Credere n° 02 - aprile 2013

LA BELLEZZA CI SALVERÀ

Si aprirono i loro occhi

Caravaggio

Michelangelo Merisi
detto il Caravaggio
La cena di Emmaus

1601-1602 olio su tela 139 x 195
Londra, National Gallery

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, è stato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. La sua arte riflette il dramma della sua vita sempre in lotta tra la luce e le tenebre. Nato a Caravaggio il 25 settembre 1571 l’artista morì a Porto Ercole in Toscana il 10 luglio del 1610. Caravaggio ha dipinto due versioni della Cena di Emmaus descritta da san Luca nel capitolo 24 del suo Vangelo. La prima nel 1601 si trova a Londra alla National Gallery, la seconda nel 1606 è a Milano, alla Pinacoteca di Brera. Nella Cena di Londra la stanza in penombra è illuminata da una luce che viene da sinistra e proietta le ombre dei presenti sulla parete di fondo. Sono passati tre giorni da quel venerdì pomeriggio in cui Gesù morì in croce. È domenica sera e i due discepoli sono sorpresi nel vedere che quello sconosciuto viandante che ha camminato con loro da Gerusalemme da Emmaus è lo stesso Gesù che da tre giorni giace nel sepolcro.

L’OSTE
È l’unico personaggio in piedi e si ferma incuriosito davanti a quel misterioso viandante che ha appena rivelato la sua identità. L’oste guarda a Gesù con simpatia e curiosità ma non sembra coinvolto più di tanto in ciò che sta accadendo: il suo compito è di servire ed essere gentile con tutti. Eppure qualcosa lo attrae, il suo sguardo abituato a giudicare i suoi avventori è sospeso e rivela una domanda inespressa: chi sarà mai costui?

CLEOFA
Il discepolo di sinistra sfonda il piano prospettico del quadro con il gomito teso su cui la luce batte mettendo in evidenza, sotto la sdrucitura della manica, il bianco della camicia. Egli fa leva sui braccioli di una tipica sedia stile savonarola e vorrebbe scattare in piedi, ritrarsi come davanti a un fantasma ma riesce a contenere l’emozione e la paura, attratto dalla mano tesa di Gesù che benedicendo il pane si rivela.

LA TOVAGLIA
Sul suo candore spicca un cesto di frutta che ricorda la famosa Canestra di frutta dipinta da Caravaggio nel 1597 che si trova a Milano all’Ambrosiana. La canestra è in bilico sul bordo e potrebbe rovesciarsi da un momento all’altro. La luce si riflette sugli oggetti appoggiati sulla tavola apparecchiata; la brocca dell’acqua, il pane e il vino, il pollo cotto allo spiedo. Ognuno di questi elementi parla di morte e resurrezione, rivelandoci come tutta la realtà per un artista abbiamo sempre un valore simbolico.

L’ALTRO DISCEPOLO
Seduto a destra, indossa sopra una camicia bianca dalle larghe maniche, un giubbotto di pelle su cui è appuntata la conchiglia dei pellegrini che venivano da Santiago di Compostella. Egli allarga le braccia e le sue mani portano lo spettatore dentro il quadro a interrogare Gesù. è un uomo semplice, forse un pescatore e con un gesto esprime tutto il suo stupore: è inaudito che un morto torni tra i vivi! Umanissimo il dettaglio del tovagliolo annodato dalle sue mani impazienti e che esprime tutta la sua tensione emotiva.

IL RISORTO
Tutto il dipinto converge sull’immagine di Gesù giovanile e imberbe. La luce da sinistra gli illumina a metà l’ovale del volto mentre alle sue spalle precipita la sera con le sue ombre inquiete. Gesù esce dal buio del sepolcro in cui la poca fede degli uomini lo ha seppellito. Anche la fede dei due discepoli è venuta meno e Gesù risorto la rinnova. In Lui la vita ha combattuto e vinto la morte. Gesù non è un fantasma, mangia e beve sotto gli occhi dei discepoli. Il suo manto chiaro spiegazzato dal viaggio e la sua veste color porpora ricordano i colori dell’Agnello di Dio: il bianco e il rosso.