La coppia che chiede aiuto nella preghiera e nei sacramenti è sicura. L'indissolubilità non è un'utopia, ma uno dei più grandi doni e verità che Cristo ha lasciato alla sua Chiesa".

- Nelle difficoltà tra islam e cristianesimo quale via d'uscita vede?
"Il dialogo, la stima reciproca, l'amore, la sincerità, la chiarezza e la fermezza, come insegnano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sono fiducioso e convinto che le relazioni tra islam e cristianesimo troveranno il loro giusto equilibrio".

- Lei è partito come "mendicante di luce" e ora che è stato investito dalla Luce di Cristo cosa cerca ancora?
"Non cerco altro che la grazia di rimanere nella Sua luce e misericordia".

Ci congediamo. Masterbee e Kicka stanno chini sulla porta a mani giunte. Kicka mi spiega: "Stiamo salutando la tua anima e la Trinità che la inabita".