Famiglia Cristiana n° 23 - giugno 2009

DOSSIER ARTE

QUEL VENTO CHE CAMBIò LA RUSSIA

Chagall, Kandinsky, Malevic, ma anche Filonov, accolsero le correnti di modernità che arrivavano da Parigi e Milano e le adattarono allo spirito locale.

Agli inizi del secolo XX un vento di rivoluzione soffiò nel mondo dell'arte russa; un vento che veniva da Parigi - capitale dell'impressionismo e del cubismo - e da Milano - capitale del futurismo. Un vento che scosse le fondamenta della cultura figurativa russa e che tre grandi artisti capiscuola - a cui Villa Olmo a Como ha dedicato una bella mostra - adattarono con entusiasmo altrettanto rivoluzionario allo spirito locale. L'immaginario russo e la tradizione ortodossa delle icone, delle fiabe e del mondo contadino ne furono investiti e l'opera di questi grandi maestri del primo Novecento segnò una svolta decisiva nella storia dell'arte. A Chagall, Kandinsky e Malevic, nonché a Pavel Filonov - sorprendente artista tutto da scoprire - è dedicata questa esposizione di circa 80 opere provenienti dal Museo statale di san Pietroburgo e che si può leggere, quest'anno, in parallelo alle numerose mostre e celebrazioni per il centenario della nascita del Futurismo in Italia (1909-2009). Il suo corrispettivo in Russia sarà il Suprematismo del poeta Majakovskij (il Marinetti russo) e di Vladimir Malevic (1878-1935), l'artista a cui è dedicata un'ampia sezione di 20 opere che ne sintetizzano le tappe del percorso artistico.
Merito di Malevic è stato di tradurre la rigida e sacrale struttura dell'icona russa in moderne composizioni di assoluta e astratta purezza: rettangoli, quadrati, cerchi colorati, fino al famoso quadrato rosso su fondo bianco dal titolo: Realismo pittorico di una contadina a due dimensioni.
In una seconda fase Malevic traduce i corpi dei contadini in volumi geometrici sfumati dai riflessi metallici, a tubo: siamo negli anni del realismo sovietico imposto da Stalin, gli anni dei kolchoz, le aziende agricole collettive. Testa di contadino di Malevic - che è anche il manifesto della mostra - rivisita l'icona di Cristo con la croce e la distesa di campi e villaggi, un "Cristo contadino" che ricorda anche i versi del poeta russo Sergej Esenin.
Wassily Kandinsky (1866-1944) - pittore che diventerà maestro dell'espressionismo astratto, partendo dalle fiabe russe e dalle stampe popolari (ce ne sono esposte a olio su vetro) - traduce paesaggi e scene di vita contadina in una pennellata spigliata e agile che si dissolve in tratti elettrici e guizzanti, fino a creare un mondo fantastico di segni e forme fluttuanti sulla tela.
Marc Chagall (1887-1985), da parte sua, si tuffa nella poesia e nel meraviglioso, nella tradizione rabbinica del suo paese d'origine - Vitebsk - rappresentando i tipi umani che lo animano: il rabbino, il barbiere, il macellaio, un soldato, gli amanti, il vecchio ebreo dalla barba rossa di chiara ispirazione futurista.
In Pavel Filonov (1883-1941) gli esperimenti dell'avanguardia si mescolano al medioevo russo, ai disegni dal vero di Dürer, ai quadri visionari di Bosch e Bruegel in una pittura analitica fatta di frammenti con cui il pittore ricostruisce, come in un puzzle, una strana realtà figurativa. Pittura allucinata e visionaria - quasi profetica - nata da un paziente studio della trama della materia vivente, dei vasi sanguigni, della nervatura delle foglie. Fino alla scomposizione nel cubismo analitico.
Durerà poco questa felice e intensa stagione: sulla Russia come sull'Europa si abbatterà il flagello delle ideologie che, sotto diverso segno, costringeranno l'arte nelle angustie strettoie del realismo. Nel 1930 la tragica morte di Vladimir Majakovskij - poeta-simbolo della libertà artistica - segnerà la fine delle avanguardie: artisti rivoluzionari vinti dalla rivoluzione.
Chagall si trasferirà in Francia, Kandinsky in Germania. Malevic resterà invece in Russia, ma alla sua morte le sue opere verrano rifiutate dal Museo statale di san Pietroburgo. Filonov morirà di fame durante l'assedio di Leningardo del 1941 e, come per Malevic, le sue opere prima rifiutate verrano finalmente accolte negli anni Settanta dal Museo russo di san Pietroburgo, dal quale provengono.

