Alla chiesa di san Raffaele la Natività di Congdon

William Congdon - Natività 1965

Natività 1965

Rispetto ad altre Natività di William Congdon (per esempio a quella del 1960 coronata da un effluvio di angeli) questa Natività del 1965 esposta per la prima volta al pubblico a Milano ancora per pochi giorni (fino al 28 gennaio) nella chiesa di via san Raffaele 4 presenta l’episodio evangelico come contenuto in una boccia a forma di pera o di utero rovesciato, quasi che la creazione stessa partecipasse alla generazione del Figlio di Dio che si mostra in piedi, ritto sulle ginocchia materne come nelle Madonne di tipo Odigitria (Colei che mostra la via). Ma l’ambientazione richiama anche la piazza san Pietro a Roma con il colonnato del Bernini che si apre “a forcipe” ad accogliere Cristo, sole che sorge da Oriente, carbone ardente tra le braccia del vecchio Simeone.

Lui, Cristo, è la fonte della luce che risplende nel suo massimo fulgore nel cielo azzurro del manto di Maria, distesa come nelle antiche icone nella posizione della partoriente. Maria distesa nel manto di luce del Figlio (Vergine Madre, figlia del tuo Figlio). Luce che Congdon stesso le ha disteso sotto il manto con larghe, generose spatolate,che si fanno sempre più luminose mano a mano che il terreno coperto di quella paglia d’oro si avvicina al primo piano.

A destra e a sinistra di questa luminosa teofania il Male è rappresentato dalle lingue verdastre che circondano e insidiano Figlio e Madre. Il mistero del Male è presente nella manifestazione del massimo Bene. Le tenebre sfiorano il capo della Vergine evocando la forma del drago dell’Apocalisse che attende, seconda la visione giovannea, che la donna partorisca nel deserto per inghiottirle il Bambino. Partorirà un figlio maschio. La Luce appare nelle tenebre e le vince.

A sinistra tre figure oranti (come nelle antiche Deesis) si chinano adoranti. Ricordano i Magi ma anche, in questa straordinaria sinfonia liturgica creata da Congdon, gli angeli della Trinità che compaiono nelle icone della Natività e anche in quelle del Battesimo di Gesù nel Giordano. Teofanie, queste, in cui Dio segna la sua presenza, la sua condiscendenza.

In alto, a desta e a sinistra, il cielo schiarisce, sale e respira negli azzurri e negli ori smorzati. L’atmosfera vibra di un’emozione cromatica e cosmica dove una sola nota dominante (la goccia di Chopin tante volte richiamata da un amico di Congdon, don Luigi Giussani) ci colpisce, facendo vibrare le porte del cuore e imprimendosi nella mente come un segno infuocato, marchiandoci a fuoco sulla fronte. Segnati dallo Spirito. Così ci sentiamo dopo aver contemplato Congdon. Come Mosè davanti al Signore. E senza bisogno di coprirci inutilmente la faccia.