Luoghi dell'Infinito / Avvenire - marzo 2013

CONCORDANZE

Abramo e Isacco, drammatica unità d’amore

L’incomprensibile follia di un padre che per obbedire a Dio punta il coltello alla gola del figlio: è questa, in termini reali, la drammatica vicenda di Abramo che ricorda da vicino un’altra follia, quella della croce. Nel nostro serissimo gioco delle concordanze bibliche tra antico e nuovo testamento guidati dai Padri Abramo è figura di Dio Padre e Isacco figura di Cristo. Origene ed Efrem il Siro sottolineano come solo un uomo come Abramo – che credeva nella resurrezione e aveva avuto da Dio il dono impossibile di un figlio da una donna sterile –, avrebbe potuto accettare quel sacrifico, altrimenti incomprensibile. L’episodio dell’ascesa al monte Moria è un’immensa parabola, ricchissima di simboli. A partire dalla semplice immagine dell’asino che porta la legna e prefigura il popolo ebraico. Anche la tempistica è significativa: dopo tre giorni arrivano sul luogo prescelto e Abramo dice ai servi: “Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi”.

Ma quando Abramo carica la legna sulle spalle di Isacco (come appare nell’arazzo parigino su cartoni di Simon Vouet) e poi, giunto in cima al monte, lega il figlio alla catasta della legna, qui si svela il mistero: quei gesti ricordano la croce che Gesù portò sulle spalle fin sulla cima del Golgota: “Abramo prefigurò la croce quando legò il figlio sulla catasta di legna”. (Teodoro Studita).
Nel momento estremo, quando l’anziano patriarca alza il coltello per sacrificare il figlio, l’arte ci mostra la verità di quel gesto: il padre soffre e si strugge per il figlio anche se la sua mano alzata stringe il coltello. Lo sguardo di Abramo tradisce un amore immenso, tenero, infinito. Ed esplode la teofania: un angelo dall’alto gli ferma la mano. Nella bellissima tela di Rembrandt Sacrificio di Isacco (1635) conservata all’Ermitage il coltello cade dalle mani di Abramo e rimane sospeso a mezz’aria. Il corpo di Isacco è riverso sulla catasta, il capo sotto la mano del padre. Al suo posto nel Sacrifico di Isacco (1603-104) di Caravaggio agli Uffizi compare la testa di un capro: “Sul monte il Signore provvede”.

Racconta un detto ebraico che mentre Isacco si legò volontariamente all’altare e Abramo si accingeva a compiere il sacrificio, il Signore vide come fosse uguale il cuore del padre e del figlio, come quei due fossero uno. Così le lacrime del figlio e quelle del padre si confondono e cadono sulla legna pronta per l’olocausto. In un mosaico di san Vitale a Ravenna accanto al sacrifico di Isacco è rappresentata la mensa di Abramo al querceto di Mamre dove i tre angeli, che rappresentano la Trinità, apparvero all’anziano patriarca: Tres vidit unum adoravit. Misteriosa, tremenda, drammatica unità d’amore.

Rembrandt van Rijn, Sacrificio di Isacco (1635), olio su tela, 193 x 132,5 cm. San Pietroburgo, Ermitage.