Chagall, Kandinsky, Malevic.
Maestri dell'avanguardia russa
Como, Villa Olmo,
fino al 26 luglio.
Catalogo Silvana Editoriale.
Informazioni: tel. 02/54.918
www.grandimostre.it

IN PARADISO COL BEATO ANGELICO

Teologo del pennello, servì la fede con l'arte, creando mirabili Annunciazioni, Giudizi universali e Madonne con il Bambino, ora riunite a Roma.

"Usava dire che la vera ricchezza non è altro che accontentarsi di poco". Affermò più volte che "chi faceva questa arte aveva bisogno di quiete e di vivere senza pensieri, e chi fa cose di Cristo con Cristo deve sempre stare". Infine, sempre secondo le Vite del Vasari, "Non fece mai crocifisso che non si bagnasse le gote di lacrime".
Questo il ritratto di Beato Angelico, pittore che già nel nome - e ancor di più nelle opere - non può che trasportarci in Paradiso. Fra' Giovanni da Fiesole (al secolo Guido di Pietro), nacque circa sei secoli fa nei pressi di Vicchio, nel Mugello. Lo chiamavano "angelico" e "beato" anche se, ufficialmente, venne dichiarato tale soltanto nel 1984 da Papa Giovanni Paolo II. E fu un autentico teologo del pennello come Tommaso d'Aquino, domenicano come lui, lo fu della penna.
A Roma lavorò negli ultimi anni della sua vita - dal 1445 al 1456 - all'abside di san Pietro e agli affreschi della cappella Niccolina in Vaticano con storie dei santi Stefano e Lorenzo. Sulla sua lastra tombale, in Santa Maria sopra Minerva, troviamo i tratti del volto dell'Angelico, ricavati dalla maschera funebre. Oggi, per celebrare i 550 anni dalla morte, la città gli dedica una mostra con 40 opere.
Dagli affreschi alle miniature l'Angelico diede il meglio di sé all'arte e alla fede, dividendosi tra il convento domenicano di Fiesole, dove fu priore, e il convento di san Marco a Firenze, che affrescò tra il 1438 al 1446, e dove è allestito un museo permanete di opere su tavola.
Questa mostra romana ci consente di cogliere la vena contemplativa e teologica dell'Angelico (tre Annunciazioni, quattro Giudizi universali, la Pentecoste, l'Ascensione, otto Madonne con il Bambino, tre icone con il volto di Cristo), accanto alla vena narrativa che espresse in piccole tavole con cicli evangelici e storie di santi. Alla luce d'oro - paradisiaca - in cui l'Angelico immerge i suoi personaggi sacri, si contrappone la luce terrena (il verde, il bruno e l'azzurro) che ambienta scene come le Stimmate di san Francesco, il Martirio di san Pietro martire, i Miracoli di san Nicola, soggetti trattati con vena anedottica e popolare.
Nella grande pala dell'Annunciazione che viene da san Giovanni Valdarno (con Storie della Vergine nella predella) lo sguardo corre al volto di Maria, proteso sul lungo collo sottile che ricorda la bellezza delle donne del pittore toscano Amedeo Modigliani. Qui cade ogni confine tra sacro e profano. Tra arte antica e moderna. Il corpo concavo della Vergine si piega, le mani si incrociano sul petto mentre l'angelo va verso di lei, leggero e silenzioso, recandole l'invisibile soffio dello Spirito. Vibrano le sue ali e Maria riceve il saluto di Dio. L'incontro è sospeso nello spazio rinascimentale del piccolo chiostro, in un tempo incerto tra il passato e il futuro, in una dimensione che il Beato Angelico ha saputo trasmettere intatta e vibrante fino a noi.
Beato Angelico. L'alba del Rinascimento
Roma, Musei Capitolini, fino al 5 luglio. Catalogo Skira.
Informazioni: tel.06/0608
www.museicapitolini.org

