Famiglia Cristiana n° 10 - marzo 2008

UNA GRANDE MOSTRA TRASFORMA CATANIA IN UN MUSEO

L'ARTE FESTEGGIA SANT'AGATA

L'icona della martire protettrice ci racconta, attraverso secoli di attenzioni artistiche, il senso della processione che ogni anno attira fedeli e devoti da tutta la Sicilia.

A Catania una grande mostra d'arte, archeologia, arredi sacri e documenti d'archivio dedicata alla patrona della città, la santa martire Agata, ci aiuta a capire in profondità - attraverso il linguaggio della bellezza e la riflessione storica - le ragioni del suo sacrificio e dello straordinario culto che la città tributa da sempre a questa figura di donna così forte e delicata.
Agata, quattordicenne catanese, subì coraggiosamente l'atroce e macabra tortura dell'amputazione dei seni. Il culto della santa culmina nei festeggiamenti del 3, 4 e 5 febbraio, quando a Catania esplode la devozione collettiva che culmina nella processione con il fercolo, la macchina processionale barocca in argento (opera dei maestri catanesi e messinesi Antonino Costa e Aurelio Mistruzzi) che contiene il busto-reliquiario e che viene trainata con funi per le ripide vie della città. Agata e la Sicilia, un rapporto speciale con l'isola e il suo vulcano, l'Etna: si dice che, un anno dopo la morte di Agata, il suo velo esposto fermò la lava che insidiava Catania. Agata, che con la martire siracusana Lucia e con santa Rosalia (vissuta a Palermo al tempo dei normanni), compone la triade delle santuzze più amate dai siciliani. I dolcetti di ricotta dedicati ad Agata - minnuzzi, letteralmente: piccoli seni, a ricordo del suo sacrificio - addolciscono catanesi e turisti nei bar e nelle pasticcerie locali.
La mostra Agata santa. Storia, arte, devozione, aperta fino a domenica 4 maggio a Catania, si svolge in tre sedi. Nel Museo Diocesano sono esposti dipinti e sculture di grandi artisti come Lotto, Moretto, Crespi, Procaccini, Morazzone, Van Dyck e Tiepolo, che attraverso l'iconografia raccontano la vita della santa. Nella chiesa di San Francesco Borgia reperti archeologici ricostruiscono la Catania pagana e paleocristiana. Nella chiesa di San Placido, infine, oreficerie, argenti e oggetti sacri testimoniano il culto alla santa; documenti d'archivio e antiche carte ci mostrano lo sviluppo urbanistico di Catania nei secoli. La mostra si estende poi a tutta la città con visita alla Cattedrale (con le reliquie), ai luoghi agatiani (Sant'Agata la Vetere, Sant'Agata in Carcere, Sant'Agata alla fornace) e alle altre chiese della città. Se dovessimo sintetizzare la vicenda della giovane Agata con il linguaggio della cronaca corrente dovremmo raccontare che, in Sicilia, un politico perverso insidia una quattordicenne dell'aristocrazia locale per averne favori sessuali e per costringerla poi a sposarlo, dandogli modo di mettere le mani sul ricco patrimonio della sua famiglia; rifiutato da lei, tenta di instradarla al vizio affidandola a una maitresse in un postribolo ma, alla fine, non riuscendo a piegarne la volontà, la fa massacrare.

Il senso del sacrificio di Agata

Il politico corrotto è il governatore della Sicilia Quinziano, che approfittò del clima politico anticristiano dell'ultima persecuzione di fine secolo III-inizio IV d. C. Pochi decenni dopo, l'imperatore Costantino, nel 313, dichiarerà libertà di culto per i cristiani. Per Agata la prova fu duplice: sacrificare sé stessa al despota e la propria fede al culto degli dei pagani. Ciò che colpisce e provoca la nostra moderna sensibilità è il fatto che questa forte devozione sia nata intorno all'immagine di una donna segnata da un così macabro destino; nella religiosità popolare catanese la sua icona, tra l'altro, prese subito il posto dell'icona di segno opposto, quella della formosa divinità greco-romana Demetra-Cerere, simbolo di fecondità e maternità. Il senso del sacrificio di Agata sta nelle parole rivolte al governatore prima di morire e riportate negli Atti del martirio: -Empio, crudele, disumano tiranno. Non ti vergogni di strappare a una donna le sorgenti della vita, da cui prendesti alimento al petto di tua madre. Ma io ho altre mammelle intatte nell'intimo dell'anima mia, con le quali nutro tutti i miei sentimenti. Fin dall'infanzia le ho consacrate a Cristo Signore".