Famiglia Cristiana n° 50 - dicembre 2007

"I classici della spiritualità cristiana"
"GESù" di JOHN HENRY NEWMAN

UN'ANIMA IN RICERCA

Monsignor Camisasca racconta con passione la figura del cardinal Newman, il cui motto fu: "Il cuore parla al cuore".

Mentre è in atto il processo per la causa di beatificazione del venerabile cardinale John Henry Newman (1801-1890), per cui Giovanni Paolo II esortò a pregare affinché la Chiesa riconoscesse "la santità esemplare di uno dei campioni più versatili e illustri della spiritualità inglese", abbiamo chiesto a monsignor Massimo Camisasca di presentarci il suo pensiero.

- Monsignor Camisasca, in cosa consiste l'attualità di Newman?
"Uno dei fuochi principali del pontificato di Benedetto XVI è quello di aiutarci a riscoprire la grandezza e il limite della ragione umana. è un tema che ha percorso anche il pensiero di Giovanni Paolo II. è l'eterna lotta contro la pretesa, propria di ogni razionalismo, di relegare Dio nell'irrazionalità e la fede in Lui in un mistero assolutamente inconoscibile. Newman è stato un grande combattente in questo senso. Il suo non fu un progetto astratto, tutto nacque da un dramma personale molto acuto. Fin dai tempi in cui era studente a Oxford, egli voleva comprendere le ragioni che fanno della Chiesa il luogo più adeguato alla crescita dell'uomo, quindi anche allo sviluppo autentico della ragione. Questa sua ricerca personale lo ha portato a passare dalla chiesa Anglicana a quella Cattolica, trascinando dietro di sé tutto un movimento di studiosi e amici, il cosidetto "movimento di Oxford". Ma soprattutto, è la sua semplicità ad attirare la mia ammirazione. Nella profondità dei suoi scritti si legge l'esperienza di un'anima in ricerca, senza preconcetti, colpita dalla presenza di Dio che gli viene incontro".

- Giovanni Paolo II nell'enciclica Fides et ratio sottolineò come Newman giunse a una sintesi eccezionale fra fede e ragione, "due ali sulle quali lo spirito umano raggiunge la contemplazione della verità". In cosa consiste questa sintesi?
"Newman è il grande avvocato della coscienza, in tempi anteriori a Freud e a tutto lo sviluppo della modernità. La coscienza è per lui il luogo in cui emergono le due evidenze basilari: l'esistenza dell'io e l'esistenza del Dio creatore. A partire da questa esperienza primaria, Newman arriva alla conoscenza della verità, percorrendo l'itinerario che, da tutte le manifestazioni della verità stessa, conduce la ragione a scoprirla e a valorizzarla. Al centro del pensiero di Newman, dunque, è l'uomo che, nella sua integrità, arriva a scoprire, attraverso una molteplicità di esperienze, i diversi volti dell'unica verità".

- Che tipo di religiosità e di approccio al sacro viene dalla lettura dei Sermoni?
"Newman ha scritto che, in questo mondo, vivere è cambiare. La perfezione consiste perciò in una docilità al cambiamento. In effetti, il travaglio della sua conversione lo ha molto segnato. Ne sono testimonianza i suoi Sermoni, ricchi di un dialogo vivace e molto spesso drammatico con Dio. Newman non è mai scettico o cinico. Le sue difficoltà non lo hanno mai portato a dubitare. Sapeva che il suo rapporto con Dio nasceva dalla positività di una salvezza presente, concreta, incarnata".

- Qual è il tema a lei più caro che Newman sottolinea?
"Le radici di Newman, il suo riferirsi ai Padri della Chiesa, che traduceva e studiava per comprendere le strade di una riforma della Chiesa nel suo tempo. Quella Chiesa che vedeva sgretolarsi tra un eccessivo liberalismo da una parte e un tradizionalismo ormai vuoto di contenuti dall'altra. Questa sua ricerca è poi diventata domanda di che cosa Dio chiedeva personalmente a lui. La sua storia personale e la storia del mondo si sono intrecciate così in uno scambio molto fertile".

- La bella espressione cor ad cor loquitur, "il cuore parla al cuore", è stata il motto cardinalizio di Newman. Ma oggi chi ci parla più così?
"Newman parla al nostro cuore perché è stato conquistato dal cuore di Cristo. Il cuore, nel senso biblico della parola, esprime quella sintesi di amore e di bisogno di essere amati che solo Dio può colmare pienamente. Più leggiamo Newman, più percepiamo che egli non parla di Gesù, non fa dei discorsi su Gesù, ma parla con Gesù e parla a Lui. Solo chi è stato rapito così potrà a sua volta trasmettere quella esperienza, quasi senza accorgersene".

- Mettendo al centro il mistero dell'incarnazione di Cristo, John Henry Newman supera il principio protestante della "sola Scrittura" e si avvicina alla Chiesa cattolica come al luogo, al sacramento della Sua presenza. Se la persona di Cristo è il centro, con che spirito bisogna leggere la Sua Parola?
"Occorre entrare nell'idea che Newman aveva del dogma: non una realtà intellettuale ma una tradizione vivente, una forma permanente di ogni epoca della Chiesa che bisogna sempre ritrovare, recuperare. Cosa che lui ha fatto attraverso il suo cammino personale di conversione. In questo modo ha superato una lettura della Parola ridotta a formule vuote, puramente concettuali, per riscoprirla come vero luogo di incontro con Cristo presente".

LA FEDE E L'AMORE: UNA SOLA FIAMMA
Il libro "Gesù" è una selezione di 24 tra i sermoni domenicali più significativi tenuti dal 1828 al 1843 nella chiesa di St. Mary di Oxford dal parroco anglicano John Henry Newman, convertitosi al cattolicesimo nel 1845 e nominato cardinale nel 1879 da Leone XIII.
Si sente il respiro del pastore d'anime che, come notarono i suoi contemporanei, sembrava "leggesse nel cuore dei presenti e rivelasse i loro i pensieri più intimi".
In particolare, nel sermone Fede e amore Newman pone la grande domanda: "è l'amore a scaturire dalla fede o la fede dall'amore?". Vale la pena di leggere tutto il capitolo per capire la straordinaria capacità di Newman di superare con l'esperienza ogni dualismo intellettuale. Non è l'amore che produce la fede; né è la fede che produce l'amore. "Noi non siamo salvati da nessuna di queste due cose, ma dalla fiamma celeste dentro di noi che, mentre consuma quello che si vede, aspira a quello che non si vede".