Canzone a Livorno e a Caproni dopo l’alluvione

Ora che sei in ginocchio ancora e più di sempre mi ritorno
Con la mente al tuo porto le raffinerie e i canali
Aperti alla luce del giorno dove si rispecchia
Il pino marittimo in lunga fila a salutare Annina
Passare senza fretta tra i campi allagati le cantine
Il Rio Maggiore ostruito dai detriti e dai morti

Eppure in giorni più felici le tue finestre Livorno
Cercavano il cielo e il mare oltre le maremme
Si aprivano e chiudevano in verdi ali di farfalle
Dai muri sbrecciati di giallo applaudivano lei
Annina la bella mammina di Caproni il tuo poeta

Lei usciva e la sua bianca camicetta si gonfiava fiera
Al vento del mare alla rosa dei venti
Tua madre Caproni era una rosa e la città saliva
Appesa alle gru del porto mercantile
Mentre tu vedevi Gesù camminare sul mare

Lo vedevi entrare nell’osteria della tua mente
Dove sedevi al confine delle cose pensando
Quanto fosse bello naufragare
Sulla scia notturna nella luce gialla dei canali

Ritrovavi quel posto dove eri già stato
A Tu per Tu con Lui cenando – come i due discepoli increduli
E ritornavi di corsa tra nubi di luna
Ripetendoti in una canzone che Livorno è un fortuna
Uno slancio di vita dal fango
Una frittura di paranza – un sole nel piatto da consumare con te.