CAPOLAVORI E CUCINA A CASA DEL CARDINALE

L'arte, la storia, la gastronomia e l'urbanistica sono i quattro ingredienti che fanno di questa mostra, dedicata alla collezione del colto e raffinato cardinale del seicento Giambattista Pallotta - legato pontificio di Papa Sisto V - un appuntamento da non perdere.
Le 60 le tele esposte di grandi maestri come Caravaggio, Guido Reni, Annibale e Ludovico Carracci, Guercino, Domenichino e Mattia Preti ricostruiscono - a partire dagli inventari e sotto la supervisione di Vittorio Sgarbi - i gusti del prelato marchigiano, dal cui castello di Caldarola passavano, nel transito da Loreto a Roma, i grandi personaggi della storia, dalla regina Cristina di Svezia al principe Casimiro di Polonia. Per ammirare le mura del castello e le stanze del Palazzo, la sua quadreria e gustare l'ospitalità e la raffinata cucina di corte. Questi piatti d'autore rivivono oggi per l'occasione nei ristoranti della zona collegati alla mostra. Infine, intorno al castello di Caldarola, posto nel punto più alto dell'abitato, si svolge un complesso urbanistico originale e una rete di fortificazioni romane e medievali che vanno da Croce a Pievefavara e a Vestignano, oltre ai resti del monastero benedettino di Valcimarra e al vicino Parco nazionale dei Monti Sibillini.

Le stanze del cardinale
Caldarola (Macerata), Palazzo dei cardinali Pallotta,
fino al 12 novembre. Catalogo Silvana
Ed. Informazioni: tel. 800/25.55.25
www.lestanzadelcardinale.it

IL RACCONTO DEI VANGELI APOCRIFI

Da oramai cinque anni Illegio, piccolo paesino della Carnia, ospita grandi mostre d'arte religiosa grazie all'intraprendenza del suo parroco, don Alessio Geretti. Mostre splendide sull'iconografia cristiana, da quella su san Floriano (2004) a quella sull'Eucarestia (2005), San Martino (2006), l'Apocalisse (2007) e il Genesi (2008). Quest'anno è la volta dei Vangeli apocrifi, un tema particolare svolto in 80 opere di maestri da Caravaggio a Guercino, da Dürer a Andrea del Sarto, da Andrea Pozzo a Pomponio Amalteo: pittori che traducono in immagini quei racconti sulla vita di Maria e di Gesù che non hanno trovato posto nella Bibbia e nei Vangeli canonici. Racconti che descrivono per esempio la vita di Gioacchino e di Anna o l'infanzia di Maria. Da qui prendono vita capolavori come la celeberrima Madonna col Bambino e sant'Anna di Leonardo, esposta a Illegio in una splendida replica del pittore leonardesco Gian Giacomo de' Caprotti detto il Salaino; o Il riposo durante la fuga in Egitto di Caravaggio, proveniente da Roma. Durante il viaggio una palma si china a dare i suoi frutti a Maria o compare un angelo-guida. A Nazaret san Giuseppe stende i panni ad asciugare, mentre la Madonna e Gesù fanno il bucato; nella sua bottega di Giuseppe giocano gli angeli col Bambino. Grazie alle fonti apocrife l'episodio della morte di san Giuseppe diventa un classico della pittura popolare. E l'immagine di Maria che si addormenta nel sonno della morte diventa l'icona della Dormizione (Dormitio Virginis). Così nell'arte, mentre alcune immagini "apocrife" si perdono, altre si ripetono talmente tanto da conquistarsi un posto quasi "canonico" nell'iconografia cristiana.

Apocrifi. Memorie e leggende oltre i Vangeli
Illegio (Udine), Casa delle Esposizioni,
fino al 4 ottobre. Catalogo Skira.
Informazioni: tel. 0433/44.445
www.illegio.it