Famiglia Cristiana n° 42 - ottobre 2006

INTERVISTA ESCLUSIVA A SUA ECCELLENZA MONS. ANGELO COMASTRI

PIETRO è QUI

"Pietro è qui": un breve frammento in greco segna il luogo della sepoltura del primo Papa. Ed è anche il titolo della grande mostra che si apre a Roma il 12 ottobre.

Immaginiamo un raggio di luce che, dal centro della cupola di San Pietro, precipiti a perpendicolo nelle viscere della Basilica Vaticana e, attraverso l'altare della Confessione, penetri nel cuore dell'antica necropoli romana. Quella luce illuminerà alla fine del suo percorso un punto vuoto, dove sono stati rinvenuti nel 1939 pochi resti del corpo di un uomo.
Quel punto - che è segnato da un muro rosso e da un'edicola risalente al I secolo - è l'ombelico del mondo cristiano. Infatti, sul rosso muro otto lettere (sei visibili) dell'alfabeto greco ci avvisano: PETROS ("Pietro è qui").
Questo frammento di muro, inciso da un anonimo pellegrino, sarà esposto per la prima volta al pubblico nella grande mostra Petros eni. Pietro è qui, che si inaugura il 12 ottobre in Vaticano, nel Braccio di Carlo Magno (a sinistra in fondo al colonnato del Bernini) e che sarà aperta fino all'8 marzo 2007.
"A volte, sostando in silenzio qui nella necropoli, mi sembra di sentire i colpi del martello che inchiodano l'Apostolo e i passi dei primi cristiani che portano il corpo di Pietro per la sepoltura nella nuda terra del colle vaticano". Così esordisce monsignor Angelo Comastri, vicario generale del Papa e presidente della Fabbrica di san Pietro; egli, tra i principali curatori della mostra, è il primo a raccontarla in esclusiva per i lettori di Famiglia Cristiana.

Simone, un uomo fragile
Al centro della mostra c'è lui, Simone di Betsaida, capo di una cooperativa di pescatori della piccola provincia romana di Galilea. Gesù cambiò il suo nome in Kefa (in aramico pietra) e lo mise a capo dei suoi discepoli. Dalle rive del lago di Tiberiade il Papa-pescatore Pietro giungerà fin sulle rive del Tevere, dove subirà il martirio.
Pietro in realtà era un uomo fragile che per ben tre volte tradì il suo Maestro. E che - come ci fa immaginare il film Quo vadis (1951), tratto dall'omonimo romanzo di Henryk Sienkiewicz (1905) - durante la persecuzione fu forse tentato di fuggire da Roma. Ma poi, incontrando in visione quel Gesù che egli amava (Domine, quo vadis?), sentendosi rispondere "Vengo a Roma per essere crocifisso un'altra volta", tornò sui suoi passi e accettò la croce. Ma, per umiltà, volle essere crocifisso a testa in giù, come si vede nella straordinaria tela di Caravaggio che, per la prima volta dal 1610, esce dalla chiesa romana di Santa Maria del Popolo per questa mostra.
Prosegue monsignor Comastri: "Gesù ha scelto come "pietra" della Chiesa un uomo come Pietro, che non assomigliava alla pietra; un uomo fragile, emotivo, impulsivo. Ma con questa scelta è come se avesse voluto dirci: guardate che la garanzia della Chiesa non siete voi, ma io che mi impegno a rendervi pietre vive del mio edificio".
"La basilica di san Pietro è simile a un libro di 2.000 pagine: le pagine sono gli anni che raccontano la storia della Chiesa dal martirio di san Pietro, primo Papa, fino al martirio di Giovanni Paolo II e all'attuale martirio di Benedetto XVI. La Chiesa, non bisogna mai dimenticarlo, è stata sempre perseguitata. Però le persecuzioni la purificano e la ringiovaniscono, rendendo puntualmente vere le parole che Gesù disse a Pietro e che sono scolpite in alto in basilica: "Tu sei Kefa, tu sei pietra e io", lo dovremmo scrivere, questo "io", grande come la cupola, "su questa pietra edificherò la mia Chiesa". Nelle Grotte Vaticane, presso la tomba di san Pietro, sono sepolti i suoi successori: san Leone Magno (440-461), san Gregorio Magno (590-604) servo dei servi di Dio; Bonifacio VIII, che istituì il primo giubileo del 1300; poi Marcello II, Papa per 22 giorni, che aveva in cuore un grande progetto di riforma della Chiesa; davanti alla sua tomba, quella di Giovanni Paolo I, Papa per 33 giorni; poi Innocenzo IX Papa per 59 giorni, Urbano VII Papa per 12 giorni; infine Pio X, il beato Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II".

