Blog - 31 dicembre 2022

Benedetto XVI bianco come la neve: una benedizione dal cielo

Pensando all’uomo e al papa emerito Benedetto XVI, che ci ha lasciati per il cielo, è un effluvio di pensieri e di ricordi che ci invitano a entrare in quello stesso silenzio in cui si era immerso in questi ultimi dieci anni, come una dolce nevicata che scenda a larghe falde e di cui si riesce a fermare solo qualche fiocco. Il bianco è forse stata la cifra della sua vita, del suo pontificato. Un candore che lo ha accompagnato dalle nevi della sua Baviera al bianco del colonnato di san Pietro, che lo ha accolto papa il 19 aprile del 2005 dopo 24 anni come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. E poi, alla morte di Giovanni Paolo II, il candore con cui si è presentato al mondo come duecento sessantacinquesimo papa della storia della Chiesa cattolica. Candido, infine è stato il suo testamento spirituale, pubblicato dopo la morte e in cui Joseph Ratzinger confessa che Dio lo ha guidato “attraverso vari momenti di confusione”. Più candore di così.

La sua vita è stata è stata una musica, non solo quella che sgorgava dalle sue dita di fine interprete di Beethoven, ma la musica del suo pensiero di grande teologo a confronto con la modernità e con l’interpretazione della storia. Dalla Lectio magistralis di Ratisbona del 12 settembre 2006, in cui riprese le parole di dell’imperatore Manuele II Paleologo (“non con la spada ma con la ragione si trasmette la fede”) fino al suo ultimo libro “La vera Europa” in cui, già papa emerito, Ratzinger lanciava il suo ultimo appello perché l’Europa ritorni alle sue radici cristiane.

Teologia e fede, teologia e storia, teologia e scienza. E quel sorriso ineffabile e sorprendente che a qualcuno poteva sembrare non al top della comunicativa, ma che nascondeva una timidezza che lo rendeva amabile, come un padre. Ratzinger non è stato amato subito da una parte della cristianità, come del resto dall’altra parte non è stato amato il suo successore, papa Francesco, che gli fu messo in contrapposizione da chi certo non amava la Chiesa, e non aveva capito che tra i due correva un sincero affetto e una volontà comune di servire la stessa Chiesa. Quanto alle sue discusse dimissioni è bene sapere che anche papa Francesco ha già scritto, come altri suoi predecessori (Giovanni Paolo II, Paolo VI e Pio XII) le sue volontà: se non sarà più in grado di reggere le sorti della Chiesa venga pure deposto e si elegga un nuovo papa.

Benedetto e Francesco, due colonne – è bene ricordarlo – che hanno sostenuto in contemporanea la Chiesa di Dio, tenendola unita, l’uno con la preghiera e il silenzio, l’altro con la parola e l’azione. Due papi che sono stati due colonne della Chiesa in un momento difficile, come furono Paolo e Pietro, così diversi tra loro, così uniti quando si incontrarono in un abbraccio a Gerusalemme.

Nevica in cielo. Così possiamo immaginare. Nevica in cielo per festeggiare un uomo di Dio. Fiocca sui capelli bianchi di Joseph Ratzinger e sul suo cappotto bianco. Con lui non si chiude un’epoca, come non si chiuse un’epoca quando morì Giovanni Paolo II nell’8 aprile del 2005, davanti a quel Vangelo svolazzante, su quella spoglia bara che proprio il cardinal Joseph Ratzinger ebbe l’onore di benedire. Ma rispetto alle pur grandi civiltà umane, il cristianesimo non si estingue con il tempo, ma è continuo fluire di santi, un ponte, una scala dalla terra al cielo. Santi che guardano giù e accompagnano il faticoso cammino dell’umanità verso il cielo. Tra i loro volti oggi c’è papa Joseph Ratzinger, di nome e di fatto benedetto.

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