Famiglia Cristiana n° 43 - ottobre 2010

L'ULTIMA VALLE

Tutti a piedi in Val Codera per la fiera di san Martino, l'1 e 2 novembre. A gustare i prodotti locali, castagne, formaggi, dolci. Ma soprattutto a scoprire e far rivivere il paese e una valle bellissima e incontaminata.

Il video

Val Codera: cotaria, da cota, masso, roccia. Valle dei sassi. Intagliata tra strette pareti di granito che precipitano verso il fondovalle (dove un torrente limpidissimo scende nel lago di Novate Mezzola e poi in quello di Como), la Val Codera è una valle chiusa e i suoi nuclei abitativi - Codera, Bresciadega, San Giorgio - sono ancora oggi raggiungibili solo a piedi per la mancanza di una strada carrozzabile.

Codera rappresenta dunque l'ultima valle incontaminata dell'arco alpino (siamo al confine tra la Valtellina e la Valchiavenna), interessantissima anche dal punto di vista geologico: le sue rocce segnano il punto d'incontro tra la placca africana ed europea e nel suo granito sono stati scoperti cristalli di berillo color acquamarina: pennellate di cielo nella roccia grigia.

Per raggiungere Codera (825 metri di altitudine) occorre superare a piedi un dislivello di circa 500 metri partendo dalle ultime case di Novate Mezzola. Per chi non è abituato la salita a gradini (e gradoni) di roccia può risultare faticosa; ma per chi normalmente frequenta la montagna per turismo o trekking, la fatica è relativa e la soddisfazione grande nel ritrovarsi in un ambiente unico il cui fascino nasce proprio dall'isolamento.

Dopo due ore di cammino, attraverso un paesaggio da Signore degli Anelli giungiamo alla piazza del paese: un prato verde con un albero al centro, su cui si affacciano la chiesa, il campanile, la casa parrocchiale. A destra la locanda Risorgimento, dove si sta svolgendo la festa delle patate locali - i "tartìfui" - che si coltivano qui o in fondovalle: rosse, bianche, di varie forme e pasta, vengono cucinate nei più svariati modi. Alla locanda, tenuta aperta tutto l'anno da Daniele Orso, bellunese, e da sua moglie Simona Jorgu, rumena, ci si può fermare per una notte; oppure proseguire fino a Bresciadega e al rifugio Brasca (1350 metri); o ritornare dal "Tracciolino" (percorribile anche in mountain bike dai più esperti) che scende sul fianco opposto della valle attraverso gallerie e binari che fanno parte delle antiche miniere.

Fino agli anni '30, infatti, la valle era abitata da cavapietra e scalpellini che lavoravano nelle locali cave di granito, utilizzate anche nel dopoguerra per la ricostruzione di Milano e che davano lavoro a 600-700 operai. Negli anni '70, però, è incominciato il declino e oggi, come ci racconta Mariuccia Copes, sindaco di Novate Mezzola, l'attività di estrazione è praticamente limitata alla produzione di pietrisco (ballast) per le rotaie ferroviarie. Mariuccia ricorda i suoi nonni sepolti qui nel piccolo cimitero di Codera e ricorda anche la bella figura di Romilda del Pra - la poetessa di Codera - una donna straordinaria che ha vissuto gli anni terribili della guerra e dei partigiani nascosti qui in montagna insieme con il gruppo scuot delle Aquile randagie, che ancora oggi hanno la loro sede in alcune baite ristrutturate.

Certo, il paese di Codera negli ultimi quarant'anni si è spopolato, la scuola elementare è stata chiusa e così pure la parrocchia (istituita nel 1886), anche se il parroco di Novate, don Ernesto Tocalli, 75 anni, nei mesi estivi sale fin qui per celebrare la Messa. In estate ritornano anche le famiglie per le vacanze e le vie del paese si rianimano di bambini. Un servizio privato di elicotteri trasporta villeggianti e locali e una piccola teleferica permette il trasporto di viveri e merci.

Sono invece pochissimi quelli che rimangono qui tutto l'anno. Devis Pisnoli, 32 anni, che fa il pastore di capre ed è contento del suo lavoro. Giocondo Penone, 53 anni, una vita di lavoro all'estero, oggi è tornato a vivere a Codera. Giocondo e Devis raccontano di Emilio Penone, 93 anni, il mitico "Baffo" che fino a qualche anno fa teneva aperta l'omonima Osteria del Baffo. Suo figlio, Giordano Penone, è presidente dell'Associazione amici della Val Codera fondata insieme a Giocondo e di cui è consigliere Roberto Giardini, 58 anni, medico milanese che appena può viene qui e si occupa del Museo e dell'attività agricola. Poi ci sono Camillo che lavora il legno e vive con la mamma, Celestino, 65 anni, e Roberto Verderio, 50 anni, che ha perso il lavoro ed è ritornato in paese.

Elvezio e Marcella lavorano a Novate Mezzola e ogni fine settimana salgono con il figlio Pietro, cinque anni, per tenere aperta l'Osteria Alpina, che un tempo apparteneva alla nonna di Marcella.
Volti, questi incontrati, che sono una speranza per Codera, un paese fatto di gente solida come la cota, la roccia che dà il nome alla valle. Gente appassionata alla vita di questo paese, che deve continuare.

CASTAGNE IN FESTA
è all'insegna di san Martino e si tratta di una vera e propria festa popolare per Codera. Si potranno infatti gustare i dolci casalinghi autunnali e ammirare i prodotti artigianali della Val Codera e dall'attigua Valle dei Ratti. Sabato 1 novembre si potrà prendere parte alla produzione della "super-marronita", la classica confettura di castagne. Per i bambini si svolgeranno prove di abilità e il gioco del "re castagnone", mentre adatte a tutti sono la visita guidata al Museo della valle e la tombolata vernacolare. Domenica 2 novembre aperitivo al crotto e nel pomeriggio all'Osteria Alpina si torna a giocare a bocce sul campo fatto con la sabbia del fiume Codera. Per concludere, nel pomeriggio merenda con castagne arrosto (mundèe), vin cotto e dolci tipici.