Credere n° 01- aprile 2013

VENNE GESÙ IN MEZZO A LORO E DISSE: «PACE A VOI!»

SGUARDO CHE PENETRA I CUORI

Duccio da Boninsegna

Duccio da Boninsegna
L’apparizione a tavola

Tempera su tavola, 39,5 x 51,5 cm
particolare, La Maestà (1308-1311).
Siena, Museo dell'Opera del Duomo

Tutti gli sguardi sono tesi su di Lui. Tutte le palme delle mani sono alzate verso di Lui come a respingere un fantasma che entra nella stanza a porte chiuse e inquieta i commensali. È la sera del giorno dopo il sabato. Gesù è risorto ma solo alcune donne lo hanno visto. È la prima domenica della nuova nascente comunità cristiana. I discepoli si ricordano quanto Gesù aveva promesso nella sua ultima cena: “Un poco e non mi vedrete. Un altro poco e mi vedrete di nuovo”. E si fa riconoscere aprendo le mani e mostrando le ferite dei chiodi. Non abbiate paura: sono io! Gli sguardi ancora increduli sembrano dire: ma sei proprio Tu? Lo sguardo di Gesù, severo e triste, incontra per primo lo sguardo di Giovanni, il discepolo prediletto. Attraverso lo sguardo Gesù trapassa, penetra, apre le porte dei cuori. I discepoli si comportano come un solo uomo: un solo cuore, un solo sguardo, un solo gesto. La tovaglia è come una strada di luce che Gesù percorre fino a Pietro, l’ultimo in fondo a sinistra, vestito di verde. Attraverso il pane, il vino e il pesce Gesù si comunica ai suoi discepoli: “Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue”. Gesù si fa presenza concretissima nei segni-sacramenti sulla tavola-altare.

IL RISORTO
Gesù in piedi muove un passo verso i discepoli: il piede sinistro ancora sulla strada, il destro sulla soglia d’ingresso della casa. La veste rossa indica la sua natura divina nascosta nel blu del manto che indica la sua umanità (“ti sei rivestito di carne mortale”); le sottolineature d’oro sul manto e la veste indicano la presenza dello Spirito Santo che da Lui irraggia e si riflette sulle tuniche dei discepoli.

LA MENSA-ALTARE
La tavola è ordinatamente apparecchiata con pane, vino, pesce arrostito, coltelli, piatti e bicchieri. In particolare i pani e i pesci ricordano la miracolosa moltiplicazione fatta da Gesù. Per i primi cristiani il simbolo del pesce era riferito a Gesù: l’acrostico delle lettere greche che lo compongono (ICTYS) è: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.

PIETRO
La forma della barba e dei capelli corti e bianchi, l’espressione del volto e la posizione a capo tavola non lasciano dubbi sulla sua identità: è Pietro, il capo della cooperativa di pescatori diventato capo degli apostoli, irruento e focoso, incoerente ma innamorato di Cristo.

GIOVANNI
Il discepolo più giovane, senza barba, quello che nell’Ultima Cena posava il capo sul petto di Gesù, anche qui è nella posizione più favorita, davanti al Risorto è il primo a riconoscerlo. Pietro in verde, all’altro capo del tavolo, forse lo guarda con un’invidia umanamente comprensibile.

LA STANZA CHIUSA
La stanza divisa in arcate con un gioco di pieni e vuoti rivela uno spazio architettonico virtuale. La prospettiva di Duccio è ancora medioevale, simbolica e non reale come avverrà poi nel rinascimento. La cena è rappresentata davanti al locale ma avviene al suo interno. L’autore evita anche di mettere l’aureola alla fila ai discepoli in primo piano per evitare di nascondere gli oggetti sul tavolo.

Biografia dell'autore
Duccio da Boninsegna è nato intorno al 1255 e morirà intorno al 1318, lasciando la moglie Taviana e sette figli, di cui due pittori. Vive e lavora a Siena. Il suo stile è bizantino ma influenzato dall’umanesimo di Giotto. Realizza tavole in cui il soggetto principale è la Madonna in trono con il Bambino. Il suo capolavoro è la grande Maestà (412 x 214 cm) per l’altare del Duomo: intorno a Maria 33 storie evangeliche sul fronte e sul retro tra cui quella di questa pagina.