Luoghi dell'Infinito / Avvenire - maggio 2013

CONCORDANZE

La roccia, la scala e la Croce

Nicolas Dipre

Nicolas Dipre
Il sogno di Giacobbe
(1500 circa)
olio su tavola riportato su tela.
Avignone, Musée du Petit Palais

Nell’ora incerta che precede l’alba, in una luce irreale il patriarca Giacobbe dorme, il capo appoggiato su una pietra, il corpo disteso all’ombra di un rupe. Nel sogno egli ha la visione di una scala puntata verso il cielo, una rampa da cui salgono e scendono gli angeli. In cima alla scala, come al vertice di uno stelo, il cielo fiorisce e rivela, tra petali di nubi, al centro della corolla Dio Padre benedicente. Racconta il libro della Genesi (28, 22) che, al suo risveglio, il patriarca esclamò ”questa è la casa di Dio, la porta del cielo!”. E consacrò con olio la pietra su cui aveva dormito: “questa pietra che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio”. È la prima volta nella Bibbia che Dio ha una casa. La forma della roccia che sovrasta il patriarca richiama il salmo 18: “Signore mia roccia, mia rupe e baluardo di difesa”. Roccia: concretissimo segno di stabilità per il popolo d’Israele, costretto a viaggiare nel paesaggio incerto del deserto.

La pietra, nel Nuovo Testamento, rappresenta Cristo, pietra scartata dai costruttori. E la pietra richiama Pietro: “Su questa pietra costruirò la mia Chiesa”. Ritroviamo tutti questi elementi nel dipinto la Scala di Giacobbe del pittore francese Nicolas Dipre (1460-1532) che abbiamo descritto all’inizio. La scala inoltre prefigura la Croce come scrive Giovanni Damasceno: “Oggi Cristo si è costruito una scala. La sua base è piantata sulla terra ma la sua sommità raggiunge il cielo” (Homilia in Nativitatem). La scala è anche immagine di Maria attraverso cui Cristo è disceso sulla terra; infine la scala è immagine della Chiesa.

Scrive Cromazio di Aquileia: “La scala che poggiava sulla terra e saliva fino al cielo è la croce di Cristo, per mezzo della quale otteniamo l’accesso al cielo e che veramente ci conduce al cielo”. E prosegue: “La scala è tenuta insieme da due aste, così anche la croce di Cristo è compresa tra i due Testamenti”. In particolare nel dipinto di Dipre la diagonale del bastone e del corpo disteso del patriarca formano con la diagonale della scala un tau rovesciato, simbolo che evoca l’immagine della croce a T (commissa).

Nel VII secolo san Giovanni Climaco (da climax, scala in greco), nella sua opera La scala del Paradiso, evoca le anime che salgono e scendono aiutate da angeli e ostacolate da demoni armati di uncini, così come appare in una miniatura di fine XII secolo conservata nel monastero di Santa Caterina del Sinai: “In questa scala sono inseriti molti gradini di virtù, per mezzo dei quali possiamo salire al cielo: la fede, la giustizia, la pudicizia, la santità”. La scala è simbolo di ascensione ma anche di caduta come scriveva nel IV secolo san Gerolamo: “Egli vide angeli che salivano, Paolo che saliva, Giuda il traditore che cadeva a capofitto”.