La mostra Petros eni. Pietro è qui, allestita in occasione dei 500 anni dalla posa della prima pietra della nuova basilica, si divide in cinque sezioni e raccoglie ben 122 reperti e testimonianze. Al centro della prima sala è esposto il grande modello in legno di tiglio realizzato dallo stesso Michelangelo nel 1558-60 e circondato dai ritratti dei Papi che hanno partecipato alla costruzione della nuova basilica. Sono tele dei più grandi artisti dell'epoca: Giulio II di Tiziano Vecellio, Sisto V di Pietro Facchetti, Leone X di Raffaello Sanzio, Paolo III ancora di Tiziano.
"Troverete esposto un autoritratto di Michelangelo ai tempi della Sistina e una sua poesia autografa. Tra i manoscritti, la lettera che Giulio II scrisse nel 1506 al sovrano cattolico inglese Enrico VII per raccontargli la cerimonia della posa della prima pietra della nuova basilica, avvenuta il 18 aprile del 1506".

Due basiliche sulla stessa tomba
Nella seconda sezione i visitatori incontreranno testimonianze sulla primitiva basilica costantiniana, dove fu incoronato Carlo Magno (800) e che vide san Francesco pellegrino presso il Papa Innocenzo III (1206). Quella basilica fu demolita da Giulio II per edificare l'attuale San Pietro. "Un fatto inaudito per la nostra sensibilità moderna", commenta Comastri, "ma che sottolinea come nella costruzione di una nuova basilica (l'antica era pericolante) non ci si volesse allontanare neppure di un centimetro da quel punto preciso che segnava - e ancora oggi segna - il luogo del martirio e della sepoltura di Pietro".
Prosegue monsignor Angelo Comastri: "La terza sezione della mostra vuole invece dare ragione del perché la primitiva basilica di San Pietro sia stata costruita sopra l'antica necropoli romana, addirittura scoperchiandone i tetti e interrandola. Anche qui un gesto "forte", quasi sacrilego per la cultura romana, in cui il culto per i morti era molto sentito. Ma l'imperatore Costantino prese la tomba di san Pietro come punto di livello e tirò con decisione da quel punto sopraelevato una linea orizzontale che interrò tutta la zona cimiteriale, scoperta con gli scavi del 1939. Al centro di questa sezione, naturalmente, il celebre frammento che segna il luogo della sepoltura dell'Apostolo".
La quarta sezione è dominata dall'immagine di Pietro nell'arte: "penitente" nella tela di El Greco (san Diego, California), "prigioniero" in quella di Rembrandt (museo di Gerusalemme), "crocifisso" nel Caravaggio romano.
Nella quinta sezione troviamo manoscritti e reliquie di tre grandi pellegrini-testimoni. Innanzitutto la tunica che san Francesco indossava nel 1224 quando ricevette le stimmate a La Verna e che aveva ricevuto da un mendicante proprio qui a Roma, nel portico dell'antica basilica costantiniana. Poi il manoscritto A di Teresa di Lisieux, nel quale la santa carmelitana racconta il suo pellegrinaggio a Roma del 1887: "Nel cuore della notte sentimmo gridare dal personale della stazione: "Roma! Roma! Roma!". Non era un sogno, ma la realtà!".

Pellegrini ieri e oggi
Infine i sandali di Madre Teresa di Calcutta e la lettera autografa del 7 febbraio 1948 nella quale la suora (beatificata il 19 ottobre 2003) chiede al Papa la dispensa dalla vita conventuale per servire Dio negli ultimi.
Conclude Comastri: "Il messaggio finale della mostra Petros eni sarà dunque: prendiamo i sandali di Madre Teresa, la tunica di san Francesco, l'entusiamo di Teresa di Lisieux e mettiamoci in viaggio per diventare sempre più Chiesa viva, vera, unita alla scuola dei santi".
La nostra visita si è conclusa. Tratteniamo ancora monsignor Comastri su due temi attuali: il cantiere di San Pietro oggi e i pellegrini. "Il cantiere di San Pietro, che nel '500 registrava migliaia di operai con le loro famiglie, conta oggi circa 75 unità di personale. A questi uomini straordinari - quelli di ieri e quelli di oggi - abbiamo voluto dedicare il catalogo della mostra. Ci tengo a sottolinerarlo: sono uomini straordinari, talvolta anche un po' troppo spericolati, come quando li vedo salire sulla cupola fino al parafulmine che sormonta la croce: "San Pietro ci protegge" dicono. A proposito dei pellegrini, spesso all'uscita delle Grotte vaticane chiedo loro il Paese d'origine: "Cile, Argentina, Colombia, Hong Kong, Corea, Cina, India", è la risposta. Sulla tomba di san Pietro si respira l'aria del mondo e l'universalità della Chiesa cattolica: le braccia aperte del colonnato del Bernini.