Famiglia Cristiana n° 28 - luglio 2009

ALLA PERIFERIA DI ROMA LA MERAVIGLIA DI SANT'ILARIO

LA CHIESA NEL GARAGE

Sotto la guida di don Matrone, operai-parrocchiani ed esperti pittori di icone hanno realizzato questo gioiello.

Roma, raccordo anulare, uscita Casal del Marmo. Siamo in località Palmarola, estrema periferia Nordovest della città. L'appuntamento con don Romano Matrone è a mezzogiorno. Meta: la chiesa parrocchiale di Sant'Ilario, che è stata ricavata dal seminterrato di un garage. Per raggiungerla attraversiamo il quartiere: case a due-tre piani, dignitose e anche carine, tirate su alla spicciolata negli anni '60-70 da immigrati italiani, soprattutto veneti, campani e abruzzesi; e negozi allineati alla rinfusa sul confine con la campagna.
Tra le case un segno religioso ci dice che siamo arrivati. Si scende a piedi una rampa e il garage si rivela un luogo davvero sacro. Più sacro di tante chiese moderne. Icone affrescate alle pareti ci guardano con grandi occhi. Nel silenzio, un fruscio d'acqua corrente da una vasca battesimale scavata a forma di croce nel pavimento. Sette gradini per scendere, sette per risalire. "Come nelle antiche chiese siriane", commenta don Romano, che è appassionato studioso di archeologia cristiana e lingue semitiche.
E prosegue: "Appena arrivato qui, nel 1992, mi sono reso conto che per un vero edificio per il culto avrei dovuto aspettare troppo tempo: i permessi, l'assegnazione del terreno in un quartiere dove tutto è fermo, in attesa di un piano regolatore. Io, però, dovevo vivere da subito il Vangelo, annunciare Cristo nel luogo che mi era stato affidato e dove già celebravo l'Eucarestia. Questo garage, mi dissi, è la mia Chiesa, la mia Sposa, e io la voglio tutta bella".

La casa di Dio e quella dell'uomo

"Così sono partito da zero, da queste mura in cemento che ho trasformato con l'aiuto dei miei parrocchiani-operai che, nel tempo libero, mi hanno dato una mano. Il risultato è qui, sotto gli occhi di tutti. Persone che non frequentavano più la chiesa, soprattutto uomini, ora vengono a Messa la domenica, perché qui si sentono a casa. Inoltre, aver lavorato per abbellire la casa di Dio li ha stimolati a rendere ancora più belle e accoglienti le loro case".
Queste mura comunicano un'atmosfera particolare. A partire dall'utilizzo di materiali adatti a esprimere la presenza del sacro: marmo sul pavimento e sui pilastri; legni pregiati, intagli e inserti d'oro per l'altare, l'ambone e la sede presbiteriale; pitture monocrome di angeli e profeti che si confondono con la venatura dei marmi. E, soprattutto, grandi affreschi alla pareti, ispirati allo stile bizantino, ma con soluzioni iconografiche nuove; vetrate colorate con storie bibliche.
Come nelle primitive comunità cristiane, nella cripta di Sant'Ilario i catecumeni ricevono il battesimo per immersione e poi risalgono verso la mensa della Parola e dell'Eucarestia, passando per la porta di quattro colonne con scritte in ebraico.

