Credere n° 08 - maggio 2013

LA BELLEZZA CI SALVERÀ

PER VINCERE L'ODIOSA DIVISIONE DEL MONDO

Alla luce della Santa Trinità

Andrej Rublev

Andrej Rublev
Trinità
(1422-1427)
142 x 114 cm
Mosca, Galleria Tret’jakov

Non esiste al mondo opera che rappresenti il mistero inaccessibile e inesprimibile della Santissima Trinità come questa icona del monaco-pittore Andrej Rublev. L’immagine esprime il pensiero e la spiritualità di san Sergio di Radonez, che in un momento storico drammatico per la Russia, invasa dai tatari, raccomandava la contemplazione della Trinità per vincere l’odio e le divisioni. Quest’opera è così perfetta che la Chiesa ortodossa, un secolo dopo, nel Concilio dei cento capitoli (Mosca, 1551) la definì “icona delle icone”. L’episodio biblico da cui Rublev prende spunto è raccontato in Genesi 18 (1-15). Abramo ospita tre pellegrini presso la sua tenda e i misteriosi ospiti gli annunciano la nascita di un figlio (Isacco) dall’anziana moglie Sara. San Paolo nella prima lettera agli Ebrei (13,2) ricorderà al proposito che alcuni, dando ospitalità a degli sconosciuti, senza saperlo ospitarono angeli. E sant’Agostino commenta: Abramo vide tre persone e ne adorò una (tres vidit, unum adoravit). Andrej Rublev elimina gli elementi concreti come la tavola imbandita e le figure di Abramo e Sara, per concentrarsi sul consiglio divino: il Padre attraverso il Figlio e con il consenso dello Spirito Santo decidono il sacrifico della Croce.

LO SPIRITO DI VITA
All’immagine della montagna, luogo della rivelazione e del sacrificio (di Isacco e di Cristo), corrisponde la terza Persona della Trinità, lo Spirito Santo, con il mantello color verde che esprime la perennità della Vita. L’angelica figura guarda nel calice del sacrifico eucaristico ed è lo stesso Spirito che il sacerdote durante la consacrazione della Messa invoca sul calice.

L'AGNELLO IMMOLATO
All’immagine della quercia di Mamre, albero della Vita e della Croce, corrisponde la seconda persona della Trinità, il Figlio che benedice il calice. La veste rossa indica la sua divinità, mentre la sua umanità è rappresentata dal manto azzurro traboccante di pieghe come una cascata impetuosa: «Io sono l’acqua viva!» dirà alla samaritana.

IL MISTERO DEL PADRE
L’immagine del Padre corrisponde al profilo del Tempio, luogo in cui abita Iahvé, l’inaccessibile, l’impronunciabile (Io sono colui che sono) indefinibile anche nel colore usato da Rublev: lilla il mantello a rivestire l’azzurro della veste. Dal Padre procede il Figlio e lo Spirito Santo.

UNITÀ DI TRE PERSONE
La composizione suggerisce un cerchio che raccorda i profili esterni delle tre Persone e anche l’ottagono indicato dalla base della predella su cui poggiano i piedi. Entrambe le figure reggono lo scettro del pellegrino e anche del comando.

IL CALICE NASCOSTO
I profili interni del Padre e dello Spirito Santo suggeriscono il profilo di un vaso o una coppa al cui centro si trova Cristo che, nel calice eucaristico, è vero cibo e vera bevanda: Le aureole dorate dei tre angeli-pellegrini formano un triangolo.

LA MENSA
Il lato verticale dell’altare che si trova in ombra rappresenta il mondo che da una piccola finestrella si apre alle realtà spirituali; la parte superiore orizzontale investita dalla luce calda della Trinità rappresenta l’altare del sacrificio su cui è posato il calice con il Sangue di Cristo.

Biografia dell'autore
Andrej Rublev (1360-1430) è stato il più grande pittore di icone di tutti i tempi e fu canonizzato nel 1988 dalla Chiesa ortodossa (festa 4 luglio). Nel 1405 dipinse icone e affreschi della cattedrale dell’Annunciazione nel Cremlino di Mosca. Visse nel monastero di san Sergio di Radonez (Sergiev Posad) di cui fu discepolo; qui dipinse la famosa icona della Trinità (Mosca, galleria Tret’jakov). Nel monastero moscovita di Andronipov si può visitare il Museo a lui dedicato.