14 aprile 2024

La maternità negata in piazza Eleonora Duse a Milano

“Dal latte materno veniamo”. Questo il titolo della statua rifiutata dalla commissione mianese. Un nudo purissimo di donna che allatta. Che bella mano questa Vera Omodeo, la scultrice ha evocato un volto di donna bellissimo che sembra uscito dai polpastrelli di Giacomo Manzù. Lo stesso stile, l’epoca è quella. Basterebbe guardare. Una statua di donna che allatta se è brutta non si espone. Una meraviglia così invece chiede solo un ringraziamento ai figli che l’hanno offerta al Comune di Milano e una targa alla memoria di Vera Omodeo che l’ha plasmata. Ma che commissione ha eletto il sindaco Giuseppa Sala? Conoscono l’abc dell’arte? Sanno che dagli anni ’60 si è tornati all’allattamento e ormai tante donne lo fanno in pubblico perché non c’è niente di male o di impudico a nutrire una vita appena nata. E poi è perfetta la cornice di piazza Eleonora Duse per accogliere la scultura in bronzo, una piazza tutta al femminile dedicata a una delle più grandi attrici italiane.

Ma come non fanno a sapere, quelli della commissione di Palazzo Marino, che l’iconografia della Dea Madre o della Dea della Fecondità che allatta ispirò le prime forme di scultura, i fenici, i sumeri, la civiltà nuragica, la civiltà greca e poi romana. Che tenerezza “Diana che allatta Perseo” in un affresco pompeiani conservato al Museo Nazionale di Napoli. Possiamo saltare i tempi cristiani che traboccano di Madonne col Bambino e che per pudore, solo dopo il Duecento, incominciavano ad allattare Gesù a seno scoperto. Possiamo arrivare al Novecento e alle ” Tre età della vita” di Gustav Klimt, certo scandalose nei corpi ma vere e drammatiche, esposte al Museo d’arte moderna di Roma? O al coraggio civile delle donne di “Esodo” dipinte da Amadeo Bocchi nella seconda metà del Novecento, donne che fuggono sui carri come i profughi di oggi, stringendosi al petto il figlio e allattandolo. Il coraggio della maternità in mezzo alla guerra.

A questo punto, forse bisognerebbe, visto che siamo a Milano, alzare la testa e guardare quella Mamma tutta d’Oro che domina e accoglie da secoli dalla guglia più alta del Duomo tutti coloro che arrivano qui nella grande metropoli. Questa è la maternità. Accoglienza. Un seno aperto al bisogno. Un porto sicuro. Vogliamo cancellarlo?
Veramente oscuri sono i percorsi mentali di questa commissione a cui bisognerebbe chiedere di riqualificarsi con un corso di Arte, uno di Puericultura e uno di Pedagogia infantile. Una delle conquiste della moderna pedagogia consiste proprio nell’aver capito il valore dell’allattamento al seno per la crescita psicologica del bambino. Ma soprattutto occorrerebbe un corso di quel buon senso che non manca di certo alle donne di oggi. Infine si informi la commissione che Vera – allieva di Messina, uno dei nostri più grandi scultori – pur essendo consigliata dai medici di non avere figli per una grave forma di nefrite, ha avuto il coraggio di metterne al mondo sei di bambini. Il coraggio della maternità, appunto. Un monumento a una grande donna per una grande Milano. Ignazio la Russa ha proposto di esporre la statua davanti a palazzo Marino. Ma, vista in un montaggio fotografico, è perfetta in piazza Eleonora Duse, è là il suo posto. Con una poesia di Alda Merlini: “Le madri non cercano il Paradiso. Il Paradiso io l’ho conosciuto il giorno che ti ho concepito”.

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