Dalle pareti al Vangelo artistico

Rinascono l'arte e la teologia delle icone in questa chiesa nascosta sotto le case. Da queste immagini, realizzate dal pittore di icone Fabio Nones e da altri artisti, si è ricavato un ricco Evangeliario che realizza quello che la Chiesa chiede alla riforma liturgica: rendere prezioso anche artisticamente il Vangelo che va incensato, portato in processione, esposto e venerato con lo stesso culto che si porta alla croce, alle immagini e agli oggetti sacri.
Così, nella chiesa di don Romano, dove è nata anche una scuola di pittura di icone, la parola di Dio si fa visibile nelle immagini che la rendono comprensibile agli occhi dei fedeli. Sull'ambone il Vangelo aperto, il cero pasquale dipinto a mano, il fonte battesimale, il tabernacolo in plexiglas trasparente; l'altare quadrato a forma di mensa, con la reliquia di sant'Ilario di Poitiers; il pavimento a marmi policromi, a indicare il progressivo cammino dell'uomo verso Dio. Per realizzare il paziente intreccio di colori del pavimento, don Romano si è fatto aiutare dalle mamme in attesa.
E i confessionali? "Nell'antica liturgia non esistevano, sono un'invenzione del 1500", risponde don Romano. "Prendendo spunto dal rinnovamento liturgico celebriamo pubblicamente la liturgia penitenziale nei tempi forti dell'anno: dopo l'ascolto della Parola di Dio, i presbiteri si mettono sull'altare o in fondo alla chiesa per la confessione individuale. La cosa più bella, dopo essersi riconciliati con Dio, è riconciliarsi con la comunità: ascolto, sacramento e poi l'abbraccio fraterno. Anche se prima della Messa domenicale c'è sempre a disposizione un presbitero per la confessione individuale, l'ordinaria forma di penitenza è la celebrazione stessa dell'Eucarestia".
A questo punto don Romano Matrone inizia a spiegarci il significato delle innumerevoli storie bibliche ed evangeliche, che scorrono lungo le pareti e ricoprono ogni angolo di muro.
Qui sotto, in questa chiesa-garage, non esiste centimetro quadrato lasciato scoperto, tutto risplende. Il cemento ha preso vita e - come la roccia di un'antica chiesa rupestre - racconta ai parrocchiani di Sant'Ilario una storia d'amore e di alleanza con Dio, in cui ciascuno si sente già coinvolto in prima persona. Chiamato per nome.

L'EVANGELIARIO DI SANT'ILARIO

Dagli affreschi della chiesa sotterranea di Sant'Ilario sono state ricavate le 323 immagini con scene bibliche ed evangeliche che illustrano questo prezioso evangeliario miniato con la versione dei quattro Vangeli nella nuova edizione Cei. Si tratta di un'opera unica e originale che accompagna il testo sacro realizzandone un prezioso commento visivo.
La stampa a colori con sovrimpressioni in oro, gli 89 capolettera miniati, la copertura in pelle con incisioni in oro zecchino, il segnalibro e i cursori per la lettura collocano questo oggetto nella tradizione dei grandi evangeliari antichi, arricchito, però, di contenuti nuovi. Davvero, si potrebbe dire di don Romano Matrone e degli iconografi che con lui si sono misurati nel realizzare queste immagini, quanto dice il Vangelo di quel "padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Matteo 13,52).
Le illustrazioni approntate per ciascuno dei quattro Vangeli manifestano, infatti, soluzioni originali con riferimenti a immagini dell'Antico Testamento, che commentano - svelano, rivelandolo - il testo del Nuovo. Così, la creazione dell'uomo, il sacrificio di Abramo, l'arca di Noè, il sacrificio di Melchisedech, la scala di Giacobbe, la Trinità gettano nuova luce sui passi evangelici.
Alcune scene tratte dall'iconografia bizantina estendono, poi, la comprensione della vita di Gesù, inserendola nel grande solco della tradizione ortodossa, realizzando pienamente l'auspicio di Giovanni Paolo II: che la Chiesa universale torni nuvamente a respirare con i suoi due polmoni, l'Oriente e l'Occidente.
Per questo motivo, oltre che per la sua bellezza intrinseca, l'Evangeliario di Sant'Ilario, stampato in 1.999 copie dalla Ars (Edizione d'Arte di Perugia, numero verde 800.912.567) è già stata apprezzato da numerose autorità ecclesiastiche e prenotato in varie diocesi italiane, oltre che da biblioteche, parrocchie e privati. Un contributo alla celebrazione litugica, ma anche all'estensione dell'arte e della cultura del "bello" cristiano.