Luoghi dell'Infinito / Avvenire - gennaio 2013

CONCORDANZE

Leggere le Scritture con gli occhi del cuore

«Nel Testamento Antico è nascosto il Nuovo, e in quello Nuovo l'Antico diventa chiaro». Così sant’Agostino sintetizza l’unità che esiste tra i due Testamenti. Questa antica chiave patristica di lettura della Parola di Dio e fondata sul fatto che ad ogni immagine o “tipo” dell’Antico corrisponda un’immagine o “antitipo” nel Nuovo, ha regalato all’arte cristiana tesori inesauribile di immagini, spunti e suggestioni. Questo metodo nasce direttamente dal Vangelo. Leggiamo per esempio in quello di Matteo: “Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. Un grande artista medioevale come Giotto, affrescando la parete nord della cappella Scrovegni a Padova, inserisce nelle cornici delle grandi scene evangeliche piccoli riquadri con le immagini bibliche collegate agli episodi della vita di Gesù. Giona nel ventre della balena si ricollega alla Resurrezione, Elia rapito in cielo sul carro di fuoco all’immagine dell’Ascensione.
Dal Medioevo al Quattrocento e poi per tutto il Cinquecento queste immagini vengono anche raccolte in veri e propri manuali illustrati che dopo l’invenzione della stampa si diffondono e viaggiano per l’Europa a partire dalla Baviera e dai Paesi Bassi. Nasce così in ambito tedesco la Biblia pauperum, la Bibbia dei poveri o meglio degli illetterati che attraverso queste illustrazioni possono conoscere le storie della Bibbia e attingere alla ricchezza dei suoi significati. Lo stesso fanno gli artisti, soprattutto dopo il concilio di Trento, incoraggiati dalla Chiesa cattolica che, diverssametne da quanto avviene nel mondo protestante, favorisce questa interpretazione artistico-figurale dell’Antico Testamento in funzione del Nuovo.
Grandi e meno noti artisti superano lo schema del semplice confronto paratattico di immagini raggiungendo interessanti sintesi creative in cui l’Antico testamento viene letto in chiave cristologica. Così Giuseppe venduto dai suoi fratelli ai mercanti ismaeliti evoca l’immagine stessa di Gesù innocente, venduto per trenta denari, umiliato, spogliato e percosso. Tra gli artisti che affrontano il tema troviamo la scuola di Raffaello nelle Logge vaticane ma anche un pittore a cavallo tra Sette e Ottocento come Friedrick Overbeck. Alcuni artisti accentuano il tema della cattura, altri sottolineano il parallelismo tra il corpo nudo di Giuseppe steso sopra la cisterna e quello di Gesù steso sulla croce. Il pittore friulano Antonio Paroli (Gorizia 1688-1768) riesce forse meglio di tutti a evocare sapientemente, nell’immagine di Giuseppe spogliato e a capo chino, i polsi legati da una fune, l’icona stessa dell’ Ecce Homo.

Antonio Paroli,
Giuseppe venduto dai fratelli,
XVIII secolo.
Olio su tela, 104 x 118 cm.
Gorizia, Musei provinciali