Famiglia Cristiana n° 50 - dicembre 2007

"I classici della spiritualità cristiana"
INTERVISTA CON L'EX PRESIDENTE FRANCESCO COSSIGA

IL "BRINDISI" DI NEWMAN ALLA RETTA COSCIENZA

Il legame con i Padri della chiesa e la separazione tra Stato e Chiesa segnano la modernità del cardinale inglese.

A Francesco Cossiga chiediamo quale aspetto della personalità di Newman lo affascina di più.
"La sua straordinaria modernità legata alla sua fedeltà alla tradizione testimoniata dai grandi Padri della Chiesa".

- Newman ha scritto che "l'obbedienza è il modo di ottenere luce". Eppure l'uomo contemporaneo vive una sorta di dubbio sistematico; quale aiuto può trovare nella figura di Newman?
"L'esempio di un'obbedienza non disgiunta dal "primato della coscienza", purché essa sia "pienamente informata e rettamente formata". Egli scrisse: "Io sono contrario ai brindisi". è noto che nel Regno Unito i pranzi e le cene ufficiali terminano sempre con il brindisi "To the King!" o "To the Queen!"; e, tra cattolici, si aggiungeva : "To the Pope!". Ma, prosegue Newman, "se alle fine di un pranzo mi corresse proprio l'obbligo di farne uno anch'io, e dovessi scegliere tra un brindisi al Papa e uno al primato della coscienza, io lo farei alla coscienza!"".

- Cosa ha significato per la Chiesa cattolica la conversione di Newman dall'anglicanesimo?
"La testimonianza di un grande teologo anglicano, seguace di un altro grande teologo-filosofo anglicano, il vescovo Joseph Butler che, pur appartenendo sinceramente alla Chiesa d'Inghilterra si mantenne fedele alla tradizione cattolica. Egli fu autore di uno splendido libro, L'analogia delle religione naturale, che mi fu donato da Aldo Moro nella traduzione italiana ; un libro del 1736 che ancora oggi gli studiosi cattolici dovrebbero leggere e che afferma attraverso i Padri che l'unica vera Chiesa nella quale "sussiste" la Chiesa fondata da Gesù Cristo è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Con lui, i teologi della Chiesa d'Inghilterra diedero vita al Movimento di Oxford e cominciarono a pubblicare una collana di testi patristici e una sorta di commenti teologici nei così detti Tracts for the time, ovvero "Saggi per i nostri tempi", tutti formalmente anonimi. La condanna di questi testi da parte del vescovo anglicano di Oxford segnò la fine del Movimento e l'inizio del passaggio di Newman e di un gruppo di suoi compagni alla fede cattolica, dopo tre anni di ritiro, studio e preghiera a Littlemore. Newman celebrò l'ultima "eucaristia" anglicana nella chiesa parrocchiale di quel piccolo villaggio, poi depose i paramenti sull'altare e indossò da quel giorno abiti borghesi, fino al suo trasferimento a Roma quale "seminarista" del Collegio di Propaganda Fide. Fu studente per soli tre giorni. La sua presenza era divenuta imbarazzante per i docenti che nulla avevano da insegnargli e tutto avrebbero avuto da imparare, invece, se fosse salito lui in cattedra!".

- Jean Guitton ha scritto che il cardinal Newman ha genialmente anticipato il Concilio Vaticano II. Quali sono state le sue intuizioni in questo senso?
"Quella del ruolo dei laici nella Chiesa e quella della giurisdizione universale dei vescovi. Vorrei qui ricordare che l'altro grande ispiratore del Concilio Vaticano II è stato il beato Antonio Rosmini, che Newman frequentò a Stresa".

- Qual è stato l'insegnamento di Newman nel rapporto tra Stato e Chiesa?
"Newman fu contro il liberalismo in teologia, ma certo fu lui stesso un liberale in politica. Egli fu grande amico del leader cattolico-liberale Lord Acton, storico nell'Università di Cambridge, che gli cedette la direzione del giornale The Rambler, poi soppresso dalla gerarchia. Quando il Concilio Vaticano I proclamò il dogma della infallibilità pontificia, lo statista inglese William Gladstone affermò che la proclamazione dell'infallibilità del Papa come capo di uno Stato estero metteva in serio dubbio la fedeltà dei sudditi cattolici alla Corona, e attaccò direttamente Newman. Egli gli rispose con gentilezza ma fermezza con la famosa "Lettera al Duca di Norfolk", nella quale affermò che le decisioni della Chiesa non riguardavano assolutamente il vincolo dei sudditi cattolici alla Corona, e cioè la fedeltà allo Stato, affermando così la separazione tra lo Stato e la Chiesa".