Famiglia Cristiana n° 51 - dicembre 2007

IL PAPA NELLA "SPE SALVI", COMASTRI NEL ULTIMO SUO LIBRO E BENIGNI RIFLETTONO SU...

QUEL Sì DI MARIA

L'Annunciazione ha ispirato da sempre artisti e poeti, che hanno provato a immaginare quel colloquio intimo e misterioso, durato una manciata di minuti (o forse un'eternità?), che ha cambiato la storia.

L'annuncio dell'angelo a Maria. Il mistero dell'incontro tra l'umano e il divino. L'Annunciazione che, da sempre, ha ispirato artisti e poeti. Ciascuno ha provato a immaginarsi quel momento descritto da Luca in modo così asciutto ed essenziale nel suo Vangelo. Quel colloquio intimo e misterioso durato una manciata di minuti. O forse un'eternità.
Due volte parla l'angelo a Maria: "Rallegrati" e "Non temere". E tra quelle due frasi, Luca riporta il turbamento della donna che si chiede in cuor suo che senso avesse quello "strano" saluto. Poi rompe il silenzio e pone la questione: "Come è possibile?". L'angelo le risponde: "Lo Spirito Santo scenderà su di te". E Maria suggella quell'incontro con il suo umile e prezioso sì: "Eccomi!".
Partendo da questa scarna cronaca, artisti e poeti hanno arricchito il quadro di particolari, grazie alle suggestioni offerte dai vangeli apocrifi e dalla letteratura patristica: la stanza, gli arredi, il pozzo, il trono, il filo che Maria stava tessendo o il libro che aveva tra le mani, a indicare il Verbo di Dio che in lei si stava facendo carne.
Dal "sì" di Maria dipendeva la salvezza del mondo. Benedetto XVI, nella sua recentissima enciclica Spe salvi si rivolge alla madre di Gesù così: "Tu vivevi in intimo contatto con le Sacre Scritture di Israele, che parlavano della speranza. Così comprendiamo il santo timore che ti assalì quando l'angelo del Signore entrò nella tua camera. Per mezzo tuo, attraverso il tuo "sì", la speranza dei millenni doveva diventare realtà, entrare in questo mondo e nella storia".
Quel "sì" cambiò la storia. A sorpresa anche Roberto Benigni, nella sua lectio Dantis televisiva, commentando il quinto canto dell'Inferno (che parla dell'amore umano tra Paolo e Francesca), si è fermato a riflettere sul sì di Maria: "Dall'eternità dei secoli tutta l'immensa saggezza di Dio si era persa in quel punto, in quella donna. Dio impazziva perché temeva che Maria potesse dirgli di no. Dio impazziva come tutti noi quando siamo innamorati e ci aspettiamo che quella donna ci dica di sì!".
Già nei primi secoli i Padri della Chiesa avevano sottolineato la decisività di quel momento in cui tutto il creato - la Trinità stessa, dall'alto - attendeva trepidante quella risposta dalle labbra di una ragazza ebrea di sedici-diciassette anni! E san Bernardo di Chiaravalle, cantore di Maria, addirittura la incita: "O Vergine, da' subito la tua risposta. Perché indugi? Perché temi?".
Maria avrebbe potuto dire di no e la storia della salvezza non si sarebbe compiuta. Benigni ce lo ricorda: "Dio ci ha fatti liberi: gli si può dire di no! è questa la cosa più impressionante: Maria avrebbe potuto dire di no a Dio e lui non avrebbe potuto farci niente!".
Maria accettò e Luca, da buon cronista, raccolse le poche frasi di quel dialogo fatto di parole e silenzi. Non solo, ma, essendo secondo la tradizione anche pittore, fece un ritratto di Maria che ne tramandasse le fattezze umane. Una specie di foto-ricordo.
E l'icona di Maria con il Bambino dipinta da Luca diventò il modello, il prototipo di tutte le Madonne che si sarebbero moltiplicate nei secoli nelle nostre chiese, nei santuari e nelle cappelle, nelle edicole dei crocevia e addirittura sul selciato delle nostre piazze, dove ancora oggi i madonnari disegnano il volto di quella donna che ha cambiato la storia. E che con la sua maternità ha dato a tutte le donne - alla loro maternità - una dignità che non avevano mai avuto prima.
"Dio è stato vinto in quel punto dal sì di Maria e Dio è vinto da noi, dalla nostra natura, dal compiersi della nostra dignità, dalla dignità della Madonna", ha proseguito Benigni. "La nostra dignità è la cosa più cara agli occhi di Dio. Da allora tutte le donne divennero "madonne", proprio Madonne a cui ci si inchinava. Da quel giorno la storia dell'arte è cambiata, la donna è diventata protagonista".
"Nelle madri si rivela l'amore gratuito di Dio. Ma se si annebbia il mistero della maternità, il mondo precipita nell'inciviltà", ha detto monsignor Angelo Comastri alla presentazione del suo ultimo libro, L'angelo mi disse. Autobiografia di Maria (San Paolo). Dove il neo-cardinale dà voce a Maria che - unica testimone dell'Annunciazione e dei fatti che seguirono - racconta in prima persona quello che le accadde dopo l'incontro con l'angelo: "Vivevo nella mia piccola casa di Nazaret (...). Tutto taceva. Tutto sembrava impossibile (...). Ritornai a leggere le parole del profeta. Cominciavo a capire".
Maria narra il suo faticoso viaggio verso la montagna della Giudea, ad Ain Karim, per aiutare la cugina Elisabetta, al sesto mese di gravidanza; e l'altra sua faticosa trasferta a Betlemme, per il censimento, quando ormai sente di essere prossima al parto: "La stalla fu l'unico dono che l'umanità fece a mio figlio. Ma, improvvisamente, la grotta si riempì di luce".
Seguendo il filo del suo racconto, arriviamo al momento glorioso della sua Assunzione in cielo con il corpo: "Un giorno chiusi gli occhi e mi sembrò di volare (...) e rividi il volto di Gesù. Ero in Paradiso con il mio corpo, che era stato la culla del corpo santo di Gesù".
Il testo di Comastri ci restituisce la voce della madre che parla ai suoi figli. Al libro si accompagna La vita di Maria narrata da Giotto con gli affreschi della cappella degli Scrovegni, ciascuno commentato da un testo-preghiera, tra cui, bellissimo, l'Inno alla Vergine di Dante: "Vergine madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d'etterno consiglio".
Quell'etterno consiglio è "l'eterno consiglio dei Tre", la Trinità stessa che, al centro della volta stellata degli Scrovegni, guarda trepidante l'arcangelo Gabriele chinarsi verso Maria, maestosa e raccolta; e fa "il tifo per lei", pronta ad accogliere nel suo grembo Gesù.