Famiglia Cristiana n° 17 - aprile 2009

SPECIALE TERRA SANTA / INTERVISTA A FRANCO CARDINI

CON LA SPADA MA PELLEGRINI

L'epoca delle crociate, la guerra di Crimea e la stella di Betlemme, il ruolo di Gerusalemme per cristianesimo, ebraismo e islam. Ecco l'analisi di un grande storico.

- Professor Cardini, qual è il suo legame con la Terra Santa? E quale luogo le è più caro tra quelli della vita di Gesù?
"Dal 1976 a oggi, quasi ogni anno passo un periodo di tempo in Terra Santa, anche se recentemente i miei viaggi si sono un po' diradati a causa dell'acuirsi del conflitto. Il luogo che mi è più caro è la cappella della Flagellazione a Gerusalemme, dove si trova la sede dello Studium Biblicum Franciscanum. Qui ho lavorato fianco a fianco con padre Michele Piccirillo, il grande archeologo francescano prematuramente mancato. Ci confrontavamo volentieri sui reciproci studi e le scoperte".
- Qual è stato il ruolo dei francescani nella Custodia dei luoghi di Terra Santa?
"Molto forte. Dai tempi di san Francesco, che istitutì nel 1217 la provincia di Terra Santa, grazie al loro impegno umanitario e di studio i francescani non se ne sono più andati dai luoghi santi, rimanendo fedeli alla Regola che li manda come "agnelli in mezzo ai lupi". Se nel Trecento non ci fosse stata l'amicizia tra la dinastia angioina e il sultanato egiziano, grazie anche al legame tra il re di Napoli e i francescani, non sarebbe stato possibile salvaguardare la presenza dei cattolici latini in Terra Santa. I francescani hanno coltivato rapporti di amicizia con il mondo musulmano e sono stati rispettati sotto i mamelucchi. Un po' meno sotto gli ottomani, più favorevoli alle comunità ebraiche, i quali privarono i francescani di parte dei loro possedimenti".
- Professor Cardini, e le crociate?
"Le crociate non sono state altro che una particolare forma di pellegrinaggio armato verso Gerusalemme, causato da una situazione di occupazione da parte dei non-cristiani. Il diritto canonico prevede che un pellegrino possa anche essere armato, purché sia un laico e non un chierico. Crociato, comunque, non è sinonimo di soldato e la mentalità con cui si affronta la crociata è religiosa e non militare".
- E la battaglia di Lepanto, nel 1571, l'ultima crociata?
"Neppure nella battaglia di Lepanto si ebbe la coscienza di fare la guerra, ma piuttosto di riaprire una strada verso Gerusalemme. Noi vediamo le cose a posteriori, le appiattiamo sulla nostra mentalità attuale e non ci rendiamo conto che non erano vissute così nel passato, non solo nel Medioevo, ma neppure nel periodo tra il Cinquecento e il Seicento. Fino all'assedio di Vienna del 1683, la cosiddetta "guerra santa" si faceva con spirito religioso e non di conquista, né tantomeno di conversione. Nessuno, durante le crociate, voleva convertire i musulmani: non si converte con la violenza e se episodi di questo tipo, in realtà, si sono verificati da entrambe le parti, ciò rientra negli abusi che sempre succedono in tempo di guerra".
- Che cosa rappresenta la Terra Santa, oggi, per l'Occidente?
"L'Occidente, come lo conosciamo noi, è sinonimo di modernità e con la Terra Santa ha poco a che fare se non, naturalmente, nella sua storia e nelle sue radici lontane. L'Occidente entra nella questione orientale nel Settecento, con l'inizio della disgregazione dell'Impero turco, e ha un suo ruolo qualificante nella guerra di Crimea del 1856, nata proprio per una questione legata all'equilibrio delle comunità cristiane in Terra Santa. I governi occidentali, da Napoleone III a Francesco Giuseppe, si atteggiano a difensori dei cattolici, lo zar di Russia degli ortodossi".
- Quindi nulla a che vedere con uno scontro tra cristiani e musulmani?
"La causa scatenante della guerra di Crimea fu il furto della stella d'argento posta dai francescani nel 1717 a segnare il luogo della nascita di Gesù nella cripta della basilica di Betlemme, e sparita in una disputa di proprietà. Ne nacquero tumulti anche sanguinosi tra le varie comunità cristiane. L'intervento della Francia presso la Sublime Porta fece riapparire la stella originale, che fu risigillata sul pavimento nel 1852".
- Allo stesso modo la conquista dei luoghi santi da parte degli ottomani nacque da un conflitto tra Paesi musulmani...
"Sì, il sultano di Istanbul strappò al sultanato egiziano mamelucco la Terra Santa e la governò dal 1517 al 1918".
- Sotto gli ottomani come vivevano i cristiani rispetto a oggi? Negli ultimi cinquant'anni si sono ridotti dal 10 al 2 per cento della popolazione...
"Sotto l'Impero turco i cristIani erano considerati una comunità subordinata che pagava le tasse e subiva limitazioni civili. Sostanzialmente, però, stavano meglio di oggi, che rappresentano un'esigua minoranza stretta tra lo Stato d'Israele e i palestinesi egemonizzati da Hamas, che pur non essendo un partito anticristiano è di fede musulmana. Oggi, i cristiani arabi vivono uno stato di sofferenza e appena possono se ne vanno all'estero".
- Il discorso del Papa a Ratisbona come è stato recepito dai musulmani?
"Se la piazza si è scaldata, gli intellettuali hanno capito che il Papa, da studioso, ha semplicemente ricordato una pagina di storia, citando la nota controversia tra l'imperatore Manuele II Paleologo e un erudito di Baghdad, avvenuta nell'accampamento militare ottomano. Si tratta dunque delle parole di un teologo cristiano che parla circondato da musulmani armati fino ai denti e che, nonostante ciò, si permette di criticare Maometto, dandoci la prova che alla fine del Trecento il dialogo tra le religioni era possibile. Le controversie tra ebrei, cristiani e musulmani erano normali a quel tempo come oggi, da noi, una partita di calcio".
- Benedetto XVI nel suo viaggio in Terra Santa incontrerà esponenti del mondo islamico, arabo e cristiano. Che cosa rappresenta, a suo parere, questo viaggio del Papa per il processo di dialogo in Medio Oriente?
"La Chiesa cattolica può essere più o meno gradita, ma è comunque una grande forza, di carattere non solo spirituale, ma anche politico e mediatico. Il Papa può dare delle indicazioni, può sottolineare certi aspetti, può persino condannare alcune scelte, ma purtroppo non oltre un certo limite. La politica non è ricettiva su queste cose, così come non lo fu a suo tempo con l'appello lanciato da Giovanni Paolo II in Parlamento, quando implorò e scongiurò che non si arrivasse alla guerra in Irak".
- Il Papa oggi porta la luce della speranza?
"è tutto quello che può fare e spero che l'attenzione alle sue parole non venga mai meno, che non vengano sottovalutati i suoi interventi. Oggi, come abbiamo visto per gli ultimi fatti di Gaza, il conflitto è diventato estremamente duro e potrebbe portare all'esodo della popolazione palestinese; ma anche, lo vogliamo sperare, all'accettazione dei due Stati, palestinese e israeliano. Un altro elemento in gioco potrebbe essere una presa di posizione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che riesca a fare accettare a Israele le ragioni di un dialogo non fondato sulla forza".
- La città di Gerusalemme è un punto di riferimento comune per ebrei, cristiani e musulmani.
"Per cristiani e musulmani la città è molto importante, ma non come lo è per il mondo ebraico. I musulmani la chiamano "la santa", ma i loro centri religiosi sono La Mecca e Medina. Così i cattolici hanno come punto di riferimento Roma, gli ortodossi Costantinopoli e gli ortodossi russi Mosca. Solo per gli ebrei Gerusalemme è l'unico, vero centro della loro fede".