Blog - 06 dicembre 2022

Bruchi in cerca del Mistero

Siamo diventati dei grossi bruchi che divorano di tutto: titoli di giornale rubati dai telefonini nelle ore più impensate, nei ritagli di tempo perché il bruco che è in noi mangia sempre notizie, ad ogni ora, ed è onnivoro, mangia di tutto. Nuove app, sempre di più. Nuovi emoticon per esprimere la più piccola sfumatura di emozione, simboli di chissà quali pensieri da mandare a chiunque capiti, un nuovo alfabeto per analfabeti, nuovi geroglifici con cui comunicare, come gli antichi egizi, a segni, a volte incomprensibili, di chissà quali improvvisati sentimenti. Siamo bulimici. Ascoltate “L’obeso“ di Giorgio Gaber sul vostro telefonino e ve ne renderete conto. Ingoiamo di tutto. L’ultimo prodotto di bellezza l’ultima speranza di fine guerra, l’ultima trovata del governo e il suo contrario, perché l’opposizione è sempre il suo contrario e moltiplica la confusione di notizie, mai una pacata riflessione, mai una convergenza di opinioni, la ricerca di una verità comune che conforti il nostro cammino. Tutti contro tutti sono i nostri stessi pensieri, un giorno qua, un giorno à, oppure sempre fissi, immobili, dalla stessa parte, per non fare “la fatica di pensare” (Gaber). Con i followers poi si moltiplica nel nostro tam tam interiore l’idea che sono in tanti a seguirci con le nostre banalità, la foto della domenica sul lago, un pensiero del cavolo che aspetta solo l’appaluso del numeratore, del “mi piace”. Ci apprezzano, ci ammirano. Non siamo più soli, è iniziata la nostra scalata sociale. Popolarità virtuale per gonfiare il nostro ego. “L’obeso, aumenta di peso” (Gaber). E non ci spogliamo mai. Non guardiamo mai cosa si nasconda dentro quel nostro ventre troppo pieno. Forse un lumicino, come quella candela che illuminava Geppetto nel ventre della balena. Forse un affetto non virtuale ma concreto. Forse quel burattino in carne e ossa che ora il riflusso del mare ci rovescia addosso. Pinocchio! Papa! Forse la scoperta che più che comunicare “a distanza”, Qualcuno vorrebbe parlare faccia a faccia solo ed esclusivamente con noi. E dirci: toc toc sono io, ti vedo, ti amo, ti ammiro, vorrei stare un momento con te. Forse è questo che aspettiamo nel deserto dell’Avvento, forse è questo di cui sentiamo la mancanza in fondo al nostro ventre pieno. Quella voce che Giovanni Battista cercava nel deserto. Un uomo solo. Una voce sola. Un solo protagonista. Assetato del nostro cuore un po’ più su della pancia, che piano si sgonfia, per far posto al Mistero.

Libertà